Corriere della Sera - La Lettura
Ah gli animali! Sono loro a svegliarci
mette i personaggi della sua nuova raccolta di racconti — sono sei — faccia a faccia con gabbiani, serpenti, alci. Attimi d’illuminazione in cui esistenze complicate e lacerate si accorgono di possedere uno spirito speciale
C’è una ragazza che guarda un pitone birmano albino. Il pitone si srotola fuori dalla cassa in cui era rinchiuso con un lucchetto. Brillante, sembra farsi sempre più grande man mano che scivola fuori. Adesso è gigantesco, grande quanto la coscia della ragazza. La ragazza cerca di prenderlo in mano, ma è impossibile. È insieme un’immagine leggerissima e inconcepibile per un essere umano e un animale vero, freddo come il ghiaccio, di una forza smisurata.
C’è una donna che guarda un gabbiano romano con gli occhi iniettati di sangue e odio, le piume spezzate, sporche, il corpo pesante e grasso, un’ansia di uccidere che gli corre in tutto il corpo. Il vetro di una finestra li separa. La donna è in casa. Il gabbiano è sul terrazzo. Ma se non ci fosse il vetro?
Animal Spirit, nuova raccolta di racconti di Francesca Marciano dopo Isola grande, isola piccola, già pubblicata negli Stati Uniti — nella lingua in cui è stata concepita — è un corpo unico che si arrotola e si srotola intorno a una domanda: sentimento di sepolto; in un modo tutto terreno i personaggi di questi sei racconti s’imbattono negli animali e faccia a faccia con loro scoprono di possedere uno spirito.
Che cos’è questo spirito?
È una donna che non riesce a piangere la morte del marito, una donna che non è più una persona ma solo un martellante desiderio. E che un giorno, abbandonata a terra davanti all’ingresso di un ristorante, nel momento esatto in cui potrebbe morire ha una piccola, inutile, vitale illuminazione.
È una ragazza che segue l’avventura senza più voglia, come si segue la corrente. E poi un giorno, danzando in un circo con una manciata di serpenti, sente la vita riprendere possesso del suo corpo. È un’altra donna che non riesce a essere all’altezza del compito che le è stato dato — o non vuole, o non può — e che, quando potrebbe scomparire per sempre, inghiottita dal senso di colpa, incappa in un branco di alci illuminati dalla luna. E per lei sono «un monito dell’esistenza di creature misteriose che vivono vite parallele alle nostre». È uno stormo di uccelli su Roma, è un incontro casuale tra una donna coi capelli ossigenati che le danno un’aria sciatta e un uomo intrappolato in un ricordo.
È ancora un’altra donna, che si è trasferita da New York a Roma senza suo marito. La donna va a vivere in un antico appartamento in centro, cinque piani a piedi che all’inizio fa con gioia, un terrazzo bellissimo su cui però non può affacciarsi perché l’hanno occupato dei gabbiani, hanno fatto il nido lì. Sono feroci, signora, le dice il proprietario. Non li sottovaluti. La donna si trastulla tutto il giorno con i mercatini della capitale, le corse mattutine in riva al Tevere, i cibi italiani, le gite tra le rovine romane: ma c’è «troppa vita sepolta sotto la superficie» di questa città. Le sembra morta. E poi un giorno decide che quel terrazzo vuole vederlo. Vuole possederlo. Ingaggia una lotta coi gabbiani che sporca di sangue la pagina, la macchia di violenza, di rabbia sanguinaria, di rinascita.
Mariti, mogli, amanti, figli voluti e figli dimenticati, figli immaginati. Italia, Grecia, New Mexico. Famiglie di sangue che un attimo prima erano vive e un attimo dopo si sgretolano, rovinano a terra come un antico monumento che non regge più il peso della storia, e poi però succede qualcosa e trovano altre forme. Nera solitudine e sprazzi brillanti di certezza in cui si ritrova un senso. Forse questo è il punto: ritrovare un senso. Nel turbine delle cose che succedono, dei dolori che gli altri ci infliggono, dei dolori che infliggiamo agli altri: cercare con tutte le forze un bivio e cambiare strada di colpo. «Ogni volta che sciogli i lacci e fai valore il falco c’è sempre la possibilità che non lo vedrai mai più». Ma se non sciogli quei lacci, non potrai mai guardare l’animale negli occhi.
Che cosa siamo disposti a distruggere per essere felici? O forse la domanda è: che cosa siamo a disposti a dimenticare per non morire? È per rispondere a questa domanda che i personaggi di Francesca Marciano, sempre, a un certo punto splendono. Anche negli atti più cruenti, che questi personaggi non si risparmiano, c’è luce.
E così nei racconti di Animal Spirit si nasconde un accelerarsi di tante vite tutte insieme, tante voci, tante morti e nascite, come se alla fine ognuno di noi vivesse un solo lungo istante insieme a tutti gli esseri viventi della storia. Persone, animali, uragani, soli equatoriali.