Corriere della Sera - La Lettura
Il futuro dell’Italia ha bisogno di istruzione
Il progresso tecnologico ha assunto ritmi intensi che producono vantaggi nella vita delle persone in tutto il mondo. Purtroppo il nostro Paese, dopo lo sviluppo accelerato del dopoguerra, vive dal 1995 una fase di declino. Ci sono però anche motivi di speranza
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1. Una signora, circondata da fanciulli, apre una scatola che contiene un apparecchio di bachelite nero, con una cornetta, un disco combinatore, legato a un filo. I fanciulli si chiedono stupiti che cosa sia. Facendosi molte domande, ricordando di averlo visto in un vecchio film, giungono alla conclusione che sia un telefono. Ma non sanno come si «accende», lo ritengono complicato, non sanno come si porti in giro, e dove si memorizzino i numeri. Uno di loro tira fuori dalla tasca uno smartphone e osserva che è molto più semplice. Eppure, solo trent’anni fa tutti i telefoni erano così. Erano legati a una linea telefonica, avevano un disco selettore per comporre un codice numerico. Anzi, qualche anno prima erano applicati al muro, mentre oggi l’indossiamo: possiamo parlare con l’Apple Watch che abbiamo al polso.
Alla metà del secolo scorso, il numero dei telefoni, in Italia, non superava mezzo milione. Oggi 44 milioni di italiani hanno uno smartphone. Il telefono in bachelite serviva solo per comunicare a voce. Oggi lo smartphone è una macchina fotografica, serve a fare riprese video, riproduce musica, è una calcolatrice, un bloc notes, consente di giocare, è un giroscopio, serve a inviare messaggi scritti, è una lampada e ha tanti altri usi. La sua potenza di calcolo è migliaia di volte superiore a quella del supercomputer Ibm 7030 Stretch 1961, che era lungo 10 metri, pesava 18 tonnellate, costava 8 milioni di dollari, cioè 7 mila volte di più di uno smartphone. Se si voleva comunicare fuori della propria zona, bisognava prenotarsi a un centralino, oppure recarsi a un ufficio della concessionaria telefonica. Oggi lo smartphone consente di collegarsi direttamente con qualunque numero nel mondo, e si può vedere il proprio interlocutore.
Fino a qualche anno fa, se si voleva comunicare per iscritto, occorreva redigere a mano una lettera su un foglio, imbustarla, affrancarla, imbucarla, attendere che la posta venisse raccolta, trasportata, distribuita, consegnata. La correspondance di un politico e studioso come Alexis de Tocqueville, vissuto dal 1805 al 1859, è raccolta in nove volumi di centinaia di pagine. Alla fine dell’Ottocento sono stati introdotti i primi esemplari di macchina per scrivere, oggi oggetto da museo. Nel 2011 ha chiuso l’ultima azienda che produceva macchine per scrivere, anche se pare che vi sia ancora chi le produce in Cina. Oggi scriviamo su un tablet, o sul personal computer, o sullo smartphone, cambia lo stile, che diventa più perentorio e assertivo, e un minuto dopo, grazie al web, il nostro corrispondente ha ricevuto la nostra email. Inoltre, mentre la lettera poteva andare a una sola persona, oggi possiamo inviare la stessa lettera a più persone.
Per secoli, la musica non è stata riproducibile. Chi voleva ascoltare cantanti che hanno incantato le platee europee, coma Maria Malibran o Pauline Viardot, le due più grandi cantanti liriche dell’Ottocento, doveva andare a Parigi, o a Londra, o a San Pietroburgo e ascoltarle dal vivo. Poi, nel 1887, sono stati inventati modi per riprodurre il suono, prima con un cilindro, poi con dischi di vinile. Oggi non abbiamo bisogno neppure di quello: basta un abbonamento a Spotify o a Idagio (una App che fornisce un servizio in streaming spec i a l i z z a to i n musica c l a s s i ca ) , uno smartphone e degli airpods.
Nel 1453 il Papa seppe che Costantinopoli era caduta nelle mani dei turchi 40 giorni dopo la sua caduta.
