Corriere della Sera - La Lettura
Il corpo dell’artista Pasolini, che pittore!
In mostra i suoi lavori soprattutto giovanili
Per Accattone (1961) aveva guardato a Masaccio (forse il più amato). Nel Vangelo secondo Matteo (1964) si ritrovano gli echi della Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca (i copricapi di Caifa e dei sacerdoti del Sinedrio). La Ricotta (1963) mette insieme nella scena della Crocifissione il Cristo deposto di Pontormo e la Deposizione di Rosso Fiorentino. Quello di Pasolini per la pittura è stato un amore viscerale, sbocciato dall’incontro con Roberto Longhi, il cui corso sui Fatti di Masolino e Masaccio Pasolini avrebbe seguito nell’anno accademico 1941-1942 presso l’Università di Bologna. A Longhi il «poeta corsaro» sarebbe rimasto debitore — come scriverà nella dedica al film Mamma Roma — della sua «folgorazione artistica». Con lui, non a caso, Pasolini scelse inizialmente di laurearsi con una tesi sulla pittura contemporanea, di cui abbozzò i primi capitoli su Morandi, Carrà, De Pisis, andati perduti.
I 19 quadri giovanili (disegni a china e a tecnica mista, dipinti a tempera e a olio) appena ripuliti e restaurati dal Laboratorio di Valeria Pedroni di Porcia grazie al sostegno del bando specifico della Fondazione Friuli, svelano un aspetto a molti ancora poco noto della straordinaria versatilità del talento di Pier Paolo Pasolini, ovvero quello di pittore. I dipinti saranno ora esposti in modo permanente nella riallestita Sala dell’Academiuta di lenga furlana del Centro Studi Pasolini di Casarsa della Delizia, in provincia di Pordenone, luogo mitico nella memoria di Pasolini: qui nasce la madre Susanna Colussi (1891-1981); a Casa Colussi ha oggi sede il Centro Studi (tra le novità più recenti un nuovo sito web con più ampio accesso ai materiali di studio, centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it); nel cimitero di Casarsa Pasolini (1922-1975) è sepolto.
Nella riallestita pinacoteca, accanto alle opere giovanili di Pasolini, il visitatore troverà una scelta di quadri degli artisti friulani a lui contemporanei con i quali si sarebbe sviluppato un legame di amicizia e collaborazione. Ancora una volta, la scelta di Casarsa non è casuale. Scriveva lo scrittore e cugino Nico Naldini nel 1991 introducendo il catalogo di una mostra a Vienna di disegni e dipinti di Pasolini: «Per molti anni è stato attratto dall’idea di diventare pittore, unendo magari strettamente l’attività pittorica e quella poetica. Cominciò a dipingere a Casarsa nell’estate del 1941: quadri dipinti a olio e con l’acquaragia secondo le antiche ricette degli impressionisti. Come un vero vedutista usciva di casa con il cavalletto e la cassetta dei colori legati alla canna della bicicletta e si inoltrava nei campi che circondano il paese».
I riferimenti alla pittura affollano il suo cinema: Masaccio in «Accattone», Piero della Francesca nel «Vangelo secondo Matteo»,
Pontormo e Rosso Fiorentino per «La ricotta»... Ora è la sua pittura a mostrarsi pienamente, in un nuovo allestimento che ospiterà 19 opere (dipinti a tempera e a olio, disegni a china e a tecnica mista) ripulite e restaurate. Accanto a lui i quadri degli artisti friulani con cui sviluppò collaborazione e amicizia