Corriere della Sera - La Lettura
Papà è un prete cattolico perciò mi ha assolta
Memoir Sommergibilista della Marina americana, ateo, poi pastore luterano sposato, convertito alla Chiesa di Roma che lo ha dispensato dal celibato, conservatore e tradizionalista, dice la messa in latino: è il padre della poetessa Patricia Lockwood che ha raccontato sé stessa, compreso uno stupro subito a 19 anni, e la propria speciale famiglia. «So che non lo leggerà mai, ma è ok»
Figlia di un pastore protestante divenuto prete cattolico con dispensa dal celibato, è cresciuta nelle parrocchie del Midwest americano con le due sorelle, i due fratelli, la mamma e il papà. A 38 anni, Patricia Lockwood è una poetessa e scrittrice di successo. Nel 2013 ha scosso l’America con la poesia Rape Joke su uno stupro subito quando aveva 19 anni. Nel 2017 le sue memorie di vita familiare sono entrate nei dieci libri dell’anno del «New York Times». Nel 2019 lo stesso «Times» ha incluso il libro nei 50 migliori memoir degli ultimi 50 anni. Priestdaddy esce ora in Italia per Mondadori con il titolo originale inglese, letteralmente «prete-papà», e il sottotitolo Mio papà, il sacerdote.
«La Lettura» ha raggiunto telefonicamente l’autrice negli Usa, nella sua casa di Savannah, Georgia.
L’edizione italiana di «Priestdaddy» mette in quarta di copertina una sua foto da bambina, in occasione della Prima Comunione, accanto al padre in clergyman, l’immagine che pubblichiamo in questa pagina. È proprio vera la storia che racconta?
«I fatti nel libro sono veri. Oggi c’è più attenzione alla veridicità di un memoir. Lo standard è più alto. Ho fatto ricerche su dettagli che non ricordavo».
Sono veri anche i passaggi più crudi, come suo padre che si precipita ad assolverla dai suoi peccati dopo che lei gli ha raccontato dello stupro subìto?
«Molti hanno pensato che io abbia inventato certi brutti dialoghi con i miei genitori. Ma è tutto vero».
Come hanno reagito i suoi familiari?
«Mia sorella maggiore, cattolica tradizionalista, non ha voluto leggere il libro. I fratelli e l’altra sorella mi hanno molto sostenuta. Mamma ha ascoltato l’audiolibro. Ha sentito la figlia parlarle per dieci ore. Il sogno di ogni mamma!».
E il papà?
«Non lo leggerà mai. Però pensa che qualsiasi cosa buona dei figli sia merito suo ed è molto orgoglioso. Gli fa particolarmente piacere che abbia vinto nel 2018 il Thurber Prize for American Humor. Mi ha sempre detto che io sono una persona poco divertente. Pensa di essere lui quello divertente in famiglia. Ma dopo il premio è cambiato, ha cominciato a ridere di ciò che dico!».
Lo descrive come un tipo bizzarro. Sempre in mutande per casa. Appassionato di chitarre rock. Militarista. Mariologo sessista che chiama le femministe «femminazi». Non l’ha messo nei guai con l’autorità ecclesiastica?
«Per mio padre il libro è ok perché ognuno è responsabile di sé. Trovo molto generoso il suo atteggiamento, gliene sono davvero grata. Mi ha solo chiesto di fare cambiare un pezzo della presentazione su Amazon. Temeva che il riferimento a un personaggio, un seminarista, potesse dispiacere al vescovo».
Suo padre ha accettato che lei si sia servita della vostra storia per avere successo.
«Era la mia unica risorsa per farmi largo nella vita. Non ho fatto l’università. Con le poesie non si guadagna molto».
Lei scrive di un cattolicesimo molto speciale.
«Mostro la prospettiva conservatrice. Si potrebbe pensare che mio padre in quanto sposato sia un liberal, un progressista. Niente affatto. È un conservatore tradizionalista. Il movimento anti-Concilio Vaticano II è cresciuto durante il pontificato di Benedetto XVI e ancora più dopo le sue dimissioni. Sono aumentate le donne che si mettono il velo per la messa. Mio papà adesso celebra spesso in latino».
I tradizionalisti non sono tutto il cattolicesimo americano.
«In America ci sono tante culture cattoliche diverse. Tanti cul-de-sac. Non abbiamo visto arrivare il movimento tradizionalista. Ora il cattolicesimo di destra esiste. E sostiene Trump».
Con il libro si è assunta una responsabilità.
