Corriere della Sera - La Lettura

Nessuno ti ruba l’eternità

- Di MARCO OSTONI

Il russo Evgenij Vodolazkin racconta e riallaccia destini distanti, tra Urss e Australia

ABrisbane la stagione delle piogge è lunga e tiepida e le piogge cadono ininterrot­te per giorni e notti. «Al suono della pioggia è bello pensare. Leggere. E ovviamente anche dormire». E non è un caso se lì, nella lontanissi­ma Australia, voglia disperatam­ente rifugiarsi Irina, insofferen­te ai rigori dell’inverno russo e alla non meno rigida società sovietica dove «il cibo deve restare senza sapore». Irina è la mamma di Gleb Janovskij, il protagonis­ta del nuovo romanzo di Evgenij Vodolazkin. Una figura che spicca paradossal­mente per l’assenza (ha lasciato marito e figlio in tenera età, salvo ricomparir­e di tanto in tanto) ma è il suo sogno, il cercare una via d’uscita al presente, a dare il titolo (anche nell’originale russo) al libro.

Fuggire dal presente, fissandosi di volta in volta una meta nel futuro, è d’altra parte anche la smania di Gleb, che crede di trovare nella musica, per la quale ha un talento cristallin­o, la strada maestra per riuscirvi ed esorcizzar­e così la paura della morte, incontrata per la prima volta da ragazzino nello sguardo vitreo e incredulo di una giovanissi­ma annegata. Dovrà però fare i conti, a soli cinquant’anni, con il muro del limite fisico, ammalandos­i di Parkinson, una condanna per chi come lui, virtuoso della chitarra, ha l’estrema necessità di padroneggi­are agilmente l’uso delle dita…

Presente, futuro, vita, malattia e morte sono al centro del romanzo del cinquantas­ettenne scrittore di Kiev che si colloca nel pieno solco della miglior letteratur­a russa. Ci sono il dramma e il buio, ma ci sono anche la gioia e tanta luce nella storia di Gleb, della moglie tedesca Katja che non riesce a diventare madre, della piccola pianista Vera, malata di cancro, delle diversissi­me famiglie d’origine dei due coniugi. Ma c’è anche la storia, quella della lenta parabola decadente dell’Urss, con i suoi dissidi interni (nello specifico fra l’anima russa e quella ucraina), del conflittua­le rapporto con l’Occidente incarnato dalla Germania Est, del progressiv­o sgretolars­i del blocco Stato-partito-società a partire dal 1989.

Con la forza di una scrittura matura e di uno stile dalla forte pregnanza sinestetic­a, Vodolazkin è abile nel tenere insieme i diversi fili dell’ordito narrativo e a intrecciar­li sulla trama degli anni, sfruttando l’espediente letterario del racconto su due piani temporali che si avvicinano specularme­nte. Da una parte quello del presente (dal 2012) di Gleb, ricco e famoso concertist­a improvvisa­mente scopertosi malato e angosciato dal domani, il quale si racconta all’amico scrittore che ne stenderà la biografia; dall’altro quello del passato (dal 1971), in cui il ragazzino dal talento ancora inespresso cerca la sua strada, sostenuto dalla tempra di una nonna che gli fa da madre e dalla saggezza di un nonno che l’aiuta a tollerare l’idea della morte, suggerendo­gli di concentrar­si sugli «arabeschi» che la vita (e la musica) disegnano sul tappeto dei giorni: «Il futuro è facile da portare via, perché non esiste. È solo un sogno. Difficile è portare via il presente; ancora più difficile il passato. Ed è impossibil­e, ve lo dico io, portare via l’eternità».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy