Corriere della Sera - La Lettura

Il fuoco proibito di un amore più forte delle caste

- Di JESSICA CHIA

Il romanzo sociale di Subramania­n Shankar

Oggi la legge indiana lo vieta: la discrimina­zione per caste è proibita dal 1950. Ma quest’arcaico sistema continua a pesare su tutto il Paese. Anche Ramu ce l’ha scritto sulla pelle: lui è un bramino e la sua famiglia, alla fine degli anni Trenta, è una delle più ricche di Paavalampa­tti, villaggio nel Tamil Nadu (Sud dell’India), possiede molte terre lavorate da braccianti poveri che non potranno mai cambiare il loro destino: sono gli «intoccabil­i», i pària, al Sud chiamati adi dravidar, cioè chi appartiene alla casta più bassa. Ramu ha 12 anni quando trova il cadavere di uno di loro, Murugappa, fidato lavoratore a servizio nelle sue terre: il corpo è riverso sotto un albero di tamarindo, la gola tagliata.

Inizia così Il fantasma del tamarindo di Subramania­n Shankar, autore di origine indiana che vive negli Usa, in cui ripercorre le vicende dell’India e quelle della famiglia di Ramu, tra gli anni Trenta del secolo scorso e la metà dei Settanta, attraverso le lotte per l’indipenden­za dal dominio britannico, la divisione tra India e Pakistan, fino allo stato di emergenza nazionale proclamato da Indira Gandhi (1917-1984).

La storia del Paese scandisce l’esistenza di Ramu, cresciuto dalla nonna Gomati Paati e dal padre Vishu, che instilla nel figlio l’interesse per la politica del Paese ed embrionali principi di uguaglianz­a (con lui legge un articolo, Uomini di caste diverse si riuniscono per un pranzo, con cui comprende la sua «diversità»). Con loro vive l’arrogante e razzista zio Siva, che usa il privilegio di casta per maltrattar­e gli «intoccabil­i». Ma è Gomati Paati, con la sua testa rasata e il sari bianco, simboli della vedovanza, il silenzioso motore della famiglia. E lei che fuggì alla povertà sposando un uomo ricco, ora si ritrova a guardare suo nipote fare il percorso inverso, in nome dell’amore. È in questo contesto infatti che Ramu, bambino dall’animo rivoluzion­ario, frequenta di nascosto Ponni, la figlia di Murugappa. I due stringono un’amicizia segreta, unita dal mistero dell’omicidio sotto il tamarindo e dai libri, quelli che il privilegia­to Ramu porta di nascosto all’intoccabil­e Ponni. Fino a quando Gomati Paati li scopre e anche la bambina viene messa in guardia per i suoi incontri («scandalo, ingiurie, ostracismo sociale, violenza, perfino») dallo zio Chellappa, fratello di Murugappa. Perché lui stesso un tempo fu cacciato da Paavalampa­tti per aver preso dell’acqua dal pozzo sbagliato, quello destinato ai bramini. Ma Chellappa è un uomo che non abbassa la testa di fronte alle ingiustizi­e: nella sua vita si susseguira­nno lotte, dissidi e scioperi. Così i due amici devono dirsi addio. Si ritroveran­no anni dopo, nella città di Madras, dove lei è impegnata contro le ingiustizi­e sociali e lui studia Economia; qui nasce il loro amore proibito, e mai accettato dalla famiglia di Ramu. Il loro destino li vuole insieme a combattere le leggi ingiuste della loro vita: con l’amico Arokiasamy, aprono una scuola in un villaggio di adi dravidar che lavorano tutti, adulti e bambini, nella cava del padrone, e qui porteranno la rivoluzion­e dell’istruzione. Ma i padroni non vogliono lavoratori pensanti; scoppiano tumulti: la scuola deve chiudere.

La vita in povertà per far crescere sogni troppo grandi per quei tempi, i libri complici di un amore vietato, i fantasmi che si muovono sotto il tamarindo: è una favola tanto magica quanto tristement­e vera quella che Shankar racconta; un mondo che prova a cambiare e che in cambio chiede il sangue sacrifical­e di chi quelle leggi cerca di riscriverl­e. La storia si chiude a ritroso. Selvam, il figlio di Ponni e Ramu, si mette sulle tracce della sua famiglia. «Ricordo bene i tuoi genitori» gli dice il vecchio Pichayya «Il loro amore? Una cosa appassiona­ta. Un fuoco. Una cosa degna di meraviglia. Una storia, una leggenda, un mito».

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