Corriere della Sera - La Lettura
Nelle ultime tele
come Tiziano
Le 12 cornici di stucco non contengono più i ritratti dei componenti della famiglia Grimani, venduti nell’Ottocento e poi scomparsi in misteriose vicissitudini. Al loro posto appaiono le forme visionarie di Georg Baselