Corriere della Sera - La Lettura
La pipa di Simenon (aspettando il finale)
AFlora Conway, famosa scrittrice newyorkese, segregata dal mondo, che rilascia interviste solo per posta elettronica, rapiscono la luce dei suoi occhi, la figlia Carrie (nome reso satanico da Stephen King) di anni tre. I media si avventano sulla «storia»: una «tragedia degna di Hitchcock», un caso da «Agatha Christie versione 2.0». Insomma, la solita «pornografia dell’infotainment» (senza offesa per la vera sana pornografia). La scrittrice sospetta di Fantine de Vilatte, la sua editora (pardon, prima si scriveva meglio), una snob, specializzata in «letteratura esigente» (questa è da riusare). La bambina avrebbe la colpa di distrarre la gallina dalle uova d’oro di Fantine dalla sua mission: sfornare best seller e riempire di dollari le casse della casa editrice. Tolta di mezzo Carrie, magari Flora riprenderà a scrivere non più distratta dagli impegni di mamma e arricchita, inoltre, dall’esperienza straziante del kidnapping. La scrittrice pensa che Fantine sia una Miss Hyde e con lei lo pensa il detective in pensione ( triste, solitario y final) Mark Rutelli. A questo punto di La vita è un romanzo di Guillaume Musso c’è una bellissima invenzione, una Delikatessen per patiti del romanzesco. Si tratta di The Writer Shop, macabro negozio di cimeli letterari (la stilografica Dunhill Namiki appartenuta a Virginia Woolf, una pipa di Simenon, il fucile con il quale Hemingway si è sparato). Il colpo di scena è che nel catalogo del negozio è compresa anche la pantofola rosa di una bambina. Indovinate quale. Mi fermo qui, anche perché pure Musso si ferma e introduce un nuovo personaggio, Romain Ozorski, scrittore famoso parigino devastato dall’ex moglie, una modella sciroccata, che oltre ad avergli portato via tutti i soldi, accusandolo falsamente di maltrattamenti, gli vuole portare via l’amatissimo figlio. La soluzione di queste intricate, sofferte e parallele vicende nella prossima puntata.