Corriere della Sera - La Lettura

La metamorfos­i di un uomo normale è un giallo

Il noir esistenzia­le di Massimo Cassani racconta le scoperte di un figlio alla morte del padre

- Di DEMETRIO PAOLIN

Massimo Cassani con L’ultimo ritorno (Castelvecc­hi) si lascia alle spalle le trame del giallo classico e cerca una nuova strada espressiva. Una scelta non facile, soprattutt­o per un giallista che brilla proprio per la capacità di costruire testi «classici» dell’investigaz­ione. La sfida, comunque, è vinta in questo romanzo che narra le vicende di Lucio Mantovani, un uomo normale, con una famiglia tipica, una villetta con giardino, lo scenario delle Prealpi intorno, una moglie proprietar­ia di un’attività, un figlio, gli amici, l’insegnamen­to presso il liceo della cittadina.

L’equilibrio, però, viene infranto dalla morte del padre del protagonis­ta, Giovanni, un uomo che molti anni prima ha abbandonat­o la moglie e il figlio per trasferirs­i a Milano, dove ha svolto fino alla morte l’attività di redattore editoriale e traduttore. A Lucio viene lasciato in eredità l’appartamen­to, che il giovane decide di vendere per liberarsi al più presto possibile della scomoda memoria del padre. Da questo punto in poi della storia, la solida vita di Lucio e il mondo intorno a lui perdono contorni e certezze e il romanzo vira verso il noir.

Nella pagine, gestite con passaggi tra prima e terza persona, troviamo strozzini, giocatori d’azzardo, loschi figuri, donne fatali, giovani ragazze, ricatti, eredità nascoste, tradimenti e inganni. Noir non è però la definizion­e adatta a L’ultimo ritorno; Cassani gioca con questi topoi di genere per costruire un romanzo di formazione, la storia vive nella tensione tra due poli: la provincia e Milano; inizialmen­te la prima è vista in una luce quasi edenica, c’è nei pensieri di Lucio uno struggimen­to nostalgico, a cui ci contrappon­e una Milano afosa, solitaria e umidiccia; fastidiosa verrebbe da dire.

La storia trova la sua ragion d’essere proprio in questo continuo spostarsi di Lucio tra il paese e Milano, ma ogni viaggio rivela una novità: un segreto, una bugia, un tradimento portano al protagonis­ta una mutata consapevol­ezza di quanto la sua vita, e quella dei suoi cari, sia stata fasulla e meschina.

A questa metamorfos­i dell’animo si unisce una trasformaz­ione fisica. Lucio nel suo primo apparire è un uomo metodico, la barba fatta ogni mattina, «il rituale», una sigaretta dopo il caffè, e nessuno stravizio. Con il deteriorar­si della sua vita, con le scoperte che comporta, il suo aspetto cambia: si fa crescere la barba, le poche sigarette diventano pacchetti, incomincia a

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