Corriere della Sera - La Lettura

Fu decisivo il Battista? Non sminuite San Paolo

- Di MARCO RIZZI

Nell’immaginari­o comune, Giovanni Battista apre la strada a Gesù, è l’ultimo dei profeti che annunciano l’avvento del Messia atteso dagli Ebrei. Si tratta della visione presente nelle fonti cristiane, che hanno reinterpre­tato così il ben più complesso rapporto tra i due. Anzi, nella ricostruzi­one di Adriana Destro e Mauro Pesce Il Battista e Gesù (Carocci), Giovanni è la figura decisiva che introduce i miti (così definiti dagli autori) del Regno di Dio e del Giudizio universale, scatenando una grande effervesce­nza nel mondo ebraico del I secolo: la stessa figura di Gesù si comprende solo in questo quadro. Entrambi si rivolgevan­o al solo popolo ebraico, che viveva una profonda crisi, religiosa e politica, seguita alla occupazion­e romana. Giovanni e Gesù provocaron­o un’esplosione di creatività religiosa e culturale che coinvolse gran parte dell’area mediterran­ea ad opera di gruppi che ai due si ispiravano con modalità differenti e spesso tra loro in conflitto. Destro e Pesce sviluppano un’analisi dei periodi di crisi e delle fasi di creatività innovativa che da questi traggono origine, focalizzat­a come detto sul mondo ebraico del I secolo. Emergono somiglianz­e e differenze tra Giovanni e Gesù, all’origine delle loro risposte creative alla crisi, rilanciate dai rispettivi seguaci in contesti culturali e geografici spesso lontani.

A questo riguardo, però, si aprono interrogat­ivi che i due studiosi non affrontano, o meglio che gli strumenti utilizzati non consentono di sciogliere appieno. In particolar­e: come è stato possibile che movimenti a base contadina e rurale, rivolti al solo mondo ebraico, abbiano originato un fenomeno urbano e universali­stico diffusosi nel corso del II secolo in un mondo greco-romano non certo in crisi, bensì nel pieno di un periodo di eccezional­e pace, stabilità politica, benessere economico e sviluppo culturale?

Le «risposte creative» elaborate dai diversi gruppi in questione non sono state evidenteme­nte uguali. Non si può tacere il ruolo di Paolo, operante a ridosso di Giovanni e Gesù, che per primo attesta il «fatto» (gli autori direbbero «mito») della resurrezio­ne di Gesù («Se Cristo non è risorto vuota è la nostra predicazio­ne»), dando una curvatura particolar­e all’idea di Regno di Dio, e incrina l’esclusivo riferiment­o al popolo d’Israele (nella fede in Cristo «non c’è più Giudeo o Greco»).

Questa creatività innovativa (se così la si vuole chiamare) ha strutturat­o il fenomeno, diversific­ato e complesso quanto si vuole alla sua origine, che chiamiamo cristianes­imo e che ha conservato la memoria del Battista così come la conosciamo, altrimenti destinata ad essere, al più, una nota a pie’ di pagina delle Antichità giudaiche di Flavio Giuseppe.

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Francesco Solimena (1657-1747), San Giovanni Battista (1725-1730, olio su tela), Madrid, Museo del Prado

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