Corriere della Sera - La Lettura
Guarda polli e pecore Usciranno tante storie
Allevare pecore o galline c’entra con la letteratura? C’entra, eccome. Perché se l’imprenditore del caso ha una pista da go-kart, suona il pianoforte e compone musica classica è già un personaggio fatto e finito, persino troppo. Le storie, spiega
si fanno smontando e rimontando la realtà
La professione dell’autore è fatta di alternanze. O si è seduti da soli nel proprio studio, a scrivere e riscrivere, oppure si è in giro a incontrare i lettori. Tranne nell’epoca del Covid, dove o si è a casa da soli oppure si è a casa da soli. Ci si sente isolati. E dal passato affiorano i ricordi.
Quando vivevo in campagna avevo la compagnia dei miei polli. In media, otto galline e due galli. Il numero oscillava, a seconda di quanto fosse scaltra e affamata la volpe.
Il mio vicino più prossimo era un allevatore di pecore. Ne aveva trecento. Una volta gliene ho comprata una, tagliata e pronta per essere messa nel congelatore, però volevo sapere come si chiamava. Speravo avesse un nome maschile come Per, Nils o Karl , invece si è scoperto che la poveretta si chiamava Novantadue. Pensate, chiamarsi Novantadue e finire i propri giorni in un congelatore.
Penso che al mio pollame sia stata concessa maggior dignità. Tutti avevano un nome onorevole. La maggior parte aveva nomi di persone famose. Ricordo che una volta ero ospite di un programma televisivo tedesco e ho annunciato in diretta che la volpe aveva appena rapito Angela Merkel.
L’interprete è rimasto spiazzato. Per un secondo, mi è sembrato di avere scatenato una crisi politica.
Ho fatto appena in tempo a tornare a casa dalla trasmissione che sono stato costretto a tirare il collo a uno dei due galli. Donald Trump (da non confondere con l’originale, oppure sì, in realtà, fate pure come volete) si era convinto che mio figlio di dieci anni rappresentasse una minaccia come capo del pollaio. Ha sventolato gli artigli all’altezza degli occhi di mio figlio, e così ha firmato la sua condanna a morte. Prima che sia stato costretto a ucciderlo e mangiarlo, Trump aveva fatto in tempo a invecchiare. La sua carne era coriacea.
Ogni volta che il numero dei polli iniziava ad assottigliarsi, andavo dall’unico allevatore di pollame professionista della zona a fare scorta. Con il tempo l’ho conosciuto meglio, era un uomo dai molti talenti. Oltre all’allevamento di polli, gestiva anche una pista da go-kart. La fattoria si trovava vicino al mare, dove girano molti turisti. La sua idea imprenditoriale è stata di offrire loro qualcosa da fare, oltre che sdraiarsi in spiaggia a prendere il sole (soprattutto considerando che il sole splende raramente in Svezia). Si faceva pagare cento corone (circa dieci euro, ndt) per dieci minuti in pista.
Allevatore di pollame e imprenditore, dunque. E non solo! Era anche istruttore di jujitsu. Aveva un dottorato di ricerca in economia internazionale. Era un compositore di musica classica. E un eccellente pianista.
Tutto considerato si potrebbe dire che era una combinazione impossibile. Se l’avessi preso e incollato direttamente in uno dei miei libri, avreste scosso la testa e detto: «Adesso Jonas Jonasson ha proprio esagerato».
La verità è che la realtà supera la finzione. Io faccio la raccolta di tutte le persone strane che incontro. Le combino una con l’altra e attenuo certe caratteristiche perché altrimenti non mi credereste mai. E poi lascio che i personaggi che ho creato si incontrino. All’improvviso, la mia storia inizia a scoppiettare. Il risultato è un omaggio alla vita, socialmente e politicamente impegnato. Una pausa dalla miseria generale che ci circonda. Un sorriso. Una risata. E preferibilmente anche un’immagine di come vanno le cose e di come invece dovrebbero andare.
Persone strane — e vicende strane! Come quella volta che una giornalista a un festival letterario nel Nord Italia mi ha chiesto se poteva farmi una domanda. Solo una, ha promesso.
«Ma certo» ho detto. «Cosa vuole sapere?».
«Mi chiedevo se ha mai pensato di togliersi la vita».
Sono rimasto sbalordito. Ho risposto «no» dal profondo del cuore.