Corriere della Sera - La Lettura
Dalla giungla l’apocalisse viene a cercarti
C’è un evento storico di enorme tragicità alla base e come fil rouge di La congregazione di Alessandro Perissinotto. Una vicenda accaduta in Guyana, dove la comunità religiosa del Tempio del Popolo — fondata a Indianapolis a metà anni Cinquanta dal reverendo James Warren Jones, un predicatore che andava mescolando suggestioni marxiste e cristiane nel segno del millenarismo, conoscendo poi un rapido sviluppo soprattutto in California — si era rifugiata nel 1977 per sottrarsi a una serie di inchieste da parte dell’Fbi in seguito ad accuse di abusi sessuali, ricorsi a droghe, reati finanziari.
Una sorta di nuova Terra Promessa, quella di Jonestown, in realtà una quotidianità di lavoro quasi schiavistico dei fedeli nelle piantagioni, con punizioni crudeli per chi «peccava» anche di sola disobbedienza o pigrizia nel lavoro, sotto un continuo bombardamento da altoparlanti di frasi d’un capo sempre più sfrenato sessualmente e paranoico.
Ne nacque l’inchiesta del deputato democratico Leo Ryan, massacrato il 18 novembre 1978 coi membri della delegazione, mentre Jones dava il via al «suicidio rivoluzionario» collettivo dei suoi fedeli, in fila ad attingere dai bidoni «un banalissimo e maledettissimo succo d’arancia» al cianuro, sopprimendo chi si rifiutasse di bere. Novecentonove i cadaveri che verranno rinvenuti; pochi i sopravvissuti, tra i quali appunto, nella finzione narrativa, Elizabeth, la protagonista.
Una Elizabeth quasi cinquantenne, ex ballerina di lap dance, che torna nella casa ereditata da zia Rose nella montana Frisco, in Colorado, in libertà vigilata per una condanna per guida in stato di ebbrezza, controllata da una cavigliera elettronica in grado di rilevare persino i gradi emotivi di una persona, entro una sperimentazione giudiziaria, trovando lavoro presso il distributore di benzina della cittadina, dove però del tutto casualmente viene riconosciuta da una losca figura di quel passato dimenticato di quarant’anni prima ma che lei, allora bambina, non riconosce.
Il riconoscimento comporta un’oscura minaccia. Si accorge dapprima d’una visita misteriosa in casa, quindi d’una seconda visita che mette tutto a soqquadro, evidentemente alla ricerca di qualcosa di misterioso, non mancando nulla. È dunque qualcuno che voleva riportarla a «una vita che aveva tenuto nascosta a chiunque, perché di tutti i ricordi sonori del giorno in cui sua madre era morta, il più nitido consisteva in una raccomandazione: figlia mia, se mai andrai via di qui,