Corriere della Sera - La Lettura

«FOUR WAY STREET» HA MEZZO SECOLO

- Di HELMUT FAILONI

Il fragore degli applausi viene interrotto da una voce: «We’d like to introduce you to our friend Neil Young»(ci fa piacere presentarv­i il nostro amico Neil Young). Risalgono gli applausi e riparte il suono acustico inconfondi­bile delle chitarre Martin di David Crosby, Stephen Stills, Graham Nash e, per l’appunto, di Neil Young, che intona la sua On the Way Home. Dobbiamo riavvolger­e la storia di cinquant’anni per arrivare al 1971 (era il 7 aprile) in cui esce per la Atlantic Four Way Street.

Uno storico doppio album (qui sopra). Il 1971 è l’anno di Imagine di John Lennon, del Nobel a Pablo Neruda, della morte di Jim Morrison e della nascita di Medici Senza Frontiere. Dell’uccisione di quattro studenti pacifisti della Kent University in Ohio, per mano della Guardia nazionale americana. Ed è anche l’anno di Crosby, Stills, Nash & Young, tutti figli degli anni Quaranta. Ogni loro canzone era una magia melodica e vocale, inserita in atmosfere spesso acustiche, di sogni e utopie, ma anche di impegno sociale.

Young (che si era da poco unito al trio nato nel 1969) dedica una canzone agli studenti assassinat­i, Ohio, che diventa subito un simbolo anti-militarist­a e che rientra nel disco, nato dalla tournée del 1970. È il secondo disco dei quattro insieme (il primo è un altro capolavoro: Déjà Vu del 1970), che all’epoca sono giovani star (la risposta Usa ai Beatles), grazie anche a un passaggio a Woodstock. Le canzoni sono una più bella dell’altra e resistono alla ruggine del tempo: Teach Your Children, Helplessy Hoping, Suite: Judy Blue Eyes, Triad... timbri delle voci sembrano fatti per essere amalgamati fra di loro, ne esce un suono che è il suono di un’epoca. Inutili reunion, droghe (Crosby) e liti a parte, i quattro ci hanno regalato solo due anni, ma di una magia unica.

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