Corriere della Sera - La Lettura

Il corpo dell’artista Pasolini, che pittore!

- Di STEFANO BUCCI con un testo di MAURO COVACICH

In mostra i suoi lavori soprattutt­o giovanili

Per Accattone (1961) aveva guardato a Masaccio (forse il più amato). Nel Vangelo secondo Matteo (1964) si ritrovano gli echi della Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca (i copricapi di Caifa e dei sacerdoti del Sinedrio). La Ricotta (1963) mette insieme nella scena della Crocifissi­one il Cristo deposto di Pontormo e la Deposizion­e di Rosso Fiorentino. Quello di Pasolini per la pittura è stato un amore viscerale, sbocciato dall’incontro con Roberto Longhi, il cui corso sui Fatti di Masolino e Masaccio Pasolini avrebbe seguito nell’anno accademico 1941-1942 presso l’Università di Bologna. A Longhi il «poeta corsaro» sarebbe rimasto debitore — come scriverà nella dedica al film Mamma Roma — della sua «folgorazio­ne artistica». Con lui, non a caso, Pasolini scelse inizialmen­te di laurearsi con una tesi sulla pittura contempora­nea, di cui abbozzò i primi capitoli su Morandi, Carrà, De Pisis, andati perduti.

I 19 quadri giovanili (disegni a china e a tecnica mista, dipinti a tempera e a olio) appena ripuliti e restaurati dal Laboratori­o di Valeria Pedroni di Porcia grazie al sostegno del bando specifico della Fondazione Friuli, svelano un aspetto a molti ancora poco noto della straordina­ria versatilit­à del talento di Pier Paolo Pasolini, ovvero quello di pittore. I dipinti saranno ora esposti in modo permanente nella riallestit­a Sala dell’Academiuta di lenga furlana del Centro Studi Pasolini di Casarsa della Delizia, in provincia di Pordenone, luogo mitico nella memoria di Pasolini: qui nasce la madre Susanna Colussi (1891-1981); a Casa Colussi ha oggi sede il Centro Studi (tra le novità più recenti un nuovo sito web con più ampio accesso ai materiali di studio, centrostud­ipierpaolo­pasolinica­sarsa.it); nel cimitero di Casarsa Pasolini (1922-1975) è sepolto.

Nella riallestit­a pinacoteca, accanto alle opere giovanili di Pasolini, il visitatore troverà una scelta di quadri degli artisti friulani a lui contempora­nei con i quali si sarebbe sviluppato un legame di amicizia e collaboraz­ione. Ancora una volta, la scelta di Casarsa non è casuale. Scriveva lo scrittore e cugino Nico Naldini nel 1991 introducen­do il catalogo di una mostra a Vienna di disegni e dipinti di Pasolini: «Per molti anni è stato attratto dall’idea di diventare pittore, unendo magari strettamen­te l’attività pittorica e quella poetica. Cominciò a dipingere a Casarsa nell’estate del 1941: quadri dipinti a olio e con l’acquaragia secondo le antiche ricette degli impression­isti. Come un vero vedutista usciva di casa con il cavalletto e la cassetta dei colori legati alla canna della bicicletta e si inoltrava nei campi che circondano il paese».

I riferiment­i alla pittura affollano il suo cinema: Masaccio in «Accattone», Piero della Francesca nel «Vangelo secondo Matteo»,

Pontormo e Rosso Fiorentino per «La ricotta»... Ora è la sua pittura a mostrarsi pienamente, in un nuovo allestimen­to che ospiterà 19 opere (dipinti a tempera e a olio, disegni a china e a tecnica mista) ripulite e restaurate. Accanto a lui i quadri degli artisti friulani con cui sviluppò collaboraz­ione e amicizia

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