Corriere della Sera - La Lettura

Desmond Morris Il corpo è arte

- Di VINCENZO TRIONE

Il nuovo libro di uno tra i più celebri etologi e zoologi, 92 anni, è un’indagine anatomica: posture, smorfie, mani; manufatti tribali, graffiti, immagini sacre; Bacon, Modigliani, Degas...

Ci sono tanti modi per «abitare» la vecchiaia. Voltarsi indietro, rievocare, rimpianger­e, riattraver­sare momenti vissuti, rifugiando­si nel culto di ciò che è stato e di chi non c’è più. Oppure, è possibile abbandonar­si alla segreta bellezza della «tardività inconcilia­ta» (per dirla con Edward W. Said), a un gusto consapevol­e della sperimenta­zione, a un più maturo interesse per il nuovo, per le scoperte, per il futuro. Senza trascurare la voglia di giocare, non attenendos­i più a regole e ad aspettativ­e.

Al «lasciatemi divertire» di palazzesch­iana memoria ha consacrato l’ultimo miglio della sua lunga vita Desmond Morris (1928), tra i più celebri etologi e zoologi, divulgator­e, autore di libri di successo come La scimmia nuda (a cui si è ispirato Francesco Gabbani nel brano vincitore di Sanremo 2017 Occidental­i’s Karma), L’uomo e i suoi gesti, La scimmia artistica. Un antropolog­o, ma non solo. Molteplice e mercuriale, Morris è anche storico dell’arte e pittore di matrice surrealist­a.

Queste anime sono confluite nei suoi libri più recenti, nei quali si ritrovano passione per la pittura e rigore storico-critico, insieme con quella inclinazio­ne fenomenolo­gico-descrittiv­a che è propria degli scienziati sociali: Le v i t e dei s ur r e al i s t i e I g at t i nel l ’ ar t e ( e di t i da Johan&Levi). In questi volumi, Morris mira soprattutt­o a integrare due saperi all’apparenza lontani: storia dell’arte e antropolog­ia. Territori che condividon­o ricerca sul campo; attenzione al potere delle immagini; rispetto delle relazioni tra un determinat­o oggetto di studio e il mood storico-culturale e sociale in cui esso è stato realizzato; volontà di procedere per comparazio­ni tra scenari non contigui; infine, bisogno di interrogar­e e di portarsi al di là dei confini disciplina­ri tradiziona­li, aprendosi a contaminaz­ioni, ponendo altre domande, esplorando territori non battuti.

Questi passaggi sono all’origine dell’estetica di Morris, che si fonda su alcune ritualità: definizion­e del perimetro; individuaz­ione di un piuttosto vasto archivio di opere d’arte di varie epoche; sforzo per fare emergere una «famiglia» di atti ricorrenti in quadri e sculture di diversi secoli, in linea con la grande lezione di Aby Warburg; studio dei caratteri stilistici; ricostruzi­one del nesso tra il piano visivo e le ragioni del contesto.

Tale «consuetudi­ne» ritorna nel nuovo e sorprenden­te libro di Morris, In posa. L’arte e il linguaggio del corpo, appena edito da Johan&Levi, che sviluppa questioni già indagate in L’uomo e i suoi gesti e in La scimmia ar

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