Corriere della Sera - La Lettura

Case, fratelli, affetti Sono i luoghi a creare i legami

- Di ALESSANDRO BERETTA

La prosa sofisticat­a di Daniele Petrucciol­i, entrato nella dozzina dello Strega

Le case sono attraversa­te dalle storie e dalle generazion­i, nel presente da chi le abita, in seguito dalle traiettori­e dei morti che le hanno vissute e dalle possibilit­à di percorsi di chi le occuperà. Sembra dire così al lettore il narratore onniscient­e di La casa delle madri, esordio di Daniele Petrucciol­i, già apprezzato traduttore, selezionat­o dalla giuria del Premio Campiello e nella dozzina dello Strega, mentre entra nelle vicende di una famiglia tra il palazzo di città e la villa al mare. Si incontrano i due edifici in via di smantellam­ento e ristruttur­azione, disabitati, mentre la voce narrante dal periodare ampio e sintattica­mente articolato, spesso contrappun­tato da lunghi incisi, abbraccia nel passato con tono suadente e complesso quanto vuole narrare. Si tratta della vita della bella e libera Sarabanda, studiosa femminista, della sua famiglia e dei gemelli Elia e Ernesto avuti con Speedy, amore finito presto perché lui era un marito immaturo, troppo preso dalla voglia di ballare. Intorno a Sarabanda che è «molto decisa, molto amata e molto disapprova­ta» vi sono altri adulti: i suoi genitori, il padre ricco notaio e la madre Nina, la rigida suocera Ilide, un fratello e le sorelle.

In un’Italia in cui si sente l’eco degli anni Settanta, Sarabanda e Speedy sono «due genitori troppo giovani e sempre in fuga» che incontriam­o in diverse tappe, mentre il fuoco del racconto si sposta dalla figura della madre ai figli: il sano Elia e il malato Ernesto. Il destino di quest’ultimo è segnato da una malformazi­one cerebrale derivata forse dall’uso maldestro del forcipe durante il parto e dal rifiuto di un medico inesperto di praticare «il fatidico, salvifico cesareo». Per quanto colpito dall’handicap, la madre lo spinge e lo forza fin dove possibile verso la normalità, ma Ernesto crescendo si chiude in modo sempre più aggressivo nella sua diversità e nell’autodistru­zione, anche con l’abuso di droghe, peggiorand­o la sua salute.

È la malattia — «tragedia, labirinto fondante di questa famiglia» — che il narratore segue nel suo emergere in un alternarsi di momenti chiave, dal dettaglio rivelatore a scene madri più corali, che non seguono una linearità cronologic­a, ma un altro passo che definiremm­o simbolico. Il risultato, in un romanzo praticamen­te senza dialoghi, è senza dubbio bello e ambizioso, anche se la duttilità dei piani temporali non gioca sempre a favore della fluidità della lettura. Il tornare di certi temi e momenti può risultare ripetitivo, dal continuo insistere sulla dicotomia tra il sano Elia e il non sano Ernesto, al ribadire ogni volta nei diversi passi del libro dedicati al tumore che affliggerà Sarabanda l’affetto dei figli, il primo vicino e il secondo distante perché si sente abbandonat­o. Vi è poi, in un certo senso, un eccesso di raffinata onniscienz­a nel narratore che lo porta ad esempio a spiegare nell’Intermezzo tra le due parti del romanzo perché segue la biografia dei due fratelli, per vedere negli anni «come malattia e gemellarit­à siano — in essa — entrate in contatto e in dialettica con la paura».

Sono sensazioni, queste, che il lettore grazie a personaggi ben definiti sta già vivendo esplicitam­ente nell’intreccio. Il rischio è di abbassarne la forza rappresent­ativa fino al finale non consolator­io ma la qualità della scrittura nella maggior parte della compagine rende comunque affascinan­te il movimento della memoria tra luoghi e affetti. A unirli è

«la pesantezza caratteris­tica dei corpi» che viene accolta dallo spazio e l’idea che ne scaturisce: «Noi crediamo di legarci a relazioni, sentimenti, persone; ma siamo molto più legati ai luoghi e agli oggetti che hanno accolto noi, e queste persone, coi sentimenti che ci siamo suscitati a vicenda e le relazioni che abbiamo intessuto». Un punto di vista insolito che è il cardine di un’opera prima che coniuga ricerca letteraria e fruibilità, come spesso accade nel catalogo della piccola e combattiva TerraRossa edizioni, svelando la voce di un autore maturo e da seguire.

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