Corriere della Sera - La Lettura
L’ITALIANO È FASCISTA E NON LO SA
Molti protestarono quando Renzo De Felice parlò del vasto consenso di cui godeva il fascismo negli anni Trenta. Oggi invece, morto Mussolini e instaurata la democrazia da decenni, in un’Italia del tutto diversa, capita che ci si chieda Ma perché siamo ancora fascisti?, come recita il titolo di un libro di Francesco Filippi (Bollati Boringhieri, pp. 255, € 12). Tuttavia De Felice resta nel mirino, visto che l’autore del suddetto saggio gli addebita la tesi che al fascismo «sul tema razziale l’impulso determinante sia venuto dalla Germania», mentre in realtà il biografo del Duce scrive che le leggi antisemite furono «un atto di volontà», una «scelta» del dittatore italiano ed «è da escludere che sulla decisione i tedeschi abbiano influito con una richiesta esplicita».
Comunque Filippi pone due questioni fondate. La prima è che l’opinione pubblica sa poco di storia e spesso la vede in modo distorto: va aggiunto però che se a destra è purtroppo diffusa un’immagine edulcorata del fascismo, a sinistra ne permane una analoga del comunismo. Il secondo punto è la notevole e allarmante sensibilità degli italiani alle sirene del populismo xenofobo, che però non pare si possa far derivare da una mancata «resa dei conti» con il fascismo, visto che quel tipo di destra prospera anche nei Paesi anglosassoni e scandinavi, dove regimi totalitari non se ne sono mai visti.