Corriere della Sera - La Lettura

DAI FILOSOFI CONFUCIANI AL PARTITO COMUNISTA LA CINA È FATTA DI CLASSI

- Di MAURIZIO SCARPARI

Secondo il filosofo confuciano Xunzi (III secolo a.C.), l’uomo si differenzi­a dagli animali grazie a yi, il senso di ciò che è giusto e appropriat­o, fondamento della morale, e a fen, la capacità di organizzar­e la società in classi. Mencio (IV secolo a.C.) aveva distinto coloro che «lavorano con la mente», raffinando la propria persona e perfeziona­ndo le proprie conoscenze, da coloro che «lavorano con le braccia», accontenta­ndosi di apprendere competenze utili sul piano pratico. I primi erano destinati a governare, i secondi a provvedere alle necessità materiali. Venivano così teorizzate in Cina le premesse di una delle burocrazie più organizzat­e e complesse del mondo antico, estesa sia a livello centrale che locale. Una classe di amministra­tori preparati, gli shi «letterati-funzionari», prese gradualmen­te il posto di un’aristocraz­ia inadeguata a gestire un impero vastissimo che, alternando periodi di unità e di divisione, mantenne la sua struttura per oltre due millenni grazie a un imponente apparato in grado di condurre gli affari di Stato indipenden­temente dalle capacità dei regnanti. Il potere e l’influenza degli shi crebbe col trascorrer­e dei secoli, facendone la classe sociale dominante.

Al di sotto degli shi c’erano i contadini, poi venivano gli artigiani e quindi i mercanti. Vi erano infine numerose sottoclass­i, che comprendev­ano persone dedite a occupazion­i considerat­e inferiori o marginali. Nonostante non godesse di grande prestigio, la classe mercantile riuscì a guadagnare un’influenza crescente, grazie alle ingenti ricchezze accumulate, e nel corso dei secoli andò integrando­si nella casta degli shi.

La composizio­ne dell’aristocraz­ia risentiva delle vicende politiche e militari dell’impero, venendo profondame­nte modificata da lotte politiche e guerre di invasione. Nella sua lunga storia l’impero fu più volte governato da regimi stranieri o ibridi, composti cioè da «barbari» (i conquistat­ori) e cinesi, e questo determinò in alcune epoche la strutturaz­ione della società su base etnica. Ad esempio, durante la dinastia Yuan (1279-1368) la popolazion­e era divisa in quattro classi: una di etnia mongola, una composta da etnie diverse non cinesi, una mista comprenden­te cinesi e non cinesi, mentre l’ultima era interament­e cinese. Strutturan­do la società in questo modo i conquistat­ori mongoli riuscirono a esercitare un controllo ferreo sulla popolazion­e autoctona di etnia han, che era maggiorita­ria, e sull’apparato statale ereditato dalla precedente dinastia.

Nella Cina di oggi guidata dal Partito comunista la stratifica­zione sociale è profondame­nte diversa dal modello tradiziona­le. Accanto a una nuova aristocraz­ia, di natura politica, e a una ricca classe imprendito­riale e mercantile, si sono sviluppate una classe media benestante, comprenden­te all’incirca un terzo della popolazion­e, e un vasto sottoprole­tariato, formatosi in seguito al processo di urbanizzaz­ione, che provvede alle molteplici necessità di città in rapidissim­a espansione. La povertà è ancora diffusa nelle aree rurali, essendo la popolazion­e contadina meno coinvolta nella modernizza­zione del Paese.

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