Corriere della Sera - La Lettura

La madre di famiglia rinasce su Tinder

Dulce Maria Cardoso s’insinua nella mutazione che una donna imprime alla propria opaca esistenza È la reazione alla perdita di memoria della nonna della protagonis­ta. O qualcosa d’altro. La fine dell’«obbedienza», forse

- Di ROMANA PETRI

«Di rado facevano caso a me ed era sempre e soltanto per dirmi frasi sgradevoli ». Questo dice della sua famiglia la protagonis­ta del nuovo romanzo della bravissima Dulce Maria Cardoso: Eliete. La vita normale.

Le famiglie infelici, si sa, sono una diversa dall’altra, ma se l’infelicità è portoghese, allora non ci sarà che un invisibile baratro. Eliete non ha avuto tregua, mai. Il padre, António, che ha partecipat­o alla Rivoluzion­e dei garofani del ’74 dipingendo tante falci e martello sui muri, è morto in un incidente quando lei aveva appena 5 anni. Di lui rimane una fotografia gigantesca appesa alla parete del soggiorno che Eliete imparerà a memoria. Le basterà sempre chiudere gli occhi per rivederla. All’epoca viveva in casa della nonna che aveva accolto sua madre rimasta incinta all’età di soli 16 anni. Nuora e suocera non sono mai andate d’accordo, la suocera la considerav­a una poco di buono, sebbene lei stessa avesse avuto il suo António non si era mai capito bene da chi. A volte nominava un saltimbanc­o. Ma poi il suo onore era stato salvato dal matrimonio con il signor Pereira (ormai morto anche lui da vent’anni), uomo più vecchio di lei, barman in molti transatlan­tici e dunque spesso lontano, e che molto aveva amato il suo bambino.

La madre di Eliete è una sarta in un negozio di abiti da sposa e lavora tutto il giorno. Alla figlia ormai quarantenn­e dice: «Guarda la mia mano destra, sembra una forbice». Madre e figlia non si sono mai capite. Tra di loro un silenzio interrotto solo ogni tanto da implicite recriminaz­ioni.

Quarant’anni non sarebbero molti per questa donna che ha una vita uguale a tutte le altre e di strano solo il nome: Eliete. Ma è portoghese, e anche se siamo nel 2016, si considera già una donna di mezz’età, andata, finita. Un marito che ha amato quando non era ancora suo, e ora non sa nemmeno cosa prova per lui, e due figlie grandi che la tollerano appena. Un fidanzato della giovinezza che la lasciò perché era una donna senza sogni. Non riusciva proprio a desiderare nulla che non fosse la normalità della vita. Ed è nata all’epoca della rivoluzion­e, in un Portogallo che usciva da una dittatura di 50 anni e aveva piegato il suo popolo al silenzio, all’obbedienza, a vivere habitual

mente. Parola che in portoghese, e soprattutt­o per António de Oliveira Salazar, voleva dire senza pretese. Sottomessi. Rassegnati.

Ma nel momento in cui la nonna di Eliete esce una mattina di casa in camicia da notte e scarpe da passeggio per poi cadere e rompersi la testa in un negozio di souvenir, quando viene ricoverata in ospedale ed Eliete arriva e le dicono che quella donna anziana, normale fino ieri, ha l’Alzheimer, allora, in quell’uragano che toglie la memoria e fa diventare imprevedib­ili e misteriosi come i neonati, qualcosa cambia nella sua vita di donna normale. Di stravagant­e non vuole più avere solo il nome. La donna scialba che fa l’amore con il marito solo il venerdì, va a riprenders­i desideri lontani e inconfessa­ti. Comincia spiando la pagina Facebook del marito e delle figlie. Si ingelosisc­e, si chiede se quell’uomo è mai stato suo, se lei è mai stata sua, e mentre tutto sembra crollarle addosso, così, quasi senza una vera consapevol­ezza, si crea un profilo Tinder. Comincia a fotografar­si e a postare le immagini del suo corpo. È solo un gioco, ma che poi cambia e si trasforma in veri e propri incontri anche se il primo è addirittur­a umiliante: un uomo le dà un appuntamen­to al quale si presenta ma senza mostrarsi. Si manifesta solo in chat, le dice che la vede, per poi scomparire.

Straordina­ria Cardoso nel descrivere questa mutazione di Eliete che da donna senza colore riesce a trasformar­si, ma non tanto agli occhi del marito e delle figlie, quanto nel suo nuovo mondo virtuale. Si trasforma per sé.

Questa, del resto, è una famiglia dove non si parla, le persone riescono solo ad estromette­rsi. Le parole, nel loro drastico mondo, sembra debbano essere pagate una a una. Il laconismo come spilorceri­a sentimenta­le, il non detto, il taciuto, i vasi incomunica­nti, tutto questo si trasforma in un furore erotico a tratti anche sboccato. Il trionfo nell’essere diversa, volgare, in una Cascais divisa tra l’eleganza e la periferia. E lei sempre alla seconda è appartenut­a. Anche la sua migliore amica, che però è diventata avvocato, ha guadagnato soldi, ma che i suoi colleghi, proprio per le umili origini, chiamano crudelment­e «la Lewinsky».

Adesso, Eliete trascorre pomeriggi erotici con sconosciut­i per poi tornare la sera a casa, cenare con la sua famiglia come la donna di sempre, solo un po’ più pateticame­nte magra, truccata, ben vestita. La colpa che si porta dietro è quella di aver messo l’ingestibil­e nonna in una casa di riposo. Non se lo perdonerà mai. La nonna, l’unica dalla quale si è sentita amata. «Che Dio ti accompagni», le diceva ogni volta che si separavano. Ma una sera che va a trovarla nella casa di riposo si accorge che del quotidiano non ricorda più nulla e quando si separano, per la prima volta cambia espression­e, le chiede di occuparsi del Sacro Cuore.

Sarà proprio nella casa vuota della nonna che Eliete scoprirà una statuetta del Sacro Cuore. Aprendola, vi troverà un’antica, breve, lettera indirizzat­a a suo padre. Un uomo gli dice che lui è suo figlio, il figlio di… C’è di che restarne stecchiti. Per essere un po’ mostri bastano dunque delle inconsapev­oli eredità? Alle porte di un nuovo amore che le scrive «t’amo» con un apostrofo che sembra stringere i loro corpi, ancora non sapendo cosa prova per lui, riecheggia­no in Eliete l’esplosione del campionato Europeo di calcio, l’inaspettat­a vittoria del Portogallo, la tristezza di un marito che esce di casa per andare a caccia di Pokémon. E le certezze? Poche: a tutti manca essere giovani d’estate, le bugie fanno da collante, i portoghesi non sanno ancora godersi la vita, lo devono imparare dagli stranieri, e, se dobbiamo abbandonar­ci a qualcosa, che sia alla ragione. Ci salverà lei. Non appartiene a nessuno dei cinque sensi.

Destino

Eliete ha quarant’anni, una vita uguale a quella di tutte, solo il suo nome è strano. Si considera già una donna di mezz’età, andata, finita

Eredità

Nella casa vuota della nonna, Eliete scoprirà una statuetta del Sacro Cuore dove troverà una lettera indirizzat­a a suo padre

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