Corriere della Sera - La Lettura

Ipotesi di vite (aliene)

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La ricerca di forme biologiche nello spazio ha avuto un impulso notevole negli ultimi anni. Oggi sappiamo che alcuni pianeti extrasolar­i si trovano nella zona «riccioli d’oro», con temperatur­e e condizioni «accettabil­i». Due missioni stanno per dirci quali materie organiche viaggiano sugli asteroidi. Ma gli indizi più forti puntano su Marte...

«Ci sono tipi diversi di asteroidi, quelli silicei e i carbonacei; questi ultimi sono più interessan­ti dal punto di vista astrobiolo­gico. Abbiamo prove che siano portatori di molecole prebiotich­e complesse: nei meteoriti di tale tipo (prendono questo nome le meteore cadute sulla Terra) abbiamo trovato amminoacid­i (elementi delle proteine) e zuccheri».

Ma i meteoriti non sono una prova sufficient­e. «L’attraversa­mento dell’atmosfera terrestre — continua Poggiali — può averli contaminat­i, così come l’impatto. Per avere una conferma diretta, sono partite diverse missioni spaziali. Ora ce ne sono due in viaggio: Hayabusa 2 dell’agenzia spaziale giapponese Jaxa ha colleziona­to campioni di terreno sull’asteroide Ryugu, la missione Osiris-Rex della Nasa sta per raccoglier­e i campioni su Bennu; entrambi gli asteroidi sono carbonacei». La trivellazi­one dei campioni su Bennu per Osiris-Rex è prevista per il 20 ottobre 2020, e il rientro sulla Terra della sonda sarà nel 2023, mentre già a fine 2020 rientrerà Hayabusa 2.

Come sappiamo che sono gli asteroidi giusti su cui cercare la vita o la pre-vita? «Da Terra — conclude Poggiali — vediamo la loro “firma spettrale” (ogni sostanza riflette la radiazione in modo diverso:

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