Corriere della Sera - La Lettura
Anno200016: a Bologna c’èDavid Bowie
I fumetti hanno spesso raccontato la star morta 5 anni fa. Ma mai come fa «Saetta Rossa»
David Bowie è morto 5 anni fa ma non in Saetta Rossa. Nel fumetto di Marco Bucci e Riccardo Atzeni (Panini), la notizia è appena arrivata. È il 10 gennaio 2016 e il protagonista, Samuel, la apprende per caso dallo smartphone. «Addio a David Bowie», recita il titolo dell’articolo. E, leggendolo, Samuel si pietrifica. Immobile in una strada di Bologna con il telefono in mano, attraversa il tempo ma non lo spazio: lo vediamo paralizzato mentre gli acquerelli di Atzeni disegnano attorno a lui un mondo che cambia. Di tavola in tavola, passano i secoli, poi i millenni. Quando il viaggio nel tempo si interrompe, siamo nel 200016: Bowie è morto da 198 mila anni e la civiltà umana esiste ancora, ma è cambiata. Parecchio. A Samuel non resta che farci i conti, e lo fa dialogando con il cantautore britannico che ha fatto del cambiamento la sua cifra distintiva.
Saetta Rossa uscirà il 10 gennaio, in occasione dell’anniversario della scomparsa di Bowie. Lui, nel fumetto, è un po’ spirito guida, un po’ voce della coscienza, un po’ genio maligno cartesiano: dà consigli, ma instilla anche dubbi dolorosi quanto necessari. L’inquietudine di Samuel non trova pace, anche se la Terra del futuro in cui si trova a vivere non fa nessuna paura, anzi: è pacificata da una tecnologia onnipresente e gentile, che ama tutti i suoi figli e li vuole liberare dal male. Nella Bologna del 200016 non esiste violenza, ognuno è libero di essere chi o cosa vuole e la miseria è stata sconfitta, ma a che prezzo? E chi lo sta pagando? Il futuro inclusivo che Samuel scopre di pagina in pagina ha un lato oscuro, oppure quello che scalcia dentro di lui (e dentro il lettore) è solo il riflesso incondizionato di chi ha letto troppe storie distopiche? Saetta Rossa èun fumetto di fantascienza, ma gli autori mettono il worldbuilding al servizio di interrogativi etici attuali. Lo spaesamento di Sam è quello di chi scopre di avere la mente un po’ meno aperta del previsto: per certi versi, è lo stesso che sperimenta ogni generazione quando passa il testimone a quella successiva. A fare paura, in entrambi i casi, sono due cose: il cambiamento e la complessità («Sento nostalgia di prima, di come fosse tutto più semplice», esclama a un certo punto Samuel).
Nel fumetto Bowie fa capolino ovunque, dal titolo in giù. Ma non c’è mai davvero perché questa non è la sua storia, bensì quella di un ragazzo venuto dal passato che deve imparare ad amare il futuro. E chi meglio di un trasformista seriale e visionario per insegnargli come farlo? Per questo Bowie compare e scompare, come una guida spirituale mutante e inafferrabile che (saggiamente) gli autori non riducono mai a un deus ex
machina .In Saetta Rossa è prima di tutto sé stesso, bendato come nel videoclip di Lazarus, il suo testamento visivo e musicale (distribuito pochi giorni prima della morte). Ma è anche Jareth, il Re dei Goblin cui aveva prestato corpo e voce nel film Labyrinth. È l’enigmatico «viandante sul mare di nebbia» del dipinto di Caspar David Friedrich ed è Ziggy Stardust, sul palco con gli Spiders from Mars (al suo fianco, il leggendario chitarrista Mick Ronson). Qualunque sia il suo aspetto, non sembra mai fuori posto tra le vignette. Merito del talento di Atzeni, certo, ma non solo.
Tra Bowie e il fumetto c’è affinità. Tra i cento libri che più lo influenzarono, recentemente raccontati da John O’Connell in Il book club di David Bowie (Blackie), Bowie indicò tre comics: le strisce nazionalpopolari di
Beano, quelle satiriche di Viz e la rivoluzionaria rivista «Raw», diretta da due assi come Art Spiegelman (autore di Maus) e Françoise Mouly. La sua vita è stata raccontata a fumetti a più riprese: si va da Haddon Hall di Néjib (Bao), che adotta il punto di vista della sua dimora londinese, al più lineare Bowie. Una biografia di Maria Hesse e Fran Ruiz (Solferino), fino all’insuperato
Bowie (Panini), biografia-capolavoro di Mike Allred e Steve Horton. Ma ad essere rivelatore non è tanto il Bowie a fumetti, ma il Bowie nei fumetti: Neil Gaiman nella serie Sandman ha voluto dare le fattezze di Bowie (periodo Space Oddity, a voler essere precisi) al personaggio di Lucifero. Oggi Saetta Rossa fa di lui una sorta di Virgilio esistenziale. Bowie non solo artista da raccontare ma un immaginario intero cui attingere.