Corriere della Sera - La Lettura
COM’È FREDDA L’ETICA DI OGGI
Si sa che l’etica è il sistema di valori condivisi proprio di una società. Come tale, è un fatto culturale, un’abitudine che si modifica continuamente e che, come ricorda Aristotele, «si forma a poco a poco, perché l’attività umana si muove spesso in una direzione» (Etica Eudemia). Proprio come l’habitus di Pierre Bourdieu, qualcosa di molto simile all’ethos greco, che si fa norma dei comportamenti sociali: non tanto un «carattere» stabilito, quanto un regolatore mobile, che si corregge sempre per adattarsi alle diverse condizioni storiche.
Nel suo divenire l’etica ha subito una drastica mutazione al tempo dell’individualismo, accentuando le caratteristiche di «freddezza» e cinismo proprie del capitalismo: quella mutazione denunciata da Max Weber agli inizi del ’900, nella divisione tra economia famigliare e d’impresa, con una sorta di liberalizzazione morale, fondata sulla ferrea legge del profitto.
Nel 1968 l’economista Albert Carr si chiedeva se fosse etico bluffare negli affari («Is business bluffing ethical?») e la risposta non poteva che essere affermativa, con il riconoscimento che è lecito dissimulare in certi casi, come nel gioco del poker e nella diplomazia. «La falsità cessa di essere tale quando si conviene di comune accordo che in certi casi non ci si aspetta si dica il vero».
L’etica fredda è vincente. Una morale pragmatica che non guarda in faccia a nessuno, pronta a mentire per raggiungere i suoi scopi. Ben lontana dalle rigorose norme morali indicate da Hegel — a garanzia della correttezza negli scambi commerciali — l’etica fredda prevale anche nei rapporti famigliari e privati. È la contraddizione del nostro tempo, il lascito velenoso della modernità. Il sistema morale fondato sulla fiducia è spazzato via. In tutti i rapporti irrompe la logica dell’interesse personale, anche quando non è strettamente legata a un ritorno economico.
Si può parlare, allora, di una demoralizzazione? Divenuta la morale ufficiale, si è radicata in una cultura che ha rinunciato alla condivisione, interponendo strumenti di mediazione tecnologica tra gli individui. Ha portato in primo piano il principio egoistico della sopravvivenza e del riconoscimento di sé, facendo dell’autonomia una questione strettamente personale.