Corriere della Sera - La Lettura
Ah le madri! Ma la vita è anche peggio
Gaia Manzini entra nell’esistenza di una giovane donna che non sa venire a patti né con l’avere una figlia né con l’essere figlia. Trova chi la capisce, ma tutto si rivela molto difficile. Neanche una trasferta a Seattle scioglierà i nodi. Forse
Alla giovane copywriter Ada le parole vengono facili nel lavoro, tanto da essersi già guadagnata la stima dei capi dell’agenzia milanese dove è stata assunta da pochi mesi. Quando però si tratta di dire di sé e della propria vita, le ricaccia indietro, chiusa in una sorta di afasia dei sentimenti. Perché la protagonista del nuovo romanzo di Gaia Manzini, Nessuna parola dice di noi, non vuole raccontare di Claudia, frutto di una leggerezza commessa a 17 anni durante un anno di studio a Newport, che ora fa le elementari e cresce con i nonni nella grande casa sul lago Maggiore dove la famiglia si è rifugiata per nascondere quella gravidanza. Ada non vuole né sa dire il proprio malessere, l’inadeguatezza, tanto meno il rifiuto di fare la madre, incapace di tenerezza nei confronti di quella bimba per cui non ha nemmeno scelto il nome e che bussa prima di entrare in camera sua.
Così, in un romanzo complesso e profondo che pure si legge tutto d’un fiato, costruito in un lungo flashback, dallo stile limpido e a tratti tagliente, la scrittrice milanese intreccia con singolare coraggio l’esplorazione del materno da diverse angolature e nelle sue spigolature, a dispetto di chi ne dice solo meraviglie, e l’insufficienza delle parole, una scommessa rischiosa per chi le cerca quotidianamente per professione e ne ammette con sincerità i limiti nell’esprimere sfumature inedite.
Ada è alle prese con entrambe le difficoltà, tanto più che da quando lavora a Milano e vive in un appartamentino tutto suo a Chinatown ha la sensazione di poter recuperare la giovinezza perduta e durante i weekend al lago non vede l’ora di ripartire, stremata anche dagli sguardi e dalle parole della madre, che non perde occasione per farla sentire in colpa per la sua latitanza dalla vita di Claudia. Di quella figlia taciuta osserva con curiosità solo gli istinti ribelli che lei sembra aver dimenticato e la complicità che la lega a Francesca, l’unica amica di sempre, con cui in passato Ada ha imparato a memoria guide di viaggio ora in bella vista nella sua libreria e girato mezzo mondo senza andare davvero da nessuna parte.
Intanto, in agenzia la giovane conosce Alessio, ambizioso esperto di immagini, una voce da ragazzino, sguardo difficile da sostenere, che «la intimorisce e la fa brillare nello stesso tempo». Nel giro di poche settimane li lega un groviglio di sentimenti: lui la stima ma è invidioso delle capacità di Ada, la cerca e la respinge, le legge dentro e lei finisce per innamorarsene, come al principio di una nuova vita.
Sul lavoro sono una coppia eccezionale, ma non ci può essere una storia fra loro due, Alessio è omosessuale e ha un compagno con cui convive. Eppure, impara a conoscerla meglio di ogni altro, le rimprovera di sembrare una diciassettenne cogliendo così nel suo inconscio bisogno di tornare all’età dell’inconsapevolezza. E con lei, ancora una volta attraverso il non detto, condivide il peso del complicato rapporto con la madre: è sua l’esclamazione «Ah le madri!» che condensa uno dei temi centrali del romanzo, la diffusa incapacità di accettare un figlio come altro da sé.
Quella di Ada le ha di fatto imposto la gravidanza perché, come le ha ripetuto fin da bambina nelle faticose scalate su per le montagne e perfino in sala parto, bisogna resistere per dimostrare la propria esistenza e ora non ne comprende la lontananza e il bisogno di riprendersi la propria vita. Quella di Alessio non ne accetta l’orientamento sessuale e respinge il figlio, vittima del pregiudizio. Ada rimuove a sua volta Claudia, si dimentica persino di telefonarle e così cancella con il silenzio quella parte della sua vita. Anzi, quando lui la supplica di partire insieme per una gara internazionale a Seattle, nonostante l’inevitabile disapprovazione della madre che la inchioda ancora una volta al macigno della responsabilità, non sa resistere.
Sarà un tempo di lavoro e tortura, di invidie e momenti condivisi, dei tormenti della gelosia quando Alessio incontra un ex collega e fra i due si innestano gli inconfondibili meccanismi del corteggiamento, e di un’unica notte di passione. Nessuna parola può dire di loro, del terreno insondabile di un legame al di fuori della consuetudine, fra attrazione e innamoramento, amicizia, complicità e bisogno di distanza, indefinibile con gli strumenti del vocabolario consueto né incasellabile in schemi già noti.
Poi succede l’imprevisto, Claudia durante una gita a Milano con Francesca sparisce, Ada sale sul primo volo e Alessio, che ha da poco scoperto per caso l’esistenza della bambina, si imbarca con lei, pronto a sostenerla. Claudia, che voleva a tutti i costi vedere la casa della madre, è sana e salva in casa dei vicini. Ma la strada, per tutti, è ancora lunga, e per affrontarla occorreranno parole nuove.