Corriere della Sera - La Lettura

Il camion dei teatri

- Di MAGDA POLI

In tempi di distanziam­ento, il palcosceni­co è stato portato in piazze e paesi. Lo fa da anni Fabio Cherstich con la lirica, lo hanno fatto ora Andrée Ruth Shammah nella Lombardia ferita, Davide Livermore in Liguria, il Regio di Parma con il caravan di Verdi

Tespi, chi era costui? Leggendari­o poeta e drammaturg­o ateniese del VI secolo a.C. — considerat­o l’inventore della tragedia greca — si spostava da una città all’altra dell’Attica con un carro sul quale si innalzava un palco. Da lì recitavano gli attori per far conoscere l’arte, la poesia, per allietare e far pensare.

Tespi — progenitor­e delle compagnie girovaghe che portavano il teatro dove non c’era — è il capostipit­e ideale di tutti gli attori nomadi, di tutti i senzaterra dell’arte scenica. E proprio in questo periodo difficile per il teatro, mesi di chiusura delle sale, di confinamen­to personale, di cancellazi­one e difficoltà di ogni tipo, sono rinati i carri di Tespi, certo hanno molti più cavalli, motorizzat­i in questo caso, perché sono camion o pulmini ideati per superare l’isolamento e portare il teatro sotto le case, nelle piazze, all’aperto. Si arriva su uno spiazzo, il camion si apre e svela un palcosceni­co con luci, scene, costumi, fondali, attori, cantanti. Magia antica, teatro e familiarit­à, bisogno di comunicazi­one più stretta. E sui carri è corsa la prosa, la lirica, il cabaret.

La prima opera-camion, opera lirica sul camion, nasce in tempi non sospetti, nel 2016, prodotta da Opera di Roma e Teatro Massimo di Palermo, ideazione e re g i a Fa b i o Cher s t i c h , i mmagini d i Gianluigi Toccafondo. Era il Barbiere di Siviglia di Rossini ridotto a un atto. Uno spettacolo ancora nel repertorio di entrambi i teatri, che ha fatto più di 45 repliche in cinque anni, un grande successo. «La novità di opera camion lanciata da me nel 2016 — puntualizz­a Cherstich — era il fatto che fosse un’opera lirica popolare, conosciuta, eseguita da un’orchestra di giovani, con altrettant­o giovani cantanti e attori, gratuitame­nte, per le periferie. Inoltre il camion è usato come spazio scenico in tutte le sue parti. Il prossimo anno sarà la volta di Tosca sul camion a Roma, un nuovo progetto per il Teatro Massimo di Palermo e poi un tour internazio­nale per Figaro! »

Ma non è solo la lirica a muoversi. Il progetto Tir-Teatro in rivoluzion­e, nato a Genova presso lo Stabile con il direttore Davide Livermore, ha offerto al pubblico un programma variegato: 8 spettacoli fra l’opera di Mozart, Bastiano e Bastiana, i recital di grandi nomi della prosa come Laura Marinoni, Lella Costa, Elisabetta Pozzi, Paolo Rossi e i reading seriamente comici degli Homo Ridens curati da Giorgio Gallione, nel cuore di Genova, nella sua provincia e nelle circoscriz­ioni, e in tre province su quattro della Liguria.

In trenta giorni di tour, il Tir ha portato in scena 20 recite con un totale di oltre seimila spettatori. «Il valore di un teatro — sottolinea Livermore — è nel suo essere un bene comune che, attraverso la pratica della bellezza, rende più vivibile un territorio e ricorda ai cittadini il senso profondo di essere agorà, di essere comunità nella partecipaz­ione», fondamenta­le e terapeutic­o dopo mesi di isolamento. Con il progetto Tir, prosegue Livermore, «abbiamo adempiuto a una grande missione: rispondere in tempo reale ai mutamenti della società. Abbiamo creato da zero, e in brevissimo tempo, una vera stagione teatrale. Un progetto alto e popolare insieme, per vincere la paura e dire a gran voce che l’espression­e “distanziam­ento sociale” è un neologismo assurdo e pericoloso che esorta alla chiusura. Noi siamo andati e andiamo in direzione opposta, verso l’apertura, l’incontro, la condivisio­ne, nel nome della bellezza».

Il Teatro Regio di Parma ha pensato a Violetta, la protagonis­ta della Traviata di Giuseppe Verdi, che è diventata itinerante con il «Caravan Verdiano», un magico container, in uno spettacolo ibrido tra lirica e prosa, La traviata. Lo spirito di Violetta con la drammaturg­ia e la regia di Manuel Renga, le scene e i costumi di Aurelio Colombo. L’opera è raccontata da un attore e un’attrice e cantata dalle voci di tre solisti — soprano, tenore e baritono — accompagna­te al pianoforte.

«Violetta è morta da qualche giorno — racconta Manuel Renga —, il funerale è già avvenuto e un’impresa di trasporti coordinata da uno strano individuo viene incaricata di recuperare tutti i beni dalla casa e tentare una vendita per recuperare quanti più soldi possibile, prima di portare tutto al macero». Sono proprio i ricordi di questo spirito travagliat­o che prenderann­o vita nello spazio scenico e Violetta rivedrà e rivivrà la sua tragica, amorevole storia.

Prosa, lirica, ma anche cabaret e canzoni: è questa la via originale percorsa da Andrée Ruth Shammah con i Camios, lasciando totalmente lo spazio ai giovani e creando, spiega la direttrice artistica, «un’idea di comunicazi­one sul filo della necessità che lanciasse un ponte tra le generazion­i alla ricerca di un rapporto nuovo».

Non Tir o container, ma due agili camioncini rossi hanno toccato le piazze di alcuni dei comuni più feriti dal Covid — e questa è una bella idea — Codogno, Alzano Lombardo, Cantù, Varzi, Lonato, Remedello, Stradella, Cologno Monzese, Orzinuovi, Gallarate, Lentate sul Seveso, Sesto Calende, Spirano, Maleo. Sul palco il giovanissi­mo gruppo de I Watt, con la cantante sedicenne Greta Rampoldi, che oltre ai loro brani hanno reinterpre­tato con un sound originale canzoni note al pubblico più âgé, e s e mpre co n u n sound originale — il loro — hanno attirato i più giovani meno propensi a sedersi in piazza. E poi la comicità di Davide Calgaro e i DuperDu, con la loro «canzone fattappost­a», composta per ogni cittadina dopo piccole ricerche storiche. Ne nascerà un disco e una tournée primaveril­e.

Passati migliaia di anni, comparendo e scomparend­o, i carri di Tespi hanno ritrovato nuova vita per riuscire a superare ogni separazion­e. Il teatro è una straordina­ria esperienza interiore, è l’incontro con un’essenziali­tà che non finisce di innescare echi, di chiarirsi e complicars­i. Il teatro è un viaggio e sa offrire «un tempo aggiuntivo» alla vita, di pienezza, gioend o , r i d e n d o , e p a te n d o ma s e mpre amando, così l’arte in ogni sua forma diventa lo sforzo dell’uomo di dare un senso all’esistenza, allo stare insieme, al condivider­e, al conoscersi.

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