Corriere della Sera - La Lettura

I 95 «VANTI» DI LEONE PICCIONI

- Di ANNA GANDOLFI

«L’ arte è un paese meraviglio­so». Da scoprire e amare. Leone Piccioni (Torino, 1925- Roma, 2018) ha perseguito il suo obiettivo per una vita, costruendo una collezione di 95 opere. Un museo dentro le mura domestiche ma tanto grande da farsi specchio di un secolo: nomi del Novecento figurativo, concettual­e e astratto, sculture, foto e dipinti scelti senza preconcett­i. La mostra Mio vanto, mio patrimonio svela il tesoro al pubblico per volontà della famiglia. Fontana, de Pisis e Burri, Manzù, Sutherland: dietro ogni tassello un pensiero, un’amicizia, un’emozione.

Piccioni è stato critico letterario, accademico, studioso e amico di Giuseppe Ungaretti. Giornalist­a, anche. Responsabi­le della Terza pagina de «Il Popolo», redattore de «L’Approdo letterario» e curatore dell’omonima trasmissio­ne, dal 1969 vicedirett­ore Rai. «Credeva nella cultura — spiega Piero Pananti, curatore della mostra con la figlia di Leone, Gloria — e la sapeva divulgare realmente quando la tv era ancora uno strumento, o lo strumento, di crescita nell’Italia del secondo dopoguerra». La collezione sarà dal 29 agosto al 10 gennaio a Pienza, centro della Val d’Orcia (Siena) disegnato secondo l’utopia rinascimen­tale di città ideale. Cornice non casuale, per una raccolta nata inseguendo il bello.

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