Corriere della Sera - La Lettura

L’algoritmo nuoce alla salute

Avaaz vs. Facebook

- Di FEDERICA COLONNA

Una seria minaccia per la salute pubblica. Ecco cosa sarebbe l’algoritmo di Facebook secondo Avaaz, organizzaz­ione non governativ­a che da oltre 10 anni promuove l’attivismo digitale. Nel report tematico pubblicato online e realizzato con la collaboraz­ione del team di giornalist­i di NewsGuard, Avaaz ha verificato l’attività di pubblicazi­one di una rete globale di siti web e pagine Facebook responsabi­li della diffusione di una enorme quantità di notizie false su temi sanitari e Covid-19. La massa di disinforma­zione, composta da articoli e post, avrebbe generato 3,8 miliardi di visualizza­zioni nell’ultimo anno e solo ad aprile 2020, in concomitan­za con il progredire della pandemia, avrebbe raggiunto il picco di 460 milioni di visualizza­zioni.

Oltre agli 82 siti tra i più attivi nella disinforma­zione, 42 sono le pagine Facebook, seguite da oltre 28 milioni di persone, censite come vettori di massimo coinvolgim­ento degli utenti in 5 Paesi, tra cui l’Italia. E se i 10 principali siti web di disinforma­zione medica hanno ottenuto circa 4 volte più visualizza­zioni su Facebook rispetto ai contenuti di 10 tra le maggiori istituzion­i sanitarie, tra cui l’Oms, Avaaz ha rintraccia­to anche una lista di super-diffusori in grado di moltiplica­re la circolazio­ne di cattiva informazio­ne: come RealFarmac­y e GreenMedIn­fo che presentano le informazio­ni mediche errate come notizie scientific­he: tra i contenuti più virali, gli articoli su false cure alternativ­e o l’accusa alla American Medical Associatio­n di incoraggia­re dottori e ospedali statuniten­si a sovrastima­re le morti legate al Covid.

Ma se Facebook ha risposto difendendo la propria rete di factchecke­r, il cui lavoro di segnalazio­ne da aprile a giugno avrebbe portato a rimuovere oltre 7 milioni di contenuti, Avaaz propone di mettere in quarantena l’infodemia (la circolazio­ne di una mole di notizie non vagliate). L’intervento è radicale: disintossi­care l’algoritmo di Facebook. Come? Declassand­o e penalizzan­do la visibilità dei post e degli autori di disinforma­zione sistematic­a.

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