Corriere della Sera - La Lettura
Il mio teatro non c’è più da 12 anni ma noi all’Aquila sapremo ripartire
Prima attore, poi incuriosito e attratto dalla macchina scenica, infine responsabile tecnico. La parabola di Alessandro Sevi, dal 2015 al Teatro Stabile d’Abruzzo a L’Aquila, è inconsueta. Ai riflettori della scena, soprattutto del teatro stabile di innovazione L’Uovo, ha preferito un impegno dietro le quinte. Esaurito il ciclo di L’Uovo, ecco per me l’occasione di riscoprire un lavoro che il pubblico non vede e forse neanche immagina», sorride Sevi.
Che al teatro ha dedicato anche la sua laurea. Dopo il terremoto dell’aprile 2009, il teatro Comunale cittadino non c’è più. «Ed è ancora in ristrutturazione. Si tratta di un teatro bellissimo, nato all’inizio del Novecento, “all’italiana”. Tornerà attivo nel 2023». Nel frattempo? «Prima del lockdown 2020 abbiamo gestito una stagione teatrale nel Ridotto del Comunale, struttura gestita dall’Orchestra sinfonica abruzzese. Ci siamo tornati, a far teatro, la scorsa estate per la festa della Perdonanza, legata a Papa Celestino V. Ma è troppo poco. Da 350 posti siamo scesi a 92. E la stagione non è più ripartita». Da responsabile tecnico di tutte le produzioni dello Stabile abruzzese, Sevi ha molto girato l’Italia con Simone Cristicchi, penultimo direttore artistico. Da novembre c’è Giorgio Pasotti. «In queste occasioni, faccio il direttore di scena. Lavoro nei teatri di tutta Italia e penso al nostro, fermo da 12 anni». Sevi si scuote: «Ma guardiamo al futuro.
Con il progetto L’arte non si ferma” di Pasotti sono programmate una stagione in streaming a Ortona e anche altri spettacoli. Ci arrivano proposte da tante compagnie regionali. Così, rinasceremo».