Corriere della Sera - La Lettura
IL NOSTRO DOVERE VERSO IL GLOBO
La scienza «non consiste solo nel sapere quello che si deve o si può fare, ma anche nel sapere quello che si potrebbe fare e che magari non si deve fare». Umberto Eco non aveva in mente le scienze della Terra, ma il dramma del Covid, con un virus che dagli animali è passato all’uomo perché quest’ultimo ha occupato e degradato habitat non suoi, ci ha messo di fronte al fatto che è necessaria una responsabilità verso il globo.
Silvia Peppoloni e Giuseppe Di Capua, nel libro Geoetica (Donzelli, pp. 206, € 18) identificano «i valori e i criteri etici che guidano la relazione che ci lega alla Terra, per garantire un equilibrio tra la conservazione dell’abitabilità del pianeta e lo sviluppo economico e sociale». È questo il punto nodale, come ha sottolineato anche Papa Francesco. Ma non è solo lo sfruttamento delle risorse: gli studi sul rischio sismico o vulcanico possono avere un impatto profondo sulla vita delle persone ed «è evidente il carattere non neutrale di alcune scelte scientifiche, anche se fondate su basi rigorose… Qualunque geologo che lavori in un campo applicato, soprattutto nel settore privato, sa che la sua carriera potrebbe essere compromessa dal rifiuto di avallare progetti per motivati dubbi tecnici».
La geoetica nasce da lontano, ma solo di recente, con l’evidenza dei cambiamenti climatici e l’azione antropica sugli equilibri naturali, c’è stata una presa di coscienza profonda. «Ogni modifica degli ambienti terrestri può essere possibile solo attraverso comportamenti consapevoli delle conseguenze», scrivono gli autori. «La salvaguardia dell’ambiente e il rispetto di geo e biodiversità sono il fondamento di una nuova sensibilità ecologica, che scaturisce da un processo storico che è stato anche un cammino di sviluppo morale».