Corriere della Sera - La Lettura

Mayflower Le origini del sogno

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I Separatist­i residenti a Scrooby, nel Nottingham­shire, agricoltor­i e artigiani, scapparono nel 1609 a Leida, in Olanda, città più inclusiva e tollerante. Sotto la guida del pastore John Robinson la congregazi­one triplicò in numero. Tra loro c’era William Bradford, futuro governator­e della colonia americana di Plymouth, fondata dai membri del Mayflower.

«I Separatist­i erano orgogliosi di essere inglesi — spiega a “la Lettura” lo storico americano Nathaniel Philbrick, autore del saggio Mayflower (2006) —. Dopo dieci anni a Leida i loro figli stavano diventando olandesi. Emigrare era l’unico modo per rimanere fedeli alle origini culturali». Anche per questo motivo nacque il viaggio del Mayflower, partito sotto i peggiori auspici. «I Pellegrini non erano abili negoziator­i — aggiunge Kenneth Cohen, storico del National Museum of American History —. Comprarono un vascello, lo Speedwell, e raggiunser­o l’Inghilterr­a il 31 luglio 1620. Qui incontraro­no amici e famigliari provenient­i da Londra, questi ultimi pronti a salpare sul Mayflower. Le due navi partirono da Southampto­n, ma ben presto lo Speedwell imbarcò acqua. Il vascello, si resero conto, era stato venduto in pessimo stato. Fecero tappa a Dartmouth, 120 chilometri da Southampto­n, per ripararlo. Provarono a ripartire. Dopo un’altra settimana di viaggio, capirono che con quella nave non ce l’avrebbero mai fatta. Tornarono indietro, questa volta a Plymouth. I due equipaggi si fusero sul Mayflower. Non c’era spazio per tutti: da 120 passeggeri si passò a 102, più due cani. Erano in clamoroso ritardo sulla tabella di marcia».

Il comandante del Mayflower era Christophe­r Jones. I piloti erano Robert Coppin, che aveva già attraversa­to l’Atlantico, e John Clark. A bordo c’era anche un chirurgo, Giles Heale. Partirono il 6 settembre 1620 con quello che Bradford definì «un vento prospero». Solo metà dell’equipaggio era composto da Separatist­i, il resto erano uomini e donne in cerca di fortuna nel Nuovo Mondo. «All’epoca — precisa Cohen — gli inglesi utilizzava­no il calendario giuliano. Quello gregoriano, già in uso nei Paesi cattolici dal 1582, sarebbe stato adottato in Inghilterr­a solo nel 1752, dopo l’emanazione del Calendar Act (1750). Il 6 settembre equivarreb­be quindi al 16 settembre, se si considera il calendario gregoriano in uso oggi».

Fu un viaggio da incubo. I passeggeri erano stipati nel ponte di coperta, uno spazio buio, senza aria, lungo poco meno di 23 metri e alto un metro e mezzo. Considerat­a la scarsa qualità dell’acqua nell’Inghilterr­a nel XVII secolo, l’equipaggio

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