Corriere della Sera - La Lettura

Viva il melò di Perrin sulle orme di Visconti

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L’inizio è da ballad alla francese (tipo Albergo a ore). «Mi chiamo Justine Neige. Ho ventun anni. Lavoro da tre anni alla casa di Riposo Le Ortensie. Faccio l’aiuto infermiera». E poi: «Amo due cose: la musica e la terza età». Justine, orfana dei genitori, ama anche ogni tre sabati svagarsi nella discoteca del suo paesino in via di spopolamen­to: «Intorno alle cinque del mattino, infilo la lingua impastata di alcol nella bocca di qualche esponente del sesso opposto». Il dibattito su Valérie Perrin, dopo il successo mondiale di Cambiare l’acqua ai fiori, è deludente. La sua inoppugnab­ile bravura indispetti­sce (e le italiane che si incazzano). Il quaderno dell’amore perduto, romanzo lieve e profondo assieme, antecedent­e alla consacrazi­one, è con condiscend­enza declassato a lettura da ombrellone, da gettare via con il flacone vuoto della crema abbronzant­e. Indispone, extra letteratur­a, la differenza d’età (53 a 82) tra l’autrice e il marito, il monumento del cinema mondiale Claude Lelouch. Margherita Smeraldi, sorella di uno dei fondatori delle

Orme, mi ha scritto sintetizza­ndo un comune sentire femminile: « Il quaderno dell’amore perduto è un tremendo melò.

Che fatica. Deve essere colpa di Lelouch». L’unica risposta possibile è: viva il melò (da Douglas Sirk a Visconti), viva Lelouch, viva Perrin e viva la Marseillai­se. Il Quaderno racconta grandi amori (il più disperato è tra suocero e nuora), infamie e delazioni di guerra (tedeschi, Lager), delitti subliminal­i (qui non si strombazza il noir, com’è di moda, lo si seppellisc­e come le mine), tentati suicidi, incidenti stradali sospetti, macabre telefonate anonime (il mistero sarà sciolto solo alle ultime righe), 45 giri di Brassens e poesie di Baudelaire. Da segnalare: 1) il numero di acrobazia narrativa da vertigini di pagina 154; 2) la dedica a Lelouch «per mille e tredici motivi»; 3) l’insistito omaggio a uno dei romanzi italiani più belli degli ultimi anni, il mai dimenticat­o Mal di pietre di Milena Agus.

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Valérie Perrin (Gueugnon, 1967)

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