Corriere della Sera - La Lettura
In contromano nell’universo delle figure prese di spalle
Come una galleria di carta Nella stagione in cui si sperimentano nuovi approcci all’arte, «la Lettura» si addentra fra i titoli che la raccontano. A cominciare dall’exploit non accademico di Eleonora Marangoni
Nella stagione anomala che stiamo attraversando è possibile accostarsi all’arte in tanti modi: adottando ritualità diverse rispetto a quelle del passato. «La Lettura» vi invita a compiere una piccola passeggiata tra le stanze di una sorta di museo di carta, alle cui pareti sono «esposte» storie-immagini: ogni sala è occupata da un libro che, a sua volta, ci consegna narrazioni spesso sorprendenti e suggerisce traiettorie originarie per scoprire aspetti ancora poco esplorati della storia dell’arte.
Nella prima sala della nostra Kunsthalle impossibile ecco Viceversa. Il mondo
visto di spalle di Eleonora Marangoni, libro eccentrico nel quale l’autrice salda in modo efficace investigazione archivistica e i ncli nazione narrati va: f a af f i orare un’ossessione iconografica che torna in diverse fasi della storia dell’arte e mira a restituire gli esiti delle sue ricerche con una scrittura d’impronta letteraria, lontana dl filologismo impersonale oggi imperante nel sistema accademico.
Marangoni cataloga e analizza tante figure ritratte di spalle in dipinti e fotografie, in film e videoinstallazioni, in fumetti e romanzi, proponendo anche associazioni e accostamenti poco prevedibili (ad esempio, Watteau-Ghirri). Un originale
Leitmotiv: dalla Flora romana di Stabia agli affreschi trecenteschi, dagli esercizi minuti dei fiamminghi a molte visioni ottocentesche, fino ad alcune scandalose «riscritture» del XX secolo. Tra i momenti più intensi di questa flânerie, le riprese sensuali di Hopper, le rappresentazioni seduttive di Gnoli, le solitarie melanconie di Ghirri. Viene delineata così una specie di anti-fisiognomica, costellata di artisti non contigui, i quali, a differenza dei protagonisti della cosiddetta linea umanistica e introspettiva dell’arte occidentale, non sondano i moti dell’animo muovendo dai lineamenti dei volti, ma condividono la necessità di affidarsi a uno sguardo strabico. Non mettono in scena facce né lineamenti. Sperimentano prospettive laterali e inquadrature quasi crudeli, spingendoci a guardare il mondo da punti di vista deviati. Colgono i loro «attori» di schiena. Sibille moderne. Non parlano: evocano. All’apparenza, si danno a noi in evidenza. In realtà, abitano i territori del mistero.
Interrogare la potenza dell’invisibile: questo significa confrontarsi con queste erme. Che ci ignorano e, insieme, insinuano in noi domande senza risposte. «Ci inchiodano e ci lasciano liberi. Ci nascondono qualcosa, eppure ci permettono di spiare parti di loro su cui non hanno il controllo. Non possono vederci né tantomeno vedersi, hanno bisogno di noi e di noi se ne infischiano». Laconici ma espressivi, i personaggi di spalle ammantano enigmi. Ci spingono a compiere sforzi di fantasia. Dobbiamo «argomentare al posto loro, il più delle vote a intuito, senza un piano preciso, semplicemente grazie a quello che, osservandole, di sembra di sapere o di dover scoprire».