Corriere della Sera - La Lettura
L’Africa di Churchill l’autunno di Bernini
Sono tra le vendite più importanti di questi mesi: un olio del futuro premier inglese dipinto in Marocco (300-500 mila sterline), una scultura del genio del Barocco (8-12 milioni di dollari), le perle di Chanel (3-5 mila dollari), un Botticelli privato (80 milioni di dollari)
Storie. Tante storie. Storie di bellezza e di soldi, di potere e di eleganza. Il 2021 delle Grandi Aste si apre con alcune storie preziosissime (e costosissime). Come quella — da almeno 80 milioni di dollari
— che andrà in scena il 28 gennaio, da Sotheby’s a New York, dove sarà messo in vendita il Giovane che tiene in mano un
tondo di Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi più noto come Sandro Botticelli (1445-1510), il genio della Primavera, della Nascita di Venere, delle Storie di Nastaglio degli Onesti. Un ritratto degno, secondo Christopher Apostle, capo del dipartimento Old Masters di Sotheby’s, «di figurare accanto al Ritratto di giovane con la medaglia di Cosimo de’ Medici (1475 circa) degli Uffizi come al Ritratto
di Giuliano de’ Medici (1480 circa) della National Gallery di Washington».
L’asta newyorkese catapulterà il Ritratto di Botticelli (uno dei rarissimi ancora in mani private) nell’Olimpo dei più costosi ritratti di tutti i tempi, accanto al Ritratto di Adele Bloch-Bauer II di Gustav
Klimt (battuto nel 2006 per 87,9 milioni
di dollari )eal Ritratto del dottor Gachet di van Gogh (battuto nel 1990 per 82,5
milioni, sempre di dollari). Finendo per mettere nell’ombra addirittura l’affascinante olio su tavola Abramo con i tre angeli (1646) di Rembrandt (1606-1669), anch’esso in vendita insieme al Botticelli, uno dei dipinti «meglio documentati dell’artista», che all’asta newyorkese arriverà comunque con una base di tutto rispetto: 20-30 milioni di dollari.
A rendere particolarmente incredibile il nobile Giovane di Botticelli (i capelli biondo scuro ondulati e tagliati sul davanti, la tunica semplice ma elegante con una fila di bottoni, un sottile bordo della camicia che sbuca dal colletto) che per qualcuno potrebbe essere Giovanni di Pierfrancesco de’ Medici, fratello di Lorenzo il Popolano (ramo cadetto della famiglia di banchieri) sono proprio le «sue» tante storie. Come quella di Sheldon Solow (1928-2020), grande costruttore di iconici grattacieli a Manhattan e grande collezionista d’arte (Picasso, Basquiat, Balthus, Matisse, Giacometti...), morto lo scorso 18 novembre a 92 anni. Che lo aveva all’epoca acquistato per «sole» 810 mila sterline (1,3 milioni di dollari) e che ora lo venderà, tramite la sua Fondazione, praticamente esentasse.
Figlio di un muratore, Solow è stato a capo di una fortuna valutata 4,4 miliardi di dollari, 167° «paperone» più ricco d’America nell’ultima classifica di «Forbes». In una carriera cominciata negli anni Cinquanta a Queens, Solow ha costruito decine di edifici importanti e il suo portafoglio immobiliare lo ha messo alla stregua di altri grandi tycoon del cemento, tra cui, oltre a Donald Trump, i fratelli Fisher, Lewis Rudin, Larry Silverstein e Henry Helmsley. Poco prima della morte Solow aveva deciso di mettere all’asta quel rarissimo ritratto di Botticelli, donandolo però in precedenza alla sua fondazione privata per risparmiare milioni di dollari di tasse grazie alle detrazioni fiscali per opere di filantropia, escamotage legale che di frequente viene usato da ricchi americani per proteggere titoli, patrimonio e immobili.
Il 29 gennaio, sempre da Sotheby’s a New York, va in scena la storia del tesoro della newyorchese Hester Diamond (1928-2020), designer d’interni, mercante e collezionista d’arte. Un tesoro che comprende capolavori classici di Dosso Dossi, Filippino Lippi, Aurelio Lombardo, Federico Carocci ma anche eccellenti voci contemporanee comne quelle di Bill Viola, Barry X Ball, Xu Zhen, Dustin Yellin. Pezzo forte: un Autunno di un giovanissimo Gian Lorenzo Bernini (15981680) scolpito tra il 1615 e il 1618 a Roma con il padre Pietro (stima di partenza: 812 milioni di dollari), testimonianza del più grande scultore dai tempi di Michelangelo Buonarroti, del maestro del Barocco, costantemente indicato nella letteratura come un genio precoce. Lo testimonia proprio questo Autunno che anticipa felicemente i trionfi della Galleria Borgese di Roma (a cominciare dall’Apollo e Dafne solo di pochi anni successivo).