«Ho cominciato a scrivere per bisogno economico ma non ho avuto dubbi che questioni come il sessismo nella Chiesa, e gli stessi abusi sessuali, rientrassero nell’ambito di cui avrei dovuto occuparmi. Come scrittrice e femminista che conosce le cose dall’interno mi assumo la responsabilità di una chiara posizione critica».
Nonostante tutto, lei sembra riconciliata con i suoi genitori.
«Mi sono resa conto che nella scrittura riuscivo a essere più generosa verso i miei genitori di quanto non mi sentissi in realtà».
Con questo libro è passata dalla poesia alla prosa.
«Negli ultimi anni ho scritto meno poesia. Difficilmente scriverò ancora un memoir. Invece sto per pubblicare il mio primo romanzo, No One Is Talking About This («Nessuno ne parla»). Sono contenta che nel 2021 uscirà in Italia, per la stessa casa editrice. Del resto la versione italiana di Priestdaddy è la prima all’estero.
Ci ho scherzato su con gli amici, forse stavolta riesco a farmi scomunicare!».
Ecco, l’Italia nel libro. Polpette, madonne, contadine procaci e preti sensuali, potere curiale. È lo stereotipo anglosassone dell’Italia cattolica.
«Parlo dell’Italia a proposito del seminarista che ha vissuto con noi. Per lui, mezzo italiano e mezzo tedesco, l’Italia è davvero il paradiso dove tutti sono cattolici e i pomodori rotolano giù dalle colline e non si devono affrontare i contrasti dell’America. Non intendo suggerire che l’Italia sia così, ma l’Italia è così per lui».
Che effetto ha avuto il libro sul dibattito americano circa il celibato dei preti? «Il libro è stato letto soprattutto dai li
beral. C’è una tale distanza tra le due comunità, in particolare quando si parla di preti sposati. Per una parte è ovvio che i preti debbano potersi sposare, la questione non si pone proprio, non fanno nemmeno propaganda in proposito. I conservatori, dal canto loro, non sentono ragioni». Suo padre sembra rompere gli schieramenti.
«Mio padre vede sé stesso come un caso eccezionale. Gli altri preti non dovrebbero sposarsi. Lui è speciale. Eppure lui è stato inviato al posto di parroci rei di abusi sessuali, proprio perché la sua famiglia, i suoi figli, lo rendevano più degno di fiducia agli occhi dei parrocchiani». E le donne prete?
«Per quelli come mio padre, che oltretutto è stato responsabile della pastorale vocazionale a Kansas City, non deve cambiare nulla».
Sommergibilista nella Marina militare, ateo, suo padre scherza sulla sua «conversione più profonda della storia». Lei è nata quando era ancora un pastore protestante ed è stata battezzata luterana. Al momento del passaggio di suo padre alla Chiesa cattolica i suoi fratelli e sorelle non erano ancora nati...
«...Eravamo nate soltanto la mia sorella maggiore e io. Gli altri tre sono nati dopo».
avuto Dunque una suo vita padre sessuale, da sacerdote ha messo ha al mondo «...Molto dei figli... interessante... interessante... senza averlo pianificato, Anche lei ha è sposata. avuto tutto». Ha figli?
«No». Parla tanto di sesso nel libro. In un modo tutto suo.
«Il cattolicesimo è talmente centrato sul corpo, si presta a giochi di parole sul sesso, anche grossolani. Io poi ho sempre avuto un mio modo surreale, infantile, di fare dirty joke, battute sconce». C’è un nesso con il fatto di avere lasciato la religione?
«Mi esprimevo così anche quando ero religiosa. Il mio stile mi fa sembrare più radicale e rivoluzionaria di quanto non sia. Ho trattato la religione con rispetto e ho preso molto sul serio i cattolici. Con troppe battute non sarebbe stato un buon libro». Le è costato fatica.
«È stato difficile includere tutto ciò che andava incluso. Se esaminavo la mia famiglia, la casa, dovevo anche esaminare la casa più grande, milioni di persone in tutto il mondo. Per fortuna sono riuscita a dire tutto quello che volevo dire». Allora non scriverà più di religione?
«Non so. L’interesse culturale c’è sempre. Anche se non mi definisco una credente, non smetto di essere culturalmente cattolica». Si sente nel suo testo l’influenza della Scrittura, della liturgia.
«Viene da lì il mio contrasto tra l’alto e il basso. Ho letto molto da adolescente. Non Agostino o Tommaso. Teresa d’Avila, Teresa di Lisieux: ragazze un po’ matte chiuse in un convento». Humour. E sofferenza.
«Ho ripensato seriamente la mia educazione, soprattutto le idee che mi sono state conculcate all’interno del movimento per la vita. Ho dovuto de-programmarmi». È un’espressione Si dice così per forte. chi esce da una setta.
«Molto forte».