Corriere della Sera - La Lettura
Nei cieli grigi di Glenn Gould appaiono tenui acquerelli
Ècommovente constatare quanta buona letteratura sia stata innescata dal magico tocco di Glenn Gould, il grande pianista classico (che classico non fu) nato nel 1932 a Toronto, dove morì cinquant’anni più tardi. Se la mente corre a
Il soccombente, magnetico romanzo del parimenti schivo Thomas Bernhard (Adelphi, 1985), si pensi anche a Glenn Gould e la ricerca del pianoforte perfetto, cronaca di un amore a opera della bravissima Katie Hafner (Einaudi, 2009), e a questo Glenn Gould. Una vita fuori tempo, graphic novel della francese (di Bordeaux) Sandrine Revel. Nelle evocative pagine pubblicate nel 2017 dai tipi di Bao Publishing la vita del musicista si anima orchestrata su diversi piani narrativi, ripercorrendo l’infanzia segnata dal suo orecchio assoluto e dai primi problemi di salute, i precoci successi al pianoforte e l’altrettanto solerte abbandono dei palcoscenici; il proverbiale mugugnare sulle note, l’iconico panchetto nano, il rapporto con l’ambiente discografico e quello con la cugina Jessie. Non ultime, la simbiosi con Johann Sebastian Bach e l’ossessione per le Variazioni Goldberg, che lo esaltarono e consumarono sino all’ictus finale. Revel, per questa opera vincitrice del premio Artémisia, mostra mestiere e sensibilità, sceglie acquarelli tenui che sanno farsi robusti, innerva il ritmo con carrellate di immagini frame to frame e lo allenta con affreschi suadenti; mai dimenticando la lezione estetica ed esistenziale di Gould, racchiusa nella frase che chiude il volume: «Davo per scontato che tutti condividessero la mia passione per i cieli grigi. Sono rimasto sconvolto quando ho saputo che alcune persone preferivano il sole».