Corriere della Sera - La Lettura
Rituali mostruosi e serial killer nel nome di Borges e Bolaño
Erudita, sfingea e iniziatica è la lingua adoperata da Alfredo Zucchi nella raccolta di nove racconti La memoria dell’uguale (Alessandro Polidoro editore). Una prova talentuosa i cui personaggi — quasi tutti plasmati da una sorta di unico intrico basato su tre autori differenti come Jorge Luis Borges, Franz Kafka e Danilo Kiš — esercitano mestieri e muovono destini impossibili.
È il caso del protagonista F. di «Un uomo come tanti» il cui lavoro è quello di guaritore o intermediario. Deve raccattare, quindi accompagnare, uomini peccaminosi innanzi a un mostruoso tribunale pronto spietatamente a giudicarli, ma che di soppiatto lo accusa di omicidio. In «La memoria dell’uguale» e «L’Esatto» si sentono anche gli insegnamenti e i criptici modi letterari di 2666 di Roberto Bolaño. Nella prima storia a stagliarsi è R. — un sorvegliante spontaneo che indaga su alcune morti seriali di donne. Scopre tuttavia — tutto inizia dal sogno geometrico di un anello — che
M., la sua precedente amante, ha forse mosso lei stessa, per astruse ragioni oniriche e sessuali, i rituali delittuosi.
Non meno originale è l’altro breve racconto dove a tessere la ristretta trama è un «Detective Trascendentale» di nome Ludwig il quale al cospetto di crimini inspiegabili risolve di affidarsi al fato per trovare la soluzione. Lanciare i dadi o spararsi alla tempia?