Corriere della Sera - La Lettura

Archeologi­a di un’identità ferita

- Di ALESSANDRA SARCHI

L’ultima vita di Claire Messud, scrittrice americana che con questo libro si è aggiudicat­a il premio come Miglior Libro dell’Anno del «Publishers Weekly» e del «Village Voice», uscì per la prima volta in Italia con un altro titolo, L’innocenza perduta di Sagesse, pubblicato da Piemme nel 2001; la nuova edizione e traduzione di Costanza Prinetti per Bollati Boringhier­i si riallinea con l’originale, e in qualche modo ci riporta al vero tema, che non è quello dell’innocenza perduta dell’adolescent­e protagonis­ta, Sagesse, bensì quello della vita che ci si costruisce a partire dall’identità culturale, etnica, familiare che ci è toccata in sorte.

Voce narrante del libro è quella di una giovane donna che vive ormai da una decina di anni negli Stati Uniti, a New York, moderna Babele in cui ci si può reinventar­e un’esistenza occultando il più possibile il proprio passato. Sagesse La Basse, a 25 anni, porta il peso di un pezzo di storia antica, di un conflitto nel Mediterran­eo che è storico ma al tempo stesso privato e familiare, e rievoca il fardello della memoria sapendo, ora, di esserne libera ma anche di patire l’anonimato di questa libertà senza radici.

Inizio anni Novanta del secolo scorso: Sagesse è una quattordic­enne che passa le giornate fra il mare della Costa Azzurra e la piscina dell’hotel di proprietà dei nonni, dove lavora il padre; i privilegi di una ragazzina borghese cresciuta con pranzi e cene cucinati da cuochi a cinque stelle, le cure assidue di una madre americana che le ha insegnato a prendere distanza dalla provincia e il fascino di un padre che, per quanto spesso assente, sa essere un concentrat­o di seduzione e fascino, all’occorrenza. Sagesse è felice, spensierat­a, curiosa di sperimenta­re le emozioni legate a un corpo che cresce e si trasforma. Il sole che fa brillare la Costa Azzurra e l’allegria della piscina dell’albergo — dove lei e la sua combriccol­a di amici si attardano anche di notte, tra bagni seminudi, furtivi toccamenti e goffaggini tipicament­e adolescenz­iali — sembrano ripararla dalle ombre che pure non mancano all’interno della sua famiglia, a partire da Etienne, il fratello minore nato con una grave deficienza motoria e cognitiva che lo tiene privo di parola e di autonomia su una sedia a rotelle, o dal rapporto spesso conflittua­le fra i genitori, per finire con l’atmosfera arcigna, risentita e per molti aspetti imperscrut­abile che si respira dai nonni.

Sagesse, nei giorni migliori, riesce a lasciarsi tutto questo alle spalle con una risata o un tuffo spericolat­o, ma non può i mpedire c he de f l a g r i co n v i o l e nz a quando il nonno, infastidit­o dagli schiamazzi notturni provenient­i dalla piscina, esce con il fucile e lascia partire un colpo che si conficca nella panchina su cui Sagesse sta amoreggian­do con il ragazzino di cui è invaghita e ferisce in maniera non grave una sua amica, figlia di clienti dell’albergo.

Da quel momento le domande sulla propria famiglia, sul legame fatto di rivalsa e disprezzo tra il nonno e il padre, sul vittimismo complice della madre, sulla durezza incomprens­ibile della

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