Corriere della Sera - La Lettura

Rifalla, Sam Tutte le battute del cinema

La nuova raccolta di Roberto Casalini Vincono «Casablanca», Allen e Shakespear­e

- Di MAURIZIO PORRO

«Non ci sono né ottimisti né pessimisti, solo imbecilli allegri e imbecilli tristi»: Jeanne Moreau racchiude così la sua filosofia nella Sposa in

nero di Truffaut. Ma, di ribalzo, c’è anche William Holden che in L’amore è una cosa meraviglio­sa sussurra a Jennifer Jones: «Ho ordinato un plenilunio per lei». Roberto Casalini, con la consulenza della figlia Paola, come un monaco certosino, ha pronta la seconda edizione di un gustoso dizionario di battute del cinema di 600 pagine, dialoghi, pensieri, raffinatez­ze e volgarità, pezzi unici che si possono dire solo su uno schermo. Non è la ricerca dello stereotipo; piuttosto l’inverso, quella del jolly. In onore a Casablanca s’intitola Suonala ancora, Sam e uscirà per Bompiani. Si inizia con Abito e si finisce con Vita, nel mezzo si prendono in esame con divertita cinefilia 1.523 film con 7.575 frasi coprendo il movie century dal 1920 al 2019. Che si sia ampliato lo sguardo lo dimostra che, esempio, Rocco e i suoi fratelli aveva una sola citazione e ora ne ha 12, anche se trionfa Casablanca con 36 frasi, seguito da Via col vento (31), Amore e guerra (29), Manhattan (26), Full Metal Jacket (24), Il sorpasso (20), Il

diario di Bridget Jones (16), La grande bellezza (15). Facendo le somme, chiaro che Woody vince dal momento che porta in dote il genio in oltre 50 titoli, ma la scelta è ampia, prodiga di amarcord, Fellini compreso.

Lo strapotere è di Hollywood sia quando è leziosa («Mi sento assolutame­nte infelice con 19 forcine ficcate dritte nel cervello», Katharine Hepburn in Piccole donne), sia quando è sfacciata («Figurati che mi voleva mollare per sua moglie» esclama Joan Crawford in Donne) oppure Gilda-Rita Hayworth che implora: «Non so aprire la chiusura lampo, qualcuno è disposto ad aiutarmi?». E che dire del parrucchie­re Franco Fabrizi che dice a Dirk Bogarde in Morte a Venezia: «E adesso signore può innamorars­i tranquilla­mente».

Alcune battute sono già state selezionat­e dalla memoria dello spettatore: «Domani è un altro giorno», «Francament­e me ne infischio» (prima nella classifica dell’American Film Institute), «Nessuno è perfetto»; altre giocano con un delizioso erotismo come fa la scostumata Mae West: «Hai una pistola in tasca o sei contento di vedermi?». Casalini si fa prestare massime da Ingmar Bergman, per una volta quasi faceto («La verginità di una ragazza è come un orzaiolo nell’occhio del diavolo»), dal western ironico («Gli sceriffi non hanno mogli, solo vedove», dice Jane Manfield in La bionda e

lo sceriffo), dal gustoso melò di Joan Crawford e Jack Carson nel Romanzo di Mildfred: «L’amicizia può dare più dell’amore»; «Sì, ma c’è meno gusto».

Non ci si nega niente. Il cinema ha fatto sue citazioni di Nietzsche, massime di Chateaubri­and, un pensierino di Pascal (riveduto e corretto da Frank Capra in Angeli

con la pistola) e poi Pessoa, Wilde, molto Shakespear­e tanto che la famosa battuta che siamo fatti della materia di cui sono fatti i sogni (dalla Tempesta) risulta fra le prime della classifica americana. Ci sono frasi ormai recitate a memoria come quella del Gattopardo per cui qualcosa bisogna cambiare affinché rimanga tutto come prima, l’humour di Cary Grant diretto da Hitchcock («Non discuto mai d’amore a stomaco vuoto»), poi i pessimismi del gran film di Scola C’eravamo tanto

amati, i consigli di Leone («Quando devo sparare alla sera vado a letto presto») e le tenerezze della Moreau in

Jules e Jim: «Il nostro amore sta per nascere, bisogna lasciarlo tranquillo come un bambino». Non manca — come avrebbe potuto? — il grande Billy Wilder con una battuta definitiva da Un, due, tre: «Il capitalism­o sembra un pesce morto al chiaro di luna, luccica ma puzza». La capacità dei film americani è di sposare pessimismo e commedia. Sentite Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany: «Negli ultimi due mesi sono stata invitata a cena da 26 vermi diversi». Sulla bellezza — oggetto scatenato di tanti sceneggiat­ori — dice la sua persino Totò, nel film contro Maciste: «Non sono brutto ma mi arrangio». Finiamo con una delle battute più belle, quella con cui Blanche chiude Un tram che si

chiama desiderio: «Mi sono sempre fidata della gentilezza degli estranei».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy