Corriere della Sera - La Lettura
Intrighi e assassini A Firenze indaga Piero della Francesca
Gli anni Cinquanta del XV secolo a Firenze sono quelli della vecchiaia di Cosimo de’ Medici (che morirà nel 1464), e del suo progressivo ritiro dalla scena politica, ma non ancora quelli del declino: si deve a lui se molto è cambiato nel bilancio delle alleanze tra le diverse potenze in Italia, cioè Venezia, Firenze e Milano, oltre al papato, sancite dalla pace di Lodi del 1454. Cosimo, che ha combattuto a lungo contro i Visconti, ha poi sovvenzionato l’ascesa di Francesco Sforza a Milano e ora sfrutta il nuovo alleato per difendersi dagli alleati di un tempo, i veneziani. Per l’età ormai avanzata, però, delega gli affari di governo al gonfaloniere Luca Pitti, assai meno amato dal popolo: sono tempi di aperte proteste di piazza dei fiorentini, con scaramucce e tafferugli frequenti. Tempi che preparano congiure.
In quel clima agitato (4 anni dopo la pace di Lodi, nel 1458) è ambientato il romanzo di Chiara Montani Il mistero della pittrice ribelle (Garzanti), un thriller storico-artistico raccontato dal punto di vista quasi defilato di una giovane fiorentina dell’epoca. Un mondo visto di scorcio, data la condizione femminile del tempo, ma che a poco a poco si amplia comprendendo tutto, ma proprio tutto: Cosimo, Pitti, le rivolte, le congiure, gli omicidi, la politica, la filosofia e soprattutto la grande arte di Piero della Francesca, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Masolino e Masaccio e molti altri artisti.
L’io narrante è Lavinia, diciottenne nipote di un famoso pittore, Domenico da Venezia (storicamente esistito, ma noto come Domenico Veneziano, che ebbe tra i suoi aiutanti Piero della Francesca): la ragazza si sente poco più che una domestica, ma con ostinazione si dedica a una passione segreta nella bottega dello zio: dipinge. Potrebbe essere un personaggio di maniera, invece non lo è: l’autrice, Chiara Montani, pittrice e architetto lei stessa (e già autrice di un romanzo dedicato alla pittrice Sofonisba Anguissola, Sofonisba, Il Ciliegio), le mette in mano boli di colore da preparare, toni di biacca o azzurro della Magna da stemperare.
Il lettore sorprende Lavinia mentre applica gli strati di colore sulla figura marginale di un dipinto, come farebbe un allievo di bottega, o mentre alterna l’«alta luce» e le ombreggiature. Ma insieme al lettore, qualcun altro sorprende al lavoro la ragazza: è l’ex aiutante di Domenico, niente meno che Piero della Francesca, ormai divenuto celebre, attirato nella non amatissima Firenze da una misteriosa richiesta di aiuto che sembra firmata