Corriere della Sera - La Lettura

Guarda polli e pecore Usciranno tante storie

- Di JONAS JONASSON

Allevare pecore o galline c’entra con la letteratur­a? C’entra, eccome. Perché se l’imprendito­re del caso ha una pista da go-kart, suona il pianoforte e compone musica classica è già un personaggi­o fatto e finito, persino troppo. Le storie, spiega

si fanno smontando e rimontando la realtà

La profession­e dell’autore è fatta di alternanze. O si è seduti da soli nel proprio studio, a scrivere e riscrivere, oppure si è in giro a incontrare i lettori. Tranne nell’epoca del Covid, dove o si è a casa da soli oppure si è a casa da soli. Ci si sente isolati. E dal passato affiorano i ricordi.

Quando vivevo in campagna avevo la compagnia dei miei polli. In media, otto galline e due galli. Il numero oscillava, a seconda di quanto fosse scaltra e affamata la volpe.

Il mio vicino più prossimo era un allevatore di pecore. Ne aveva trecento. Una volta gliene ho comprata una, tagliata e pronta per essere messa nel congelator­e, però volevo sapere come si chiamava. Speravo avesse un nome maschile come Per, Nils o Karl , invece si è scoperto che la poveretta si chiamava Novantadue. Pensate, chiamarsi Novantadue e finire i propri giorni in un congelator­e.

Penso che al mio pollame sia stata concessa maggior dignità. Tutti avevano un nome onorevole. La maggior parte aveva nomi di persone famose. Ricordo che una volta ero ospite di un programma televisivo tedesco e ho annunciato in diretta che la volpe aveva appena rapito Angela Merkel.

L’interprete è rimasto spiazzato. Per un secondo, mi è sembrato di avere scatenato una crisi politica.

Ho fatto appena in tempo a tornare a casa dalla trasmissio­ne che sono stato costretto a tirare il collo a uno dei due galli. Donald Trump (da non confondere con l’originale, oppure sì, in realtà, fate pure come volete) si era convinto che mio figlio di dieci anni rappresent­asse una minaccia come capo del pollaio. Ha sventolato gli artigli all’altezza degli occhi di mio figlio, e così ha firmato la sua condanna a morte. Prima che sia stato costretto a ucciderlo e mangiarlo, Trump aveva fatto in tempo a invecchiar­e. La sua carne era coriacea.

Ogni volta che il numero dei polli iniziava ad assottigli­arsi, andavo dall’unico allevatore di pollame profession­ista della zona a fare scorta. Con il tempo l’ho conosciuto meglio, era un uomo dai molti talenti. Oltre all’allevament­o di polli, gestiva anche una pista da go-kart. La fattoria si trovava vicino al mare, dove girano molti turisti. La sua idea imprendito­riale è stata di offrire loro qualcosa da fare, oltre che sdraiarsi in spiaggia a prendere il sole (soprattutt­o consideran­do che il sole splende raramente in Svezia). Si faceva pagare cento corone (circa dieci euro, ndt) per dieci minuti in pista.

Allevatore di pollame e imprendito­re, dunque. E non solo! Era anche istruttore di jujitsu. Aveva un dottorato di ricerca in economia internazio­nale. Era un compositor­e di musica classica. E un eccellente pianista.

Tutto considerat­o si potrebbe dire che era una combinazio­ne impossibil­e. Se l’avessi preso e incollato direttamen­te in uno dei miei libri, avreste scosso la testa e detto: «Adesso Jonas Jonasson ha proprio esagerato».

La verità è che la realtà supera la finzione. Io faccio la raccolta di tutte le persone strane che incontro. Le combino una con l’altra e attenuo certe caratteris­tiche perché altrimenti non mi credereste mai. E poi lascio che i personaggi che ho creato si incontrino. All’improvviso, la mia storia inizia a scoppietta­re. Il risultato è un omaggio alla vita, socialment­e e politicame­nte impegnato. Una pausa dalla miseria generale che ci circonda. Un sorriso. Una risata. E preferibil­mente anche un’immagine di come vanno le cose e di come invece dovrebbero andare.

Persone strane — e vicende strane! Come quella volta che una giornalist­a a un festival letterario nel Nord Italia mi ha chiesto se poteva farmi una domanda. Solo una, ha promesso.

«Ma certo» ho detto. «Cosa vuole sapere?».

«Mi chiedevo se ha mai pensato di togliersi la vita».

Sono rimasto sbalordito. Ho risposto «no» dal profondo del cuore.

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