Corriere della Sera - La Lettura
Il fuoco proibito di un amore più forte delle caste
Il romanzo sociale di Subramanian Shankar
Oggi la legge indiana lo vieta: la discriminazione per caste è proibita dal 1950. Ma quest’arcaico sistema continua a pesare su tutto il Paese. Anche Ramu ce l’ha scritto sulla pelle: lui è un bramino e la sua famiglia, alla fine degli anni Trenta, è una delle più ricche di Paavalampatti, villaggio nel Tamil Nadu (Sud dell’India), possiede molte terre lavorate da braccianti poveri che non potranno mai cambiare il loro destino: sono gli «intoccabili», i pària, al Sud chiamati adi dravidar, cioè chi appartiene alla casta più bassa. Ramu ha 12 anni quando trova il cadavere di uno di loro, Murugappa, fidato lavoratore a servizio nelle sue terre: il corpo è riverso sotto un albero di tamarindo, la gola tagliata.
Inizia così Il fantasma del tamarindo di Subramanian Shankar, autore di origine indiana che vive negli Usa, in cui ripercorre le vicende dell’India e quelle della famiglia di Ramu, tra gli anni Trenta del secolo scorso e la metà dei Settanta, attraverso le lotte per l’indipendenza dal dominio britannico, la divisione tra India e Pakistan, fino allo stato di emergenza nazionale proclamato da Indira Gandhi (1917-1984).
La storia del Paese scandisce l’esistenza di Ramu, cresciuto dalla nonna Gomati Paati e dal padre Vishu, che instilla nel figlio l’interesse per la politica del Paese ed embrionali principi di uguaglianza (con lui legge un articolo, Uomini di caste diverse si riuniscono per un pranzo, con cui comprende la sua «diversità»). Con loro vive l’arrogante e razzista zio Siva, che usa il privilegio di casta per maltrattare gli «intoccabili». Ma è Gomati Paati, con la sua testa rasata e il sari bianco, simboli della vedovanza, il silenzioso motore della famiglia. E lei che fuggì alla povertà sposando un uomo ricco, ora si ritrova a guardare suo nipote fare il percorso inverso, in nome dell’amore. È in questo contesto infatti che Ramu, bambino dall’animo rivoluzionario, frequenta di nascosto Ponni, la figlia di Murugappa. I due stringono un’amicizia segreta, unita dal mistero dell’omicidio sotto il tamarindo e dai libri, quelli che il privilegiato Ramu porta di nascosto all’intoccabile Ponni. Fino a quando Gomati Paati li scopre e anche la bambina viene messa in guardia per i suoi incontri («scandalo, ingiurie, ostracismo sociale, violenza, perfino») dallo zio Chellappa, fratello di Murugappa. Perché lui stesso un tempo fu cacciato da Paavalampatti per aver preso dell’acqua dal pozzo sbagliato, quello destinato ai bramini. Ma Chellappa è un uomo che non abbassa la testa di fronte alle ingiustizie: nella sua vita si susseguiranno lotte, dissidi e scioperi. Così i due amici devono dirsi addio. Si ritroveranno anni dopo, nella città di Madras, dove lei è impegnata contro le ingiustizie sociali e lui studia Economia; qui nasce il loro amore proibito, e mai accettato dalla famiglia di Ramu. Il loro destino li vuole insieme a combattere le leggi ingiuste della loro vita: con l’amico Arokiasamy, aprono una scuola in un villaggio di adi dravidar che lavorano tutti, adulti e bambini, nella cava del padrone, e qui porteranno la rivoluzione dell’istruzione. Ma i padroni non vogliono lavoratori pensanti; scoppiano tumulti: la scuola deve chiudere.
La vita in povertà per far crescere sogni troppo grandi per quei tempi, i libri complici di un amore vietato, i fantasmi che si muovono sotto il tamarindo: è una favola tanto magica quanto tristemente vera quella che Shankar racconta; un mondo che prova a cambiare e che in cambio chiede il sangue sacrificale di chi quelle leggi cerca di riscriverle. La storia si chiude a ritroso. Selvam, il figlio di Ponni e Ramu, si mette sulle tracce della sua famiglia. «Ricordo bene i tuoi genitori» gli dice il vecchio Pichayya «Il loro amore? Una cosa appassionata. Un fuoco. Una cosa degna di meraviglia. Una storia, una leggenda, un mito».