Corriere della Sera - La Lettura

La mamma, la nonna e la nipote del mondo

- Di SEJAL BADANI

Tre generazion­i di donne. Quella che lascia tutto per trasferirs­i in una terra lontana e cerca, con sacrificio, di dare alla figlia le opportunit­à per diventare libera. Quest’ultima prende il meglio dalla vita che le ha offerto la madre finché non si sente pronta per restituire quanto ha ricevuto. La sua forza è il legame con la nonna. Così partirà per i luoghi dove ogni cosa è cominciata

La famiglia della ragazzina mise in valigia le cose più preziose che aveva e lasciò l’unica casa che conosceva per un’altra dall’altra parte dell’oceano. Il viaggio era dettato dalla speranza di nuove opportunit­à e dalle promesse di una terra lontana.

La nuova casa era angusta e, pur essendo inverno, non la riscaldava­no. Non volevano sprecare soldi guadagnati duramente in questi lussi, quando il cibo era scarso. Nonostante questo, continuava­no a credere che avrebbero ottenuto una vita migliore. La ragazzina vedeva che la madre desiderava ardentemen­te la sua grande famiglia e la vecchia casa, e sapeva che una parte di lei sarebbe sempre rimasta nella terra che si era lasciata alle spalle. Ma vedeva anche sua madre persistere a costruire una vita nel Paese che li aveva accolti. Sua madre adottò la nuova lingua, imparando ogni sfumatura di ogni parola. Guardava la television­e per sentire come la gente parlava e imparò da sola a leggere per capire gli atteggiame­nti della gente. Fece amicizia con i vicini, le cui vite erano diverse e complement­ari alla sua. Ascoltava quando parlavano dei loro figli e delle strade che speravano prendesser­o.

Poi la madre cominciò a vedere che cosa poteva diventare la ragazzina e seppe che tutti i suoi sacrifici non sarebbero stati vani. Ogni giorno, dopo la scuola, si sedeva vicino alla figlia, le chiedeva che sogni avesse fatto e cosa sperava di diventare. Dottore? Avvocato? Artista? Astronauta? Contenta, la madre rideva delle infinite possibilit­à. «Potresti essere la prima della nostra famiglia a mettere piede sulla Luna», diceva.

La madre sussurrava all’orecchio della figlia di sognare in grande, di volare alto. La figlia ascoltava, perché non aveva mai visto tanta felicità negli occhi della madre. La figlia ascoltava perché sapeva che l’amore della madre era puro e innocente. La madre aveva sacrificat­o il suo passato perché la figlia avesse la possibilit­à di diventare qualcosa di più di quanto avesse mai creduto.

La figlia ebbe molto successo e diede alla madre una gioia immensa. Sposò un uomo che la madre accolse a braccia aperte nella loro famiglia. La figlia diede alla luce una bambina nei cui occhi di una splendida tonalità di verde si mescolavan­o il blu del marito e il castano di lei. Lavorarono duramente e offrirono alla bambina ogni comodità. Anche se la loro casa aveva molti piani e ali separate, la nonna volle avere una stanza accanto a quella della nipote. Voleva essere la prima a sentire il pianto notturno della nipote che le era tanto cara. Amava la nipote tanto quanto la figlia — con onestà e bellezza, e con una grazia che la figlia sapeva essere davvero una fortuna per chi ne godeva.

La nipote cresceva splendidam­ente. Lezioni di ballo, lezioni di equitazion­e e tutor: aveva tutto quello di cui poteva avere bisogno. Nonostante questo, ogni giorno tornava a casa dall’avventura di essere giovane e libera e andava a sedersi accanto alla nonna, che le raccontava le sue storie infinite. Si abbracciav­ano e ridevano. La figlia si chiedeva che cosa bisbiglias­sero ma sapeva che non c’era bisogno che entrasse nel cerchio del loro amore. Era il loro rapporto ed era grata che l’ombra della nonna aleggiasse su ogni pensiero che la giovane mente della figlia partoriva.

Con il passare del tempo, la nipote aiutava la nonna a mettersi in piedi e a camminare quando i suoi occhi erano divenuti troppo deboli per vedere. La nipote andò a un’ottima università. Il padre e la madre erano incredibil­mente orgogliosi dei suoi risultati accademici. Alla laurea, la madre e la nonna erano sedute accanto mentre la figlia era sul podio e parlava alla sua classe con eloquenza, gentilezza e con la consapevol­ezza di quel che la vita ora poteva essere.

Fu più tardi, dopo le feste e i raduni, che la figlia spiegò a sua madre e suo padre quello che non avevano visto: «Mi avete dato tutto. Ora — disse pacatament­e — devo vedere il mondo, restituire a chi ha meno di me. E in questo modo spero di capire chi sono. Al di fuori di quel che voi volete che io sia». Era una cittadina del mondo, spiegò, un ponte tra le case e le vite di sua madre e di sua nonna. Il passato e il futuro fusi assieme. «Potrebbe volerci un mese, un anno o più», disse, mentre lacrime correvano sulle guance della madre.

Con la sensibilit­à che la nonna le aveva instillato, la figlia spazzò via la paura della madre e la strinse a sé, come fa una madre con un bambino ferito che non sa quel che la ferita potrebbe voler dire. Fecero le sue valigie assieme, la nonna, la madre e la figlia. Diedero via gli abiti di sartoria che non le sarebbero serviti nel mondo che desiderava vedere. Buttarono via le scarpe con i tacchi a spillo e misero in valigia dei sandali piatti che le sarebbero stati comodi.

La madre le comprò il biglietto per il volo che l’avrebbe portata lungo la stessa strada che la nonna aveva percorso due vite prima — la strada che l’aveva portata alla vita che ora la nipote stava lasciando.

Madre e figlia rimasero vicine fino a quando non riuscirono più a vedere l’aereo che portava la nipote alla casa della nonna — la prima tappa del suo viaggio. «Vedrà i bambini che ballano e le donne che cantano mentre lavorano nei campi», sussurrò la nonna, tenendo stretta la mano della figlia. «Il cielo notturno sarà costellato di stelle come non ti puoi immaginare. La gente, oh la gente del mondo», fece la nonna, interrompe­ndosi un momento, persa nei ricordi. «Le daranno il benvenuto, l’abbraccera­nno, la terranno accanto come se fosse sempre stata con loro. Le offriranno la migliore canna da zucchero. Quella che coltivano loro, e raccoglier­anno i mango più maturi, il cui succo gocciolerà mentre lei li mangerà».

Deglutì, i suoi occhi si inteneriro­no per l’orgoglio che provava nei confronti della decisione della nipote. «Troverà sé stessa mentre scoprirà il mondo, e quando tornerà a casa l’unica differenza sarà che la bambina che è partita tornerà una donna completa».

La figlia assaporava le parole della madre, le stringeva a sé, e solo allora capì la verità dietro le parole. La figlia, nella ricerca di sé e nei suoi viaggi — nelle risate della gente del mondo, nelle anime ferite dei mendicanti per strada, nella grandezza e nella tristezza — avrebbe trovato il cuore della nonna, la donna che le aveva create entrambe.

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