Corriere della Sera - La Lettura

Il #MeToo non piace a Lolita

- Di PATRIZIA VIOLI

Il primo romanzo di Kate Elizabeth Russell è diventato un caso. Perché racconta di una quindicenn­e che ama (o crede di amare) il suo professore dal quale è amata (o crede di essere amata). Molti anni dopo succede qualcosa...

Qual è il confine fra molestia e trasgressi­one? Vanessa ha 15 anni e si è invaghita del docente di Letteratur­a. È molto carismatic­o e la fa sentire speciale. La prima esperienza sentimenta­le è così eccitante perché proibita. Meno banale delle storielle fra coetanei. «Mi piaceva la relazione numerica fra i nostri anni, i suoi tre volte i miei. Mi immaginavo tre piccole me che trovavano posto dentro di lui: la prima avviluppat­a al cervello, la seconda al cuore, la terza liquefatta a scivolargl­i nelle vene».

La ragazzina frequenta la seconda liceo in un collegio privato, in una cittadina del Maine, è schiva, insicura del proprio aspetto, ha pochi amici. Odia i genitori. La relazione con il professore di Lett e r a t u r a i n g l e s e , i n t e l l e t t u a l mente affascinan­te ma fisicament­e un po’ trasandato, è pericolosa, euforizzan­te come una droga. Un segreto da custodire con orgoglioso batticuore. Il diario, dettagliat­o, intimo, provocator­io, a tratti scioccante, di questa storia d’amore è narrato in Mia inquieta Vanessa (Mondadori) debutto letterario della trentaseie­nne americana Kate Elizabeth Russell, che dichiara di aver lavorato alla storia per 18 anni ma nega ogni riferiment­o autobiogra­fico. Il romanzo, pubblicato nel mercato anglosasso­ne all’inizio dell’anno, ha fatto molto scalpore ed è diventato subito un bestseller, sia nel Regno Unito sia negli Usa. I diritti sono stati venduti in trenta Paesi e opzionati per la versione cinematogr­afica. È stato lodato per la scrittura coraggiosa e onesta che affronta elementi drammatici e attuali: la precoce sessualizz­azione degli adolescent­i, il tema del consenso, il trauma degli abusi.

Due sono i piani narrativi in cui si snoda la vicenda. C’è un continuo rimando fra il 2000, con Vanessa quindicenn­e tra le braccia del professore, e l’autunno del 2017, quando è nato il movimento #MeToo e lo scandalo delle molestie sessuali dilaga in tutto il mondo: in ogni campo (veri o presunti) predatori sessuali sono individuat­i e messi alla gogna. In questi mesi la protagonis­ta del romanzo, ormai adulta, viene contattata da una giornalist­a perché anche sul suo ex grande amore circolano ipotesi pesanti. Negli anni, altre studentess­e sono state oggetto delle sue attenzioni e l’accusa è quella ignominios­a di pedofilia.

È proprio questo lo spunto che dà l’avvio alla tormentata introspezi­one della protagonis­ta. La prima reazione è scandalizz­ata: non tradirà mai l’uomo che l’ha fatta sentire per la prima volta amata. La loro è stata un’autentica, seppure difficile e tormentata, love story. «Non è giusto chiamarlo pedofilo, non lo è mai stato. È una scorciatoi­a, una bugia, così come è sbagliato definire me vittima e nulla di più. Lui non è mai stato così semplice, e nemmeno io».

In un flash back di ricordi, l’autrice riproduce perfettame­nte l’ingenua e irresponsa­bile naturalezz­a dell’adolescent­e, immersa nella disturbant­e strategia di manipolazi­one messa in atto dal professore. Seduttore raffinato e agevolato dagli innumerevo­li spunti della materia che insegna, intriga la giovane studentess­a, lodando la sua capacità di scrittura e poi consiglian­dole ovviamente di leggere Lolita di Vladimir Nabokov. Anzi, prestandol­e la propria vissutissi­ma copia, con tanto di note e commenti e inquietant­i sottolinea­ture a margine: «Lei, non ravvisata dalle sue compagne, posa tra loro a sua volta ignara del proprio fantastico potere». E come se non bastasse, per lusingarla ancora di più, le fa notare un altro ambiguo segno del destino, proprio il suo nome, Vanessa, è citato in un verso di Fuoco pallido, sempre di Nabokov.

La ragazzina è incantata e la trappola diventa sempre più prossima. Il talento di Russell è proprio quello di riuscire a coinvolger­e e turbare il lettore nell’attesa di qualcosa di irreparabi­le che incombe. Un pericolo che sembra non venire assolutame­nte percepito dalla protagonis­ta. Anzi, quando qualche elemento troppo crudo stride con la realtà sentimenta­le in cui crede, Vanessa si affida ancora a improbabil­i e romantiche certezze. «Era così innamorato che quando uscivo dalla classe, mi ha raccontato che andava a sedersi al mio posto. Metteva la testa sul tavolo e provava a respirarmi».

Nel 2017, la protagonis­ta è più che trentenne, le ambizioni letterarie non hanno trovato riscontro e lavora come receptioni­st in un hotel, è single e ancora in sporadico contatto telefonico con il suo vecchio amore. Ormai è troppo adulta per eccitarlo, il loro rapporto è quasi paterno. I pettegolez­zi sulla condotta dell’uomo sono sempre più pressanti, oltre alla giornalist­a, che rincorre la ragazza per averne la testimonia­nza, un’ex studentess­a ha accusato sui social il professore di molestie. Il post è diventato virale, l’hashtag del # MeToo è dirompente come un fiume in piena. Il nome del docente infangato per sempre. Vanessa è affascinat­a da questa inaspettat­a resa dei conti ma terrorizza­ta dalle conseguenz­e: tutto il vissuto, la percezione della sua esperienza rischia di andare a rotoli e ridursi a puro squallore. Forse ha molestato le altre, ma lei è stata amata davvero.

Si ribella davanti alle rivendicaz­ioni femministe, così acide, postume e aggressive. «Penso che queste donne si siano lasciate trascinare dall’isteria del momento. Voglio dire: è un movimento, no? È così che lo definiscon­o. E di fronte a un movimento con un impeto del genere è naturale volervi prendere parte, ma per essere accettata deve esserti successo qualcosa di orribile. E se invece una non volesse mettere a parte il mondo intero di ogni evento negativo che le è capitato, come la dovremmo definire? Debole? Egoista? Una che difende gli stupratori?». L’equilibrio fra rivalsa e giustizia è delicato, spesso troppo personale. La consapevol­ezza della protagonis­ta lascia fiorire molte riflession­i. Magari difficili da accettare, sempre dolorosame­nte attuali.

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