Corriere della Sera - La Lettura
Il dizioromanzo maschio e femmina
Torna l’opera di Milorad Pavic sul popolo chazaro in forma di lessico
autore odierno di questo libro assicura al lettore che se lo legge non dovrà morire, come accadde al suo predecessore che usò l’edizione del 1691». Un romanzo che osi cominciare con una simile promessa deve quantomeno offrire al lettore un’esperienza abbastanza magica da non rendersi ridicolo, e per fortuna è questo il caso del Dizionario dei Chazari di Milorad Pavic, tornato in libreria per Voland in una nuova traduzione di Alice Parmeggiani a 32 anni dalla prima pubblicazione per Garzanti.
Nella gara per il romanzo più inusuale, che ha visto il recente ritorno in campo di un altro contendente di peso, Casa di foglie di Mark Z. Danielewski, il «romanzo-lexicon» del maggiore autore serbo contemporaneo continua infatti a svettare. Costituito da tre microenciclopedie in conflitto tra loro — una cristiana, una musulmana, una ebraica — sulla «questione chazara», ovvero la conversione all’ebraismo di questo popolo alla fine dell’VIII secolo, in realtà il Dizionario dei Chazari è un testo combinatorio che, aprendosi come un uovo di Fabergé, svela una sarabanda di vicende fiabesche al limite delle Mille e una notte, e al tempo stesso presenta una galleria di personaggi verosimili, sulla scorta delle Vite immaginarie di Marcel Schwob.
Se poi l’avvento di internet ha fatto riflettere molti sull’opportunità di un romanzo ipertestuale, Pavic fa anche questo, dato che le varie fonti del Dizionario sono navigabili tramite un sistema di «note simboliche». Ma non si creda, di fronte a tanti virtuosismi e borgesismi (e altri ce ne sono: ad esempio l’esistenza di «copie femminili» e «copie maschili», differenti solo per una frase) di essere di fronte a un mero gingillo metaletterario: per Pavic i Chazari sono «una metafora di tutti i piccoli popoli che sopravvivono tra grandi potenze», e in un’era in cui il destino degli individui appare sempre più in balia di forze globali incontrollabili, quando non direttamente degli algoritmi, come non sentirsi tutti un po’ Chazari?