Corriere della Sera - La Lettura
L’AURORA DI EMILY DICKINSON È PER POCHI
Èuna perfetta eroina dei nostri tempi Emily Dickinson (1830-1886), magnifica reclusa di bianco vestita, consacrata anche da una intelligente serie su Apple Tv. Temeva il «mezzogiorno cocente», eppure quando stava perdendo la vista a causa di una misteriosa malattia agli occhi, desiderava la luce in ogni modo. I suoi versi, spesso lapidari, racchiudono uno sguardo sul mondo. «Vedere il Cielo d’Estate/ è Poesia che non trovi in nessun libro —/ Le Poesie vere fuggono —»: sono le parole che aprono questo florilegio di «aforismi in versi e in prosa»,
Pochi amano veramente, curato da Silvio Raffo per De Piante.
L’editore ci ha inaugurato la nuova collana «I Solidi»: titoli dimenticati, nuovi o fuori catalogo che guardano ai grandi autori dell’Otto-Novecento. Quelli di Dickinson sono testi nati frettolosamente che spesso suggellavano le lettere del suo sterminato epistolario o un dono inviato agli amici più cari. Spiega Raffo: «Citazioni o ancora più spesso enunciati di sapore più o meno sentenzioso e sapienziale, allusivi o ironicamente assertivi che possono a buon diritto essere considerati aforismi». Come questo del 1879: «Morire prima di aver conosciuto la paura di morire può essere un dono». Oppure: «Gli abissi sono dei vicini inattesi» (1883), ma anche «Emergere da un abisso e rientrarvi : non è forse questo, la Vita?» (1885). Versi in cui la Natura si specchia nell’interiorità perché, scrive ancora Raffo, in lei i cinque sensi sono sempre all’erta e l’anima socchiusa. «A tutti è dovuto il Mattino —/ ad alcuni la Notte —/ a soli pochi eletti/ la luce dell’Aurora».