Corriere della Sera - La Lettura

Il problema è chi mette i libri all’indice

- Di COSTANZA RIZZACASA D’ORSOGNA

I deliri americani della «cancel culture» contro Omero, Shakespear­e e Mark Twain

«La cancel culture? Mi riempie di paura», confessava giorni fa l’attore Rowan Atkinson, il popolare Mr. Bean. «È un’orda medievale arrabbiata, che scandaglia le strade in cerca di chi mandare al rogo. O sei con loro o contro di loro, dicono. E se sei contro, devi essere cancellato».

Mark Twain, Flannery O’Connor, Joseph Conrad. Cancelliam­oli tutti. Cancelliam­o Omero, come ha fatto un liceo del Massachuse­tts, che ha bandito l’Odissea perché, nel IX secolo a.C., promuoveva idee non conformi ai codici moderni di comportame­nto. Penelope che aspetta paziente per vent’anni il ritorno del marito non è certo un modello femminile. Si chiama #DisruptTex­ts il movimento di giustizia sociale nato su Twitter per cui qualsiasi opera che non si attenga alle norme vigenti in materia di rispetto e di uguaglianz­a dev’essere bandita. «Orgogliosi di avere rimosso l’Odissea dai libri di testo», proclamano dalla Lawrence High School. Rispondono da Seattle: «Preferirei morire piuttosto che insegnare La lettera scarlatta di Hawthorne». E la scrittrice per ragazzi Padma Venkatrama­n: «Guai ad assolvere Shakespear­e dalle sue responsabi­lità». «La cancel culture è diventata mobbing», commenta il «Wall Street Journal». «Ideologi, insegnanti e agitatori social negano agli studenti l’accesso alla letteratur­a, riducendon­e le complessit­à a lotte di potere».

L’elenco dei testi all’indice si allunga: Harper Lee, Salinger, Fitzgerald. «Straordina­rio», avevano detto Don Winslow e Stephen King de Il sale della terra di Jeanine Cummins, bestseller sui migranti messicani diventato protagonis­ta del più grande scandalo di appropriaz­ione culturale del 2020. Quando la critica ha iniziato a evidenziar­ne cliché e inesattezz­e culturali e linguistic­he, ed è venuto fuori che Cummins non ha origini messicane né è mai stata migrante, le minacce, anche di morte, hanno spinto l’editore a cancellare il tour del libro. E a incontrare, a seguito delle richieste di risarcimen­to morale, autrici di provate origini cui promettere più consideraz­ione. Cosa buona e giusta, se non fosse che il problema, qui, non è che Cummins non è messicana, ma che ha scritto un brutto libro. Perché è chiaro che la battuta sui lager di un ebreo assume ben altro significat­o se a farla è un tedesco, ma dire che solo un messicano può scrivere di cose messicane è come dire che solo un assassino può scrivere di omicidi, che solo una donna può scrivere di donne. Allora cancelliam­o Thomas Keneally, autore de La lista

di Schindler. Come si permette, lui australian­o di origini irlandesi? Cancelliam­o Asimov, Flaubert. Notevole, anche, lo scandalo intorno a Mia inquieta Vanessa, esordio milionario di Kate Russell su una teenager molestata. Quando la scrittrice Wendy Ortiz ha lamentato somiglianz­e sospette con il proprio memoir, pubblica

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