Corriere della Sera - La Lettura
Covidizionario
Abbiamo fatto conoscenza, ahinoi, con una nuova, ma la parola «coronavirus» esiste dagli anni Sessanta. Abbiamo creduto di inventare termini inediti per descrivere una che si trasforma, ma «quarantenare» si usava nel 1855 e «dittatura sanitaria» addirittura nel 1839. Abbiamo rivoluzionato il significato di «tamponare», ma in Gran Bretagna hanno fatto di più, trasformando «2020» in un’ingiuria. Insomma, il Covid ha investito le nostre esistenze, ma anche la nostra Una guida de «la Lettura» tra le pagine del...
Visto ciò che ha portato con sé, non c’è troppo da stupirsi se in inglese il 2020 (letto twentytwenty: venti-venti) è già usato a mo’ di parolaccia in frasi ingiuriose come «go 2020 yourself!». Forse anche in italiano si dirà in futuro «qui succede un 2020» o «ha combinato un 2020», proprio come da più d’un secolo si fa con il quarantotto: il 1848 dei moti risorgimentali.
È certo un’esagerazione quella di chi, a partire da quest’annus horribilis, ha addirittura azzardato un’interpretazione di a.C. e d.C. come avanti Covid e dopo Covid. Ma resta il fatto che in quest’anno molte cose sono cambiate: tra le altre, anche il nostro modo di esprimerci.
«I tamponati positivi, anche se asintomatici, dovranno autoquarantenarsi per evitare che le loro goccioline li rendano dei superdiffusori». Una frase che oggi ci suona perfettamente normale, ma meno di un anno fa sarebbe stata impensabile prima ancora che incomprensibile. Perché, ormai lo sappiamo bene, la nuova realtà portata da questa pandemia ci ha costretto a prendere confidenza con molte nuove parole. A partire proprio da quel nome di Covid — maschile o femminile che sia, storpiato o no nell’italianizzazione dialettizzante Coviddi — con cui è stata battezzata la nuova malattia.
Il risultato è uno speciale «covidizionario»: un insieme di nuovi vocaboli, nuovi modi, nuovi usi che con inconsueta rapidità sono entrati a far parte della lingua di tutti i giorni. Trattandosi di pandemia, cioè di un fenomeno globale, la questione non riguarda certo il solo italiano. Anzi: il primo vocabolario ad aggiornare lemmi e significati è stato l’Oxford English Dictionary, che già ad aprile e a luglio aveva provveduto a pubblicare in rete due aggiornamenti straordinari. In una recente intervista, il direttore di quel dizionario racconta di non essere mai stato testimone di una tale ondata di neologismi in un solo anno e di un così rapido e generalizzato incremento del loro uso. Tra gli esempi che fa, c’è quello di Coronavirus: parola risalente agli anni Sessanta, ma rimasta sempre nella ristretta nicchia dell’uso scientifi