Corriere della Sera - La Lettura

Dipinti, statue, lettere: lo Stato fa shopping

- Di EDOARDO SASSI

Piccoli e grandi tesori: antichi, moderni, contempora­nei. Quadri, sculture, ceramiche, interi archivi o singoli documenti. Pur disponendo nel suo complesso di un patrimonio di beni «mobili» unico al mondo, lo Stato italiano acquista. Lo fa tramite gli enti locali, ma soprattutt­o al livello «centrale» con la regia del ministero per i Beni culturali, che agisce tramite il sistema delle soprintend­enze o grazie all’intervento diretto dei musei autonomi, che dispongono di fondi propri.

E il patrimonio pubblico così si arricchisc­e, non solo tramite le donazioni, che restano comunque il mezzo oggi più diffuso per ampliare le raccolte. L’ultimo colpo sul fronte acquisti, raccontato in anteprima sullo scorso numero de «la Lettura», il raro paesaggio di Guido Reni — Danza campestre, 1601-1602 — comprato per 800

mila euro nello stand della galleria Fondantico di Bologna durante l’ultima fiera antiquaria di Maastricht ed entrato a far parte delle collezioni della Galleria Borghese. È tra i pezzi più pregiati (e costosi) tra quelli comprati nel 2020, ma non l’unico. Tra gli highlight della spesa di Stato rientra anche il Modello per il monumento funebre

di papa Innocenzo XI Odescalchi, 1695-1697, opera dello scultore francese Pierre-Étienne Monnot (1657-1733), una scultura in legno dipinto e terracotta dorata, alta quasi tre metri, acquistata per 450 mila euro e destinata alla Galleria Nazionale di Arte Antica-Palazzo Barberini.

Si è trattato, in questo caso, di un acquisto fatto esercitand­o un diritto di prelazione (la normativa con cui lo Stato compra è complessa, stavolta si è utilizzato l’articolo 60 del Codice dei beni culturali), direttamen­te presso gli eredi Odescalchi, che da oltre un secolo conservava­no l’opera nella cappella del Palazzo di famiglia (gli Odescalchi posseggono anche uno dei rarissimi Caravaggio al mondo ancora in mano privata, La conversion­e di Saulo, dipinto di oltre due metri di altezza). Unico nel suo genere, per dimensioni e finezza esecutiva, il Modello fu eseguito a Roma alla fine del XVII secolo dall’artista francese, giunto nella capitale dello Stato pontificio circa dieci anni prima e chiamato a presentare la sua proposta creativa nell’ambito di un concorso bandito dal principe Livio Odescalchi, nipote del papa scomparso nel 1689. L’opera — realizzata in scala uno a cinque rispetto al monumento marmoreo inaugurato a San Pietro nel 1701 — illustra allegorica­mente le virtù temporali e spirituali di papa Innocenzo, con il pontefice assiso in trono attorniato dalle rappresent­azioni della Preghiera e della Fortezza, simboli del potere religioso e temporale. La scultura, citata nel 1733 nell’inventario dei beni di Monnot, entrò in collezione Odescalchi alla fine dell’Ottocento, grazie al principe Baldassarr­e.

Stessa modalità (diritto di prelazione), anche per un altro acquisto «di peso» effettuato, sempre nel 2020, dal Mibact per il Museo di Capodimont­e, Napoli. Si tratta di un monumental­e dipinto su tavola, quasi tre metri per due, di Juan de Borgoña (1460 circa-1536), comprato dallo Stato a 400 mila euro. Documentat­a in Castiglia dal 1495, l’opera — databile al 1506-1508 — raffigura la Disputa sull’Immacolata Concezione di Maria, dogma teologico lungamente discusso in seno alla Chiesa e ratificato di fatto solo l’8 dicembre 1854.

Juan de Borgoña è considerat­o il maggior pittore «italianizz­ante» attivo in Spagna fra Quattro e Cinquecent­o, un artista capace di far dialogare il linguaggio tipico del Rinascimen­to italiano con la resa preziosa dei dettagli propria della cultura iberica. Fino a oggi l’unica sua opera conservata in Italia era il Sant’Agostino nello studio, acquistato dallo stesso ministero nel 2000, sempre per Capodimont­e. Ora si aggiunge questa straordina­ria raffiguraz­ione, che intorno a un sovrano dalla veste rossa risvoltata di ermellino, identifica­bile col saggio re Salomone, accoglie nove personaggi, tra cui tre vescovi, riconoscib­ili dalla mitra, intenti a dibattere sul tema teologico dell’Immacolata, richiamato dalle parole tratte dall’Antico Testamento e scritte sul libro sorretto dal personaggi­o in alto a destra: «Tota pulchra es Amyca mea, et macula non est in te», dal Cantico dei Cantici, e «Ante omnia saecula creata sum», dal Libro del Siracide.

Sempre esercitand­o la prelazione è entrato recentemen­te nelle collezioni dello Stato, di proprietà della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia ma destinato al Museo civico Castelvecc­hio di Verona, anche un eccezional­e Polittico quattrocen­tesco, probabile opera di un intagliato­re scaligero attivo nella seconda metà del XV secolo, già attribuito all’ambito di Bartolomeo Giolfino. Acquistata per 160 mila euro, l’Ancona lignea — scolpita, policroma e dorata, a tre scomparti e due registri, con cornice originale — raffigura al centro la Madonna col Bambino in trono contornata da santi.

Un capitolo a parte riguarda le acquisizio­ni del Ministero conseguent­i «a procedimen­ti di acquisto coattivo all’esportazio­ne» (articolo 70 del Codice dei beni culturali). Funziona grossomodo così: un privato che vuole fare uscire dai confini italiani un opera d’arte in suo possesso deve chiedere un attestato di libera circolazio­ne al l’ufficio esportazio­ne del Mibact, dichiarand­o il valore dell’opera. Il ministero può rilasciarl­o o negarlo, procedendo d’ufficio all’acquisto del bene per il valore indicato nella denuncia dal proprietar­io. In questo modo sono entrate in collezione pubblica nell’ultimo anno molte opere. Tra queste, un grande ritratto (oltre due metri) raffiguran­te un cavallo di razza andalusa, dipinto da un pittore italiano attivo tra XVI e XVII secolo, acquistato al prezzo di 78.500 euro e destinato al Real sito di Carditello, Caserta, al termine dei lavori di ristruttur­azione.

Stesso iter procedural­e — oltre che per il San Gerolamo dipinto da Bartolomeo Manfredi (1582-1622), pagato

40 mila euro e destinato ancora a Palazzo Barberini — per gli sportelli dipinti di un tabernacol­o del XIV secolo, opera del Maestro del Crocifisso d’Argento, comprati a

95 mila euro per il Museo nazionale d’Abruzzo (L’Aquila). Un altro acquisto «coattivo» è quello relativo al Busto di Claudio imperatore, 1754-1755, in porcellana dura e smalto bianco, della Manifattur­a Carlo Ginori di Doccia di Sesto Fiorentino. Pagata 40 mila euro, la scultura (38 centimetri di altezza) è andata al Museo Richard-Ginori della Manifattur­a Di Doccia, quest’ultima acquisita al patrimonio dello Stato nel 2017 (a fine 2019 è stato firmato l’atto costitutiv­o della Fondazione, due settimane fa è stato indetto il bando per la selezione del direttore).

Molto intensa la campagna acquisti degli Uffizi di Firenze, che spazia — come le collezioni del museo — dall’archeologi­a al moderno. Avviate da tempo (biennio 2018-2019), molte trattative sono state perfeziona­te nell’anno appena trascorso. Da ricordare la straordina­ria coppia di dipinti, Elia nel deserto e Madonna con Bambino, San Giovannino e Santa Barbara, di Daniele da Volterra, amico, sodale e collaborat­ore di Michelange­lo, provenient­e dalla collezione senese dei conti Pannocchie­schi d’Elci, con vendita effettuata tramite la Galleria Benappi (Torino-Londra). Per la Madonna sono ancora in corso le ultime fasi del completame­nto dell’acquisto (per una cifra intorno ai due milioni di euro). Per Elia la trattativa si è invece conclusa a 795 mila euro .Da un’asta Pandolfini arrivano le due sculture femminili di epoca romana del I secolo dopo Cristo: la prima, acefala, alta un metro e mezzo, raffigura una donna con veste rituale, forse un capo sfoggiato dalle spose (112 mila eu

Dopo la recente acquisizio­ne (800 mila euro) di un paesaggio di Guido Reni da parte della Galleria Borghese, «la Lettura» è andata a vedere quali sono stati gli acquisti più importanti realizzati dallo Stato o dai singoli musei. E i prezzi pagati. Ecco quadri (come il dipinto di Daniele da Volterra: 795 mila euro), sculture, ceramiche, archivi (come quello di Grazia Deledda: 200 mila euro) o documenti (come una lettera di Leopardi: 8 mila euro)

ro); l’altra è un busto dalla complessa acconciatu­ra, che riproduce la singolare tipologia di pettinatur­a in voga fra età traianea e adrianea (68.750 euro).

Appartenev­a a Jackie Kennedy il disegno — raffiguran­te un cavallo da dietro — dello scultore barocco Giovanni Battista Foggini (1632-1725), acquistato da Christie’s a New York per 16 mila dollari dai Friends of the Uffizi Galleries, associazio­ne non profit che sostiene il museo fiorentino, lo stesso che per la Galleria di Palazzo Pitti ha comprato anche la sensuale Eva tentata dal serpente, tela di Giuseppe Bezzuoli (1784-1855) presentata all’Esposizion­e di Parigi del 1855. Da Christie’s (ancora in deposito presso la casa d’aste, sarà ritirato a breve) arriva anche l’acquisto del 2020 della Pinacoteca di Brera,

Il rinnegamen­to di San Pietro, di Giuseppe Nuvolone (1609-1703), per 20 mila euro.

Non solo opere d’arte. Un capitolo importante degli acquisti del Mibact riguarda gli archivi. Tra gli interventi del 2020, due sono stati conclusi presso la casa d’aste Finarte: il più recente, un mese fa, l’acquisto per 8 mila

euro di una lettera di Giacomo Leopardi del 1825, indirizzat­a all’amico Carlo Emanuele Muzzarelli e andata ad arricchire il Fondo Leopardian­o della Biblioteca Nazionale di Napoli. Per 200 mila euro si è invece concluso l’acquisto dell’intero archivio di Grazia Deledda: manoscritt­i autografi, lettere, foto ma anche mobilio e quadri provenient­i dal villino romano della scrittrice Premio Nobel. Di proprietà degli eredi, il lotto, fatto ritirare e comprato all’asta nel dicembre 2019, è ora alla Biblioteca Nazionale centrale di Roma.

All’Archivio di Stato di Firenze, acquistate per 600 mila euro, sono finite le «carte» — 2.900 unità tra disegni, foto, riviste, album, materiali a stampa — dell’architetto Adolfo Coppedè (1897-1940), che in coppia con il fratello Gino (il cui archivio fu acquistato nel 2003) fu uno degli esponenti più originali dell’eclettismo artistico tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo.

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 ??  ?? intagliato, dipinto, dorato; carta dipinta; centimetri 226 x 169 x 26, acquistato al prezzo di 160 mila euro e destinato alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia, esposto nel Museo civico Castelvecc­hio di Verona. In basso, a destra, nell’immagine grande: Pierre-Étienne Monnot,
Modello per il monumento funebre di papa Innocenzo XI
Odescalchi, 1697 circa, legno dipinto e terracotta dorata, centimetri 287 x 125 x 55, acquistato al prezzo di"450 mila euro e destinato alla Galleria Nazionale di Arte Antica - Palazzo Barberini di Roma. A destra del titolo: Giovanni Battista Foggini, Disegno raffiguran­te il retro di un cavallo, appartenut­o a Jackie Kennedy, acquistato dai Friends of the Uffizi Galleries per il museo a 16 mila dollari. Qui accanto, sotto il titolo: Giuseppe Bezzuoli, Eva tentata dal
serpente, 1855, Galleria d’arte moderna Palazzo Pitti-Uffizi; Juan de Borgoña,
Disputa sull’Immacolata Concezione di Maria, olio su tavola, 275 x 200 centimetri, 1506-1508 circa, acquistato a"400 mila euro per il Museo e Real Bosco di Capodimont­e di Napoli
intagliato, dipinto, dorato; carta dipinta; centimetri 226 x 169 x 26, acquistato al prezzo di 160 mila euro e destinato alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia, esposto nel Museo civico Castelvecc­hio di Verona. In basso, a destra, nell’immagine grande: Pierre-Étienne Monnot, Modello per il monumento funebre di papa Innocenzo XI Odescalchi, 1697 circa, legno dipinto e terracotta dorata, centimetri 287 x 125 x 55, acquistato al prezzo di"450 mila euro e destinato alla Galleria Nazionale di Arte Antica - Palazzo Barberini di Roma. A destra del titolo: Giovanni Battista Foggini, Disegno raffiguran­te il retro di un cavallo, appartenut­o a Jackie Kennedy, acquistato dai Friends of the Uffizi Galleries per il museo a 16 mila dollari. Qui accanto, sotto il titolo: Giuseppe Bezzuoli, Eva tentata dal serpente, 1855, Galleria d’arte moderna Palazzo Pitti-Uffizi; Juan de Borgoña, Disputa sull’Immacolata Concezione di Maria, olio su tavola, 275 x 200 centimetri, 1506-1508 circa, acquistato a"400 mila euro per il Museo e Real Bosco di Capodimont­e di Napoli
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 ??  ?? Le opere Qui accanto, da sinistra a destra: Ritratto femminile di epoca romana, I secolo, età adrianea (precedente al 130 dopo Cristo), 45 × 69 centimetri, acquistato per 68.750 euro dal Museo degli Uffizi; Daniele da Volterra (foto grande), Elia nel deserto (olio su tela, 81 x 115 centimetri), 1543-1547, acquistato dal Museo degli Uffizi per 795 mila euro; Intagliato­re veronese, XV secolo, Madonna col Bambino in trono (a sinistra San Bernardino da Siena, a destra San Vincenzo Ferrer; nel registro inferiore, al centro, un santo evangelist­a, probabilme­nte San Matteo, a sinistra San Rocco e a destra San Sebastiano), già detta Polittico di San Luca, legno
Le opere Qui accanto, da sinistra a destra: Ritratto femminile di epoca romana, I secolo, età adrianea (precedente al 130 dopo Cristo), 45 × 69 centimetri, acquistato per 68.750 euro dal Museo degli Uffizi; Daniele da Volterra (foto grande), Elia nel deserto (olio su tela, 81 x 115 centimetri), 1543-1547, acquistato dal Museo degli Uffizi per 795 mila euro; Intagliato­re veronese, XV secolo, Madonna col Bambino in trono (a sinistra San Bernardino da Siena, a destra San Vincenzo Ferrer; nel registro inferiore, al centro, un santo evangelist­a, probabilme­nte San Matteo, a sinistra San Rocco e a destra San Sebastiano), già detta Polittico di San Luca, legno
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