Corriere della Sera - La Lettura
DAI FILOSOFI CONFUCIANI AL PARTITO COMUNISTA LA CINA È FATTA DI CLASSI
Secondo il filosofo confuciano Xunzi (III secolo a.C.), l’uomo si differenzia dagli animali grazie a yi, il senso di ciò che è giusto e appropriato, fondamento della morale, e a fen, la capacità di organizzare la società in classi. Mencio (IV secolo a.C.) aveva distinto coloro che «lavorano con la mente», raffinando la propria persona e perfezionando le proprie conoscenze, da coloro che «lavorano con le braccia», accontentandosi di apprendere competenze utili sul piano pratico. I primi erano destinati a governare, i secondi a provvedere alle necessità materiali. Venivano così teorizzate in Cina le premesse di una delle burocrazie più organizzate e complesse del mondo antico, estesa sia a livello centrale che locale. Una classe di amministratori preparati, gli shi «letterati-funzionari», prese gradualmente il posto di un’aristocrazia inadeguata a gestire un impero vastissimo che, alternando periodi di unità e di divisione, mantenne la sua struttura per oltre due millenni grazie a un imponente apparato in grado di condurre gli affari di Stato indipendentemente dalle capacità dei regnanti. Il potere e l’influenza degli shi crebbe col trascorrere dei secoli, facendone la classe sociale dominante.
Al di sotto degli shi c’erano i contadini, poi venivano gli artigiani e quindi i mercanti. Vi erano infine numerose sottoclassi, che comprendevano persone dedite a occupazioni considerate inferiori o marginali. Nonostante non godesse di grande prestigio, la classe mercantile riuscì a guadagnare un’influenza crescente, grazie alle ingenti ricchezze accumulate, e nel corso dei secoli andò integrandosi nella casta degli shi.
La composizione dell’aristocrazia risentiva delle vicende politiche e militari dell’impero, venendo profondamente modificata da lotte politiche e guerre di invasione. Nella sua lunga storia l’impero fu più volte governato da regimi stranieri o ibridi, composti cioè da «barbari» (i conquistatori) e cinesi, e questo determinò in alcune epoche la strutturazione della società su base etnica. Ad esempio, durante la dinastia Yuan (1279-1368) la popolazione era divisa in quattro classi: una di etnia mongola, una composta da etnie diverse non cinesi, una mista comprendente cinesi e non cinesi, mentre l’ultima era interamente cinese. Strutturando la società in questo modo i conquistatori mongoli riuscirono a esercitare un controllo ferreo sulla popolazione autoctona di etnia han, che era maggioritaria, e sull’apparato statale ereditato dalla precedente dinastia.
Nella Cina di oggi guidata dal Partito comunista la stratificazione sociale è profondamente diversa dal modello tradizionale. Accanto a una nuova aristocrazia, di natura politica, e a una ricca classe imprenditoriale e mercantile, si sono sviluppate una classe media benestante, comprendente all’incirca un terzo della popolazione, e un vasto sottoproletariato, formatosi in seguito al processo di urbanizzazione, che provvede alle molteplici necessità di città in rapidissima espansione. La povertà è ancora diffusa nelle aree rurali, essendo la popolazione contadina meno coinvolta nella modernizzazione del Paese.