L’attacco alle Torri Gemelle di New York è stato appreso nel mondo mentre si svolgeva. Nel 1857, la notizia della rivolta delle truppe indiane contro il governo britannico richiese 46 giorni per raggiungere Londra, e i lettori del quotidiano londinese «Times» vennero a conoscenza dell’assassinio di Lincoln 13 giorni dopo. Un anno dopo la morte di Lincoln, un cavo transatlantico ridusse il tempo di trasmissione delle notizie tra New York e Londra a pochi minuti. Il progresso tecnologico è così rapido da divorare sé stesso. La trasmissione per via telefonica di testi scritti (detta telefax), che si diffuse negli anni Ottanta del Novecento, è divenuta rapidamente obsoleta grazie a internet. Apple ha introdotto nel 2001 il lettore digitale di musica iPod, ma già nel 2014 ne ha interrotto la produzione.
Una prima conclusione. La nostra vita è stata cambiata dalle rivoluzioni tecnologiche. Queste sono state caratterizzate da velocità (in un arco oscillante tra mezzo secolo e vent’anni) e diffusione (non hanno riguardato poche persone, ma l’intera società). Il mutamento delle tecnologie comporta anche modificazioni profonde di ordine sociale (ad esempio, scompaiono alcune professioni e mestieri), di ordine politico (ad esempio, si alimenta il mito della democrazia diretta) e di ordine giuridico (ad esempio, occorre rispettare la vita privata).
2. Ritorniamo allo smartphone, a uno di essi, l’iPhone. Questo contiene 634 componenti. È stato concepito e progettato in California. Le componenti sono prodotte a Singapore e a Taiwan. Sono assemblate a Shenzen, in Cina. Il 65% delle entrate che produce va a chi l’ha concepito e progettato. L’ambizione di Henry Ford, che all’inizio del Novecento avviò la prima produzione di massa di auto, utilizzando la catena di montaggio, era di concentrare la produzione in una fabbrica. Oggi persino la produzione di scarpe è distribuita tra chi lavora la suola, chi la tomaia, chi i lacci, chi assembla tutto questo.
Questo si sviluppa su scala mondiale con le global value chain, le catene globali del valore, che annullano le distanze e quindi la geografia. Questo consente a una delle Big Tech, Apple, di capitalizzare in borsa duemila miliardi di dollari, l’equivalente della ricchezza prodotta in Italia in un anno, e a Mark Zuckerberg di affermare, nell’aprile 2018, che la sua Facebook, con due miliardi di utenti, «somiglia più a un governo che a un’impresa tradizionale». In effetti neppure la Cina ha un tale numero di abitanti.
Seconda conclusione. Le economie sono comunicanti, anzi collegate, e gli Stati hanno dei competitori nelle Big Tech.
3. Torniamo alle catene globali del valore. Queste sono rese possibili dal mutamento dei mezzi di trasporto. A causa delle condizioni delle strade, per andare da Roma a Firenze in carrozza, prima delle ferrovie, ci si potevano impiegare anche 5 giorni. I miei primi viaggi verso l’Inghilterra richiesero due giorni e una notte di treno per raggiungere le bianche scogliere di Dover, da dove finalmente si raggiungeva Londra. Il mio primo viaggio negli Stati Uniti, in nave, richiese sei giorni e altrettante notti. Poi, con il primo aereo supersonico Concorde, bastarono tre ore. Ora non ci sono neppure più navi di linea che attraversino l’Atlantico; restano quelle da crociera. Il trasporto aereo consente a circa un miliardo e mezzo di persone di muoversi ogni anno attraverso le nazioni e i continenti.
Il grande poeta tedesco Heinrich Heine, che viveva a Parigi, scrisse nel 1843 che «lo spazio è stato ucciso dalla ferrovia, e non ci resta che il tempo... Mi par di vedere i monti e i boschi di tutti i Paesi arrivare a Parigi. Odoro già il profumo dei tigli tedeschi. Alla mia porta scroscia il Mare del Nord». Cavour riteneva che gli effetti morali delle ferrovie sarebbero stati molto più grandi di quelli materiali: pensava che le ferrovie potessero favorire «lo spirito della nazionalità italiana». I treni erano considerati una forza democratica. Una cultura europea poté svilupparsi grazie al trasporto ferroviario e anche i quotidiani nazionali furono il prodotto delle ferrovie. Fino allora, esistevano solo quotidiani locali, perché la distribuzione poteva essere solo locale.
La storia degli Stati Uniti conobbe una svolta decisiva nel 1869, all’inizio della presidenza di Grant, quando la linea ferroviaria della costa atlantica si unì con quella della California. La manovalanza era stata reclutata in diverse nazionalità, specialmente in quella cinese, i coolie. Ma tutte le nuove immigrazioni vi parteciparono. Non si sbaglierebbe nel dire che la ferrovia fondò la nazione. Queste riflessioni vanno ripetute per il trasporto aereo, oggi da quattro a dieci volte più veloce del più veloce treno odierno.
Terza conclusione: le varie parti in cui è oggi divisa la specie umana sono più vicine, e questo ha conseguenze enormi sulla vita quotidiana: ad esempio, è grazie a questo processo di avvicinamento che possiamo indossare indumenti prodotti in Cina, comprare libri stampati in Francia, usare auto tedesche, e così via.
4. Se volgiamo lo sguardo indietro, anche senza andare molto lontano, nello spazio della vita di una persona, ci imbattiamo in un cinquantennio, che va dalla seconda alla sesta decade del secolo scorso, dominato da conflitti bellici chiamati mondiali, che hanno prodotto, nel solo teatro europeo, non meno di 60 milioni di morti e tre volte tanti feriti, oltre a incalcolabili danni materiali. È stato il periodo dominato dagli Stati, che dà ragione a quello storico americano che ha scritto «la guerra ha fatto lo Stato, lo Stato ha fatto la guerra». Questo stato di tensione tra le nazioni è terminato, anche se riappaiono periodicamente conflitti locali. Da 70 anni siamo entrati in un periodo di pace, quella che gli illuministi francesi chiamavano pace positiva o sistemica. Non, quindi, una pace come condizione intermedia tra due guerre, come è accaduto nella storia precedente.
Quarta conclusione. La storia del mondo sembra essere entrata in una fase caratterizzata dal ripudio della guerra e dal sostegno attivo di una vita pacifica, un obiettivo diventato parte della politica di molte nazioni e di tutte le organizzazioni sovranazionali.
5. Se si compara la nostra vita quotidiana con quella dei nostri padri o nonni, appaiono molte differenze. Nessuno più soffre di geloni (un rallentamento della circolazione cutanea, prodotto dal freddo, che provocava gonfiore e dolore) perché le abitazioni sono riscaldate. Non c’è più bisogno di comprare carbone o carbonella, per cucinare, perché ci sono cucina elettriche o a gas o forni a microonde. Per trasferirci in città, abbiamo solo da scegliere tra un mezzo di trasporto pubblico e uno privato, non bisogna affrontare lunghi percorsi a piedi. Molte malattie, che una volta uccidevano tante persone anche in età giovanile, sono state debellate, e per molte altre vi sono cure che le rendono meno invalidanti.
Nella premessa di uno dei capolavori della storiografia francese, dedicato allo studio della civiltà materiale, Fernand Braudel osserva: «Potremmo andare a Ferney, da Voltaire, e poiché una finzione non costa niente, intrattenerci lungamente con lui, senza grandi sorprese. Sul piano delle idee, gli uomini del Settecento sono nostri contemporanei: il loro spirito, le loro passioni restano le nostre... Basta però che il padrone di Ferney ci trattenga con sé qualche giorno, perché tutti i particolari della vita materiale, anche la cura che egli avrebbe della propria persona, ci sorprenderebbero violentemente. Fra lui e noi sorgerebbero terribili distanze: l’illuminazione, la sera; il riscaldamento, i trasporti, il vitto, le malattie, le medicazioni...». Possiamo ripeterlo se ci compariamo al nostro recente passato.
Quinta conclusione. Le nostre condizioni materiali di vita sono enormemente migliorate rispetto a quelle dei nostri padri e nonni e il progresso della civiltà materiale è avvenuto in un breve volger di tempo, non in secoli.
Le ombre
«Il cammino della storia... non è quello di una palla di biliardo che una volta partita segue una traiettoria, ma somiglia al cammino di una nuvola, a quello di chi va bighellonando per le strade, e qui è sviato da un’ombra, là da un gruppo di persone o da uno strano taglio di facciate, e giunge infine in un luogo che non conosceva e dove non desiderava andare», ha scritto Robert Musil ne L’uomo senza qualità.
1. Anche in Italia le cose sono andate in modo non lineare. Cominciamo dall’economia, partendo dalla splendida sintesi scritta da Carlo Bastasin e da Gianni Toniolo, intitolata La strada smarrita. Dal 1896 al 1995 l’economia italiana si è sviluppata più rapidamente di quella dei Paesi inizialmente più sviluppati. La lunga convergenza ha portato il reddito per abitante, che era nel 1896 pari al 60% di quello di Germania e Francia, a