Il 17 febbraio a Parigi, sempre da Sotheby’s, è in programma Unwrapped, preannunciato come un viaggio in 400 lotti nel mondo segreto di Christo (1935-2020) e Jeanne-Claude (19352009), profeti insuperabili della Land Art e dell’impacchettamento come forma d’arte (l’imballaggio del Reichstag a Berlino nel 1995, The Floating Piers sul Lago d’Iseo nel 2016).
Yves Klein, Lucio Fontana, Claes Oldenburg, Marcel Duchamp, William Copley, Nam June Paik: la vendita all’asta della collezione di Christo e Jeanne-Claude (stima totale: 4
milioni di dollari) permetterà di entrare come per incanto nel loro mitico studio al 48 di Howard Street, New York. E nelle loro passioni: Andy Warhol (rappresentato da un ritratto di Jackie dipinto nel 1964 e quotato almeno 1 milione di dollari), Gerrit Rietveld (con la poltrona Hage, 1919), Joan Miró (con la scultura Personnage del 1968).
Da Christie’s per questo 2021 sembrano arrivare storie di politica, di potere, di economia, di moda. In praise of America
(ovvero: in lode dell’America) è soltanto una parte dell’Americana Week in programma a New York (online e dal vivo, dal 7 al 22 gennaio), celebrazione del gusto e del collezionismo Usa. Dove comparirà una rara edizione contemporanea (del 1776) della «Dichiarazione di Indipendenza» proveniente dalla collezione dell’ambasciatore emerito J. William Middenorf II (1924). La «Dichiarazione», come avrebbe scritto in seguito Thomas Jefferson, era nata «come espressione della mente americana» e quando il testo definito venne adottato il 4 luglio 1776, il Congresso ordinò che le copie «fossero inviate alle diverse Assemblee, Convenzioni e Comitati o Consigli di Sicurezza e che venissero proclamate in ciascuno degli Stati Uniti». Così lo stampatore di Filadelfia John Dunlap, lavorando la notte del 4 luglio,avrebbe fissato i caratteri di quella «Dichiarazione» ora all’asta per una cifra (iniziale) compresa tra 600 e 800 mila dollari.
Sempre in questo mese di gennaio (dal 14 al 29) andranno all’asta online più di cento gioielli Chanel creati durante i 36 anni di Karl Lagerfeld (1933-2019) alla direzione creativa del marchio. Anche quei 665 lotti (stima totale compresa tra 5e8
milioni dollari) nascondono una bella storia (in qualche modo oscura): sono parte del tesoro di Susan Kaposta Penn (1946), gran dama dell’Upper East Side il cui defunto marito John (1929-2016), in qualità di Ceo di Salomon Brothers, è stato l’indiscusso re di Wall Street negli Anni Ottanta fino al grande scandalo per aggiotaggio a un’asta di titoli del Tesoro americano del 1991 (i più maliziosi definivano a sua volta Susan «la Maria Antonietta di Wall Street»).
Per i collezionisti e gli appassionati della maison Chanel, «questa vendita offre molti pezzi unici e prototipi», assicura Claiborne Poindexter, specialista di Christie’s Jewels. Tra questi: l’incredibile collana (con tanto di orecchini pendant) di perle finte a tre fili con grandi ciondoli di foglie in pasta di vetro (3-5 mila dollari) e metallo dorato. Davvero perfetta per «la Marie Antoinette di Wall Street». E per chi voglia imitarla.
A Londra, il primo marzo da Christie’s, riflettori puntati su un paesaggio del Marocco dipinto da Sir Winston Churchill (1874-1965) nel 1935 e regalato a Bernard Law Montgomery (1887-1976), eroe della battaglia di El Alamein. Il dipinto dall’essenziale titolo Scene at Marrakech verrà offerto con una stima di 300-500 mila
sterline. Il quadro, donato a Montgomery per ringraziarlo del suo determinante contributo alla vittoria finale delle forze alleate nel 1945 contro il Terzo Reich, simboleggia rispetto e amicizia ed era finora sempre rimasto nella collezione privata della famiglia Montgomery. Questa sarà, dunque, la sua prima uscita in asta. Dove racconterà tutte le sue storie: a cominciare da quella dello statista inglese (premier dal 1940 al 1945 e dal 1951 al 1955) che compie il suo primo viaggio in Africa nel 1935 su istigazione dell’amico Sir John Lavery e si innamora del calore e della luce del continente. Realizzando una delle sue opere migliori: piena di blu, di verdi, di gialli, capace di raccontare non la politica ma l’aria del Marocco.