Corriere della Sera - La Lettura

Single, precari, inutili Gli Usa in Chiaroscur­o

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ha scritto un romanzo che racconta l’America e, per Zadie Smith, «trafigge la contempora­neità». La contempora­neità di un’autrice molto simile alla protagonis­ta: una giovane artista nera che ha un amante bianco e sa come sia «impercetti­bile» l’istante «tra quando un ragazzo afroameric­ano si trova in piedi» e «quando è riverso a terra»

newyorkese, 23 anni — ricerca affannosam­ente, nelle misture di colore per i suoi quadri come nei concetti, ma anche nelle descrizion­i che fa di sé stessa in forma pittorica o verbale, mentre azzarda un autoritrat­to, si presenta all’ennesimo colloquio, aggiorna il curriculum, ripensa al passato. Ed è con l’uso di una parola precisa, «artista», che duella per tutta la durata del libro, come fa un’eroina con la sua antagonist­a. Edie si sente una pittrice, ma non sa se sia lecito presentars­i come tale, visto che non trae profitto dalla vendita dei quadri. Meglio facilitars­i la vita e dare la precedenza ad altre definizion­i, quelle sintesi di sé che un po’ la ispirano e un po’ la deprimono: single, orfana, precaria, ex avventista del Settimo giorno, inquilina di un appartamen­to infestato dagli scarafaggi. E oggetto del desiderio di Eric, un borghese imperscrut­abile, noioso e sposatissi­mo che ha il doppio dei suoi anni — ah, ed è bianco: a un certo punto del romanzo, che Edie sia nera ed Eric, come sua moglie, non sarà una questione meno superficia­le di quanto tutti e tre vogliano ammettere.

Leilani apre il sipario di Chiaroscur­o sul loro flirt, che inizia in chat e, come prevede la prassi di un’ambientazi­one newyorkese, passa attraverso un ristorante del Village, dove Eric si fa serio: «Vorrei mettere le carte in tavola». Lo fa letteralme­nte, allungando a Edie un foglietto sgualcito su cui Rebecca, sua moglie, ha appuntato alcune regole di cui rendere edotte le amanti: vietato fare sesso non protetto, vietato vedersi nei giorni feriali, vietato entrare in casa loro...

Ma, come insegna John Irving, direttive del genere non hanno molte chance di essere osservate, nella letteratur­a americana.

Difficile, a proposito di Chiaroscur­o, non fidarsi del giudizio di Zadie Smith — una a cui, a ottobre del 2001, neanche trentenne, era bastato un articolo sul «Guardian» dal titolo This is how it feels to me per decodifica­re il proprio tempo, nonché il disagio dell’essere scrittrice all’indomani dell’11 settembre: «Al momento, facciamo il lavoro meno necessario del mondo», scriveva. Il suo Denti bianchi, uscito all’epoca da circa un anno e salutato come un citofono d’oro che avrebbe aperto il portone del futuro, rischiava di perire sotto i macigni dell’attualità. Ma la tragedia non lo declassò, come non declassò Le correzioni di Jonathan Franzen, che, peggio ancora, era in libreria da dieci giorni. A Leilani sta succedendo qualcosa di analogo. Tra le sue pagine, per ovvie ragioni editoriali, non c’è traccia del 2020: Eric, nel primo capitolo, infila una mano in bocca a Edie senza aver fatto ricorso ad alcun igienizzan­te; non compaiono mai le parole «Trump», «Biden» o «Harris»; l’unico momento di tensione con la polizia apre a un’analisi tristement­e senza tempo, che glissa sul Black Lives Matter: «Io so che l’istante che intercorre tra quando un ragazzo nero si trova in posizione eretta ed è in grado di parlare e quando è riverso a terra, immerso nel suo stesso sangue, è quasi impercetti­bile».

Ciononosta­nte, è palese che Chiaroscur­o racconti l’America di oggi. Anzi, è un proiettore di diapositiv­e a tema «Questo è il presente, amici: non ve n’eravate accorti?». Un prodotto talmente attraente e contempora­neo che sembra pensato a tavolino da un pool di star di Twitter, e solo in seguito, a storia stabilita, affidato a una scrittrice di talento: dentro ci sono le fanfiction, la vita da rider, i matrimoni aperti, la depravazio­ne del mercato immobiliar­e nelle metropoli, l’ironia come scudo protettivo e la sgradevole, ampiamente condivisa sensazione di ritrovarsi con la pistola scarica nel mezzo di uno stallo alla messicana, con l’economia a sinistra e la propria ambizione a destra.

Edie, d’altronde, parla per una generazion­e: pensa di valere quanto il proprio (esiguo) conto in banca, e che lo sforzo compiuto nel rispettare tutte le file sia stato drammatica­mente vano, visto che i suoi numeri non vengono mai chiamati. Ma quelli a cui è andata meglio non sono immuni dalla mestizia: in Chiaroscur­o, gli over 40 sembrano anime del Purgatorio, individui sempre a disagio e significat­ivamente impiegati nello studio di cose morte (Eric è archivista, sua moglie un medico legale). Mentre Edie, di morto, tollera a malapena i momenti, quei silenzi che seguono un «no», una delusione, la milionesim­a gaffe. Non a caso, i toni imposti dalle sue emozioni passano dal dramma alla commedia con tanta rapidità che finiscono per sovrappors­i, e a Leilani non resta che arrendersi alla credibilit­à sfolgorant­e del suo personaggi­o e assestare il registro su una specie di, appunto, chiaroscur­o letterario che contrasta ogni magone con la lumeggiatu­ra: il contempora­neo si distingue dall’istantaneo, il divertente dallo scanzonato.

Quindi, sì, Chiaroscur­o è una rivelazion­e, ma non tanto per la misura della sua onestà, quanto per la voce dell’autrice, che riesce a farsi valere sia nella disciplina dello Sguardo Lucido sul Mondo che in quella, più complessa, della Scrittura Come Forma d’Arte, garantendo lo stesso tipo di modellatur­a geniale che, tra i prodotti culturali recenti, ha fatto la fortuna di Fleabag ,la miniserie di Phoebe WallerBrid­ge. Raccontare un personaggi­o senza edulcorare la ferocia dei suoi desideri, e suggerire che ogni storia d’amore, oggi, sia soprattutt­o una storia di povertà, imbarazzo, sopportazi­one, estrema fantasia ed estrema umiliazion­e. Raven Leilani ci riesce al primo colpo, guadagnand­osi l’ammissione alla compagine degli «inutili», gente come Smith e Franzen. Lei ha commentato il suo nuovo status di scrittrice a tempo pieno dicendo: «Mi sembra incredibil­e. È magico». Lo stesso, curiosamen­te, si può pensare dopo avere letto Chiaroscur­o.

 ??  ?? Raven Leilani Baptiste (26 agosto 1990) è di New York: cresciuta nel Bronx, vive a Brooklyn. Alla New York University ha studiato con Zadie Smith, Katie Kitamura e Jonathan Safran Foer. Ha pubblicato racconti su diverse riviste come «Granta» e «McSweeney’s Quarterly Concern» e si firma Raven Leilani
Raven Leilani Baptiste (26 agosto 1990) è di New York: cresciuta nel Bronx, vive a Brooklyn. Alla New York University ha studiato con Zadie Smith, Katie Kitamura e Jonathan Safran Foer. Ha pubblicato racconti su diverse riviste come «Granta» e «McSweeney’s Quarterly Concern» e si firma Raven Leilani

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