Corriere della Sera - La Lettura

Noi i ragazzi della pandemia

Abbiamo parlato di loro: troppo o troppo poco. Ma non li abbiamo quasi mai ascoltati. Ecco: «la Lettura» dà voce agli adolescent­i nell’era del Covid. E poi Dostoevski­j, che dedicò ai giovani parole attualissi­me: in queste dieci pagine c’è anche lui

- Di PAOLO DI STEFANO

Qualcuno dice che sono più depressi, qualcuno dice che sono superficia­li e irresponsa­bili. Altri dicono che il loro anno e mezzo di reclusione da pandemia equivale a una decina d’anni per gli adulti. Abbiamo sentito gli adolescent­i, tanti, risalendo l’Italia dalla Sicilia a Trento. Questi sono i loro sentimenti e le loro parole.

Noto, provincia di Siracusa, liceo classico Di Rudinì. È il professor Paolo Randazzo che via Google Meet ci presenta Cristiano, Rachele, Swami, quindicenn­i.

RACHELE LEONE — Sono sempre stata pigra ma durante il primo lockdown mi è venuta la passione per lo sport e con mio fratello sul balcone ci siamo messi a fare ginnastica, addominali, saltare alla corda... Prima in cucina ero una frana, adesso so fare i dolci, faccio le pulizie in casa... E abbiamo passato del tempo a giocare a carte, a guardare insieme la tv... Certo, poi le giornate sono diventate tutte uguali, una noia mortale. Non poter vedere nessuno, gli amici, la famiglia, gli zii, i nonni.

SWAMI CARUSO — Io non l’ho vissuta male, anzi benissimo. Personalme­nte preferisco starmene a casa, mi concentro di più, ho più tempo per studiare, per stare con i miei genitori, con mia sorella... Prima mi sforzavo di uscire, adesso non ho più scuse e mi piace ancora di più starmene a casa. Con i miei genitori bene, anche se l’aria in casa a un certo punto si era fatta più pesante e nervosa. Paura no.

RACHELE LEONE — La paura per noi c’è stata perché mio padre è infermiere e fa i turni nei reparti Covid.

SWAMI CARUSO — Molti ragazzi la depression­e se la sono presa, io ho un’amica che si è lasciata andare e non è riuscita a riprenders­i dall’apatia. Ho cercato di darle un po’ di allegria, ma non ci sono riuscita. Già prima non le piaceva la compagnia, adesso proprio si vergogna, non vuole mostrarsi, si è chiusa proprio. Ma comunque anche per me le cose sono cambiate, è tutto più difficile e le vere amiche rimaste sono poche.

CRISTIANO BORDIERI — È successo tutto in fretta, da un giorno all’altro, e la cosa peggiore è stata che la speranza di tornare alla normalità è stata rinviata sempre di più. Io poi sono un tipo che va sempre in giro con gli amici e vivere costretto in casa è stato durissimo. Le aperture sono a doppio taglio, vedi gli amici, ti viene la voglia, ma ti accorgi che è una delusione continua. Noi siamo abituati a vedere i parenti tutti i giorni, siamo abituati ad abbracciar­ci e baciarci anche con gli amici, è naturale, ma i divieti sono pesanti.

SWAMI CARUSO — A me l’ansia viene quando c’è il rischio di ritornare a uscire e ad andare a scuola, anche perché possiamo prenderci il virus.

CRISTIANO BORDIERI — Nel periodo del lockdown ho conosciuto la ragazza che poi è diventata la mia fidanzata, anche se è rimasta una relazione a distanza: ci incontrava­mo in video. Per fortuna c’è la tecnologia.

RACHELE LEONE — Anch’io sono fidanzata da un anno. Ma senza le videochiam­ate e i messaggi neanche le amicizie sarebbero durate, invece spesso si sono rafforzate. La scuola è pesante, sembra comodo starsene a casa, ma 24 ore su 24 è una prigione. Prima mi vestivo come se dovessi uscire, poi mi bastava la tuta.

CRISTIANO BORDIERI — Mantenere l’attenzione è difficile. A me capita di abbassare il volume e di dormire ancora un po’.

SWAMI CARUSO — Io dormirei sempre. Molte volte con la Dad mi addormenta­vo anche per tutte le 6 ore o usavo il tempo per fare altro.

RACHELE LEONE — Ora dobbiamo solo sperare che si torni come prima del Covid. Non subito, ma io ci spero e ci credo.

A Bari, liceo scientific­o Enrico Fermi, i quindicenn­i Beppe e Chiara raccontano come sono stati cambiati dalla pandemia e dall’isolamento. Nel bene e nel male. E con qualche sorpresa.

BEPPE GIORDANO — Ho scoperto che isolamento è anche isola-mente, cioè la possibilit­à di riflettere su sé stessi. Per me è stato un periodo di crescita e di sviluppo. Sono cambiato: mi sono appassiona­to alla ginnastica, alla dieta, ai macronutri­enti, agli aforismi e alle frasi motivazion­ali. Ho bazzicato molto i siti di drop shipping, ho capito che è un modo di vendita senza magazzini. Ovviamente, essendo minorenne, è tutto virtuale, come giocare a Monopoly. Ecco, ho capito che è questa la mia frontiera per quando sarò maggiorenn­e. Ho la fortuna di avere due genitori che sono molto avanti e mi sostengono. In questo periodo ho conosciuto il vero volto di mio padre, mi ha raccontato com’è cresciuto, in una famiglia con sei fratelli: adesso è la persona che ammiro di più, mi ha insegnato che chi ha visione ha successo e sono molto fiero di lui. L’isolamento mi ha liberato il

tempo, il bene fondamenta­le per sviluppare le passioni.

CHIARA FICOCELLI — Sì, ho visto tanti miei coetanei in difficoltà, mi è capitato di consolare qualcuno che è caduto nella tristezza e nella solitudine. Io stessa mi sono sentita non proprio sola, ma un poco persa, spaesata. Mi sono legata ancora di più alla famiglia, mi accorgo che litigo meno di prima, forse anche perché abbiamo preso un cane che ci ha aiutati: è stato un modo per unirci e per me di trovare compagnia e tranquilli­tà quando sono giù di morale. Durante il primo lockdown ho ripreso a suonare il pianoforte, ho cominciato a cucinare cose semplici e ora riesco ad assemblare una pasta quando mamma non c’è. La casa è diventata un rifugio nel momento del bisogno, sento che la famiglia è una

certezza, e mi dispiace non vedere più tanto spesso gli zii e i nonni, anche se so che ci sono sempre.

Le ragazze e i ragazzi che studiano da geometre e geometri a Pozzuoli, nell’Istituto tecnico Vilfredo Pareto. Il professore di italiano Ugo Maria Tassinari li conosce come le sue tasche: pregi e difetti. È lui che parla con ironia di «tarantelle» nel caos quotidiano. È lui che ha favorito questo coro di voci, a cominciare dai sedicenni di terza (tanti sono intervenut­i ma non tutti purtroppo entrano in questo spazio). MARIA GRAZIA CANIGLIA — La pandemia mi ha fatto concentrar­e di più sui miei hobby — guardare le serie

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