Corriere della Sera - La Lettura
Il balletto post-umano di una nuova cyborg
Il futuro è adesso ed è donna. Al centro del palco, una femmina cyborg, inguainata da una tuta metallizzata, muove braccia fibrillanti, alternando flussi di movimento a impulsi nervosi. Il cranio oscilla a scatti mentre imprime al resto del corpo una pluralità di linee cinetiche accelerate che rimandano a posture del linguaggio fisico animale. È la danza distopica di Learning from the Future, performance nata dall’incontro tra la coreografa scozzese Colette Sadler (nella foto qui sotto) e il visual artist
Mikko Gaestel, in arrivo il 10 ottobre a Torino in occasione della riapertura delle Officine Grandi Riparazioni (ogrtorino.it), adibite a ospedale Covid la scorsa primavera. Il solo su musica elettronica di Brendan Dougherty, interpretato dalla danzatrice Leah Marojevich (nella foto in alto di Arne Schmitt), è il lavoro più richiesto di Sadler (Glasgow, 1974), autrice cresciuta tra studi di danza classica e un interesse per la tecnologia e l’intelligenza artificiale.
Sadler declina la propria ricerca al femminile: «Il corpo della donna — afferma — è una tecnologia altamente sofisticata. In Learning from the Future ho immaginato di rimpiazzare il corpo organico con una macchina ibrido-umana. La performance si sviluppa attraverso una narrativa fantascientifica che fa muovere la danzatrice (il prototipo biomeccanico Body A) secondo i codici di una tecnologia che processa i dati raccolti nell’ambiente circostante».
Sadler definisce Learning from the Future, creato nel 2017, una «dance fiction post-umana»: «In questo lavoro era per me essenziale connettere l’idea di futuro a una donna. Qui il soggetto femminile emana la forza positiva indispensabile per affrontare le molte incognite che ci attendono in questo tempo incerto». Un futuro consapevole, però, di una grande lezione del passato: la danza pionieristica di Bronislava Nijinska, figura cardinale della coreografia d’inizio Novecento, nonché sorella del leggendario danzatore dei Balletti Russi Vaslav Nijinskij, autrice del celebre balletto Les Noces, sull’omonima musica di Igor Stravinskij, che debuttò nel 1923 a Parigi con scene e costumi di Natalja Goncarova.
Sadler ha sviluppato una specie di ossessione per Bronislava Nijinska, che l’ha portata a immaginare una conversazione sull’avanguardia femminile tra lei e Bronislava (1891-1972), pasionaria di coreografie protofemministe. «È stata una delle rarissime coreografe a lavorare in un mondo dominato da uomini pur rimanendo all’ombra del fratello Vaslav. Ancora oggi, se si digita in rete il suo nome, il motore di ricerca chiede se si intenda Nijinskij o Nijinska». Sadler ha avviato, con estro fantascientifico, il dialogo con Bronislava: «Ho deciso di celebrare la mia morte concettuale: dal momento che Nijinska non poteva essere viva, io dovevo essere morta. Ho creato un’improvvisata pietra tombale di cartone su cui ho scritto il mio nome e le date di nascita e di morte. Quindi ho immaginato una conversazione finta tra di noi, in un tempo e in uno spazio post mortem fuori dal corpo o senza di esso, dove le ho chiesto di creare una danza nel futuro». L’immagine di questa esistenza virtuale, dove il corpo non è più necessario, è divenuto il punto d’inizio di Learning from the Future e del balletto Ritualia, rilettura di Les Noces commissionata nel 2018 dallo Scottish Dance Theatre sulla partitura originale di Stravinskij. (valeria crippa)