Corriere della Sera - La Lettura
L’algoritmo nuoce alla salute
Avaaz vs. Facebook
Una seria minaccia per la salute pubblica. Ecco cosa sarebbe l’algoritmo di Facebook secondo Avaaz, organizzazione non governativa che da oltre 10 anni promuove l’attivismo digitale. Nel report tematico pubblicato online e realizzato con la collaborazione del team di giornalisti di NewsGuard, Avaaz ha verificato l’attività di pubblicazione di una rete globale di siti web e pagine Facebook responsabili della diffusione di una enorme quantità di notizie false su temi sanitari e Covid-19. La massa di disinformazione, composta da articoli e post, avrebbe generato 3,8 miliardi di visualizzazioni nell’ultimo anno e solo ad aprile 2020, in concomitanza con il progredire della pandemia, avrebbe raggiunto il picco di 460 milioni di visualizzazioni.
Oltre agli 82 siti tra i più attivi nella disinformazione, 42 sono le pagine Facebook, seguite da oltre 28 milioni di persone, censite come vettori di massimo coinvolgimento degli utenti in 5 Paesi, tra cui l’Italia. E se i 10 principali siti web di disinformazione medica hanno ottenuto circa 4 volte più visualizzazioni su Facebook rispetto ai contenuti di 10 tra le maggiori istituzioni sanitarie, tra cui l’Oms, Avaaz ha rintracciato anche una lista di super-diffusori in grado di moltiplicare la circolazione di cattiva informazione: come RealFarmacy e GreenMedInfo che presentano le informazioni mediche errate come notizie scientifiche: tra i contenuti più virali, gli articoli su false cure alternative o l’accusa alla American Medical Association di incoraggiare dottori e ospedali statunitensi a sovrastimare le morti legate al Covid.
Ma se Facebook ha risposto difendendo la propria rete di factchecker, il cui lavoro di segnalazione da aprile a giugno avrebbe portato a rimuovere oltre 7 milioni di contenuti, Avaaz propone di mettere in quarantena l’infodemia (la circolazione di una mole di notizie non vagliate). L’intervento è radicale: disintossicare l’algoritmo di Facebook. Come? Declassando e penalizzando la visibilità dei post e degli autori di disinformazione sistematica.