Corriere della Sera - La Lettura
Eppure il mondo (per fortuna) rallenta la corsa
Scenari Demografia, economia, tecnica: secondo il geografo Danny Dorling cala il ritmo della crescita
Supponiamo che nei primi dieci giorni del lockdown abbiate preso 100 grammi al giorno di peso. Dopo dieci giorni vi ritrovate con un chilo di troppo. Supponiamo che la «presa di coscienza» indotta dalla bilancia vi abbia portato a ridurre l’aumento a 50 grammi. Al ventesimo giorno avete un chilo e mezzo di troppo. Infine, l’arrivo di una cyclette limita i danni: l’aumento è limitato a 25 grammi. Dopo un mese il peso è salito di un chilo e 750 grammi, ma la progressione è rallentata e forse sta per iniziare la discesa. Il mondo descritto da Danny Dorling in Rallentare (Raffaello Cortina) si trova, metaforicamente, verso la fine del mese nell’esempio. «Non siamo a una “fine della storia” bensì all’inizio di una nuova epoca storica, ma questo ancora ci sorprende dato che i nostri nonni vissero in un’era di terremoti sociali, politici ed economici. Aspettiamoci cambiamenti più lenti in futuro, anche se potremmo benissimo definirli grandi. Tante cose indicano una stabilizzazione alle porte, altro che accelerazione», scrive il geografo.
Quando ero giovane i commenti sull’aumento dei prezzi erano costanti. «Tutto aumenta», diceva mia madre tornando dal mercato. Crescevano i prezzi, si allargava il perimetro della cittadina in cui vivevamo, c’era sempre un vicino che aveva comprato una nuova auto, qualcuno che per la prima volta aveva preso un aereo. Le generazioni post-belliche hanno vissuto la cosiddetta «grande accelerazione». Nel bellissimo libro Fuori controllo (Einaudi, 2017), Thomas Eriksen ci ha messi in guardia contro i rischi di un pianeta lanciato verso il riscaldamento globale.
Dorling è un po’ più ottimista. Attingendo a una mole strabordante di dati, riassunti in rappresentazioni visive, il geografo ci racconta di un mondo che per certi versi continua (lentamente) a crescere, ma con pronunciati rallentamenti. Si tratta, nelle sue parole, di cogliere il cambiamento nel cambiamento. In alcuni campi il mondo cresce ancora, ma in modo assai meno rapido. Prendiamo la demografia: oggi siamo 7 miliardi e più di esseri umani, ma il tasso di fecondità è sceso ovunque, al punto che alcuni Paesi — l’Italia in testa
— stanno già fortemente calando, mentre altri crescono molto poco rispetto agli anni del baby boom e al Novecento in generale. Tanto che, secondo l’Onu, nel 2100 raggiungeremo il picco (10 miliardi?) e poi la popolazione mondiale scenderà, forse in modo rapido.
Allo stesso modo, anche se la narrazione generale va in altra direzione, il ritmo delle invenzioni e delle trasformazioni tecnologiche sta rallentando. Le generazioni di inizio XX secolo vissero l’elettrificazione, la diffusione dei mezzi di trasporto di massa, l’avvento dell’automobile. Noi siamo immersi nella transizione telematica, ma siamo sicuri che sia un cambiamento più radicale? Checché ne pensiamo, l’ammontare complessivo dei debiti a livello mondiale sta rallentando (teniamo conto però che Dorling non considera i dati post-pandemia), così come la produzione di auto e di merci e l’uso di combustibili fossili. Non è (ancora) necessariamente una decrescita, ma un pronunciato rallentamento. Due fenomeni purtroppo non rallentano: l’emissione di CO2 nell’aria e il riscaldamento globale. Ma forse c’è speranza di invertire la rotta anche su questi due terreni.
Al di là dei dati (troppi!) che il libro ci presenta, Rallentare è un invito a costruire una cultura della e nella stabilità. In un mondo che corre meno è più difficile praticare forme di capitalismo rampante attraverso il meccanismo dei debiti. Correre di meno può significare avere più tempo da dedicare alle relazioni sociali. Produrre meno merci vuol dire sprecare e inquinare meno. «Stagnazione» è una parolaccia solo per un’economia pervasa dal mito della crescita senza limiti. Al contrario, può significare un maggiore rispetto per gli altri e per l’ambiente, come un placido lago dalle rive lussureggianti. «Voi cosa sperate per il futuro?», chiude Dorling.