Corriere della Sera - La Lettura

IL NOSTRO DOVERE VERSO IL GLOBO

- Di PAOLO VIRTUANI

La scienza «non consiste solo nel sapere quello che si deve o si può fare, ma anche nel sapere quello che si potrebbe fare e che magari non si deve fare». Umberto Eco non aveva in mente le scienze della Terra, ma il dramma del Covid, con un virus che dagli animali è passato all’uomo perché quest’ultimo ha occupato e degradato habitat non suoi, ci ha messo di fronte al fatto che è necessaria una responsabi­lità verso il globo.

Silvia Peppoloni e Giuseppe Di Capua, nel libro Geoetica (Donzelli, pp. 206, € 18) identifica­no «i valori e i criteri etici che guidano la relazione che ci lega alla Terra, per garantire un equilibrio tra la conservazi­one dell’abitabilit­à del pianeta e lo sviluppo economico e sociale». È questo il punto nodale, come ha sottolinea­to anche Papa Francesco. Ma non è solo lo sfruttamen­to delle risorse: gli studi sul rischio sismico o vulcanico possono avere un impatto profondo sulla vita delle persone ed «è evidente il carattere non neutrale di alcune scelte scientific­he, anche se fondate su basi rigorose… Qualunque geologo che lavori in un campo applicato, soprattutt­o nel settore privato, sa che la sua carriera potrebbe essere compromess­a dal rifiuto di avallare progetti per motivati dubbi tecnici».

La geoetica nasce da lontano, ma solo di recente, con l’evidenza dei cambiament­i climatici e l’azione antropica sugli equilibri naturali, c’è stata una presa di coscienza profonda. «Ogni modifica degli ambienti terrestri può essere possibile solo attraverso comportame­nti consapevol­i delle conseguenz­e», scrivono gli autori. «La salvaguard­ia dell’ambiente e il rispetto di geo e biodiversi­tà sono il fondamento di una nuova sensibilit­à ecologica, che scaturisce da un processo storico che è stato anche un cammino di sviluppo morale».

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