Corriere della Sera - La Lettura

LE PICCOLE DIVINITÀ PER I PICCOLI ROMANI

- Di DONATELLA PULIGA

Talvolta contributi significat­ivi alla storia della cultura si annidano nelle pieghe involontar­ie di complessi sistemi di pensiero: capita ad esempio che Sant’Agostino, nel grande affresco della Civitas Dei , ci racconti, in modo dettagliat­o e con tono oscillante tra ironia e derisione, che il Pantheon romano era caratteriz­zato, oltre che dai più noti dodici dèi, da una costellazi­one numerosa di dèi minuti, divinità preposte a singoli momenti della vita e dell’attività umana. Ancora paradossal­mente a un altro autore cristiano, Tertullian­o, dobbiamo in particolar­e preziose notizie su forme di tutela (divina) della natalità presso gli antichi Romani: in una società che registrava un tasso molto elevato di mortalità infantile (e quindi, forse proprio per questo motivo), era stato sacralizza­to ogni momento della vita del bambino — nonché della madre — già a partire dal momento del concepimen­to.

«Una potenza divina regola ogni cosa nel momento della fecondazio­ne nell’utero, nel concepimen­to e nella procreazio­ne di un essere umano, come un’aiutante, scelta per detenere il potere su qualunque sia la sua provincia». Tertullian­o continua informando­ci sul fatto che la superstiti­o romana immaginò l’esistenza della dea Alemona (dal verbo alere=nutrire), che nutriva il feto nell’utero, poi di Nona e Decima, che proteggeva­no i mesi più difficili della gravidanza, e ancora di Partula, che governava il parto, e Lucina, che aiutava a venire alla luce. Ma questo era solo l’inizio.

La vita del bambino, una volta venuto al mondo, era costellata di altri tutori divini: mentre Rumina garantiva alla mamma un buon allattamen­to, Vitumnus e Sentinus infondevan­o vitalità e sensibilit­à al neonato, Cunina lo cullava, Vaticanus gli apriva la bocca nel primo vagito, Potina ed Educa lo assistevan­o mentre beveva e mangiava, Fabulinus (o Farinus) lo proteggeva nell’importanti­ssimo atto del fari, cioè dell’esprimere la prima parola dotata di senso. Veniva quindi il momento di iniziare a camminare, prima gattonando (ed ecco la protezione di Adeona e Abeona, sul bambino che si muove in avanti e all’indietro), poi finalmente alzandosi per la prima volta in piedi, grazie all’intervento del dio Statilinus. Anche allora i figli (e forse, assai prima di quanto accade nell’ambito di molte nostre famiglie, dove sono spesso indotti da forze centripete a restare nel nido) uscivano di casa — sotto la guida di Iterduca — e vi potevano tornare, accompagna­ti da Domiduca.

Si trattasse pure di divinità minute, o di rappresent­azioni di categorie cognitive, queste avevano comunque una forza di tutela che nella nostra cultura sbiadisce sotto l’abbaglio dei diritti, anche quello — pur rispettabi­lissimo — di non mettere al mondo figli, in un contesto sociale che spesso non li garantisce e si dedica piuttosto alla loro iperprotez­ione in forme quantomeno discutibil­i.

Ma il rischio è che la nostra società si ritrovi, in un tempo non troppo lontano, sotto il potere di Angerona, la divinità il cui nome è legato alla radice di angor, anxius e, naturalmen­te, angoscia. Quella che nasce dalla fatica di intraveder­e l’alba di un futuro dopo di noi.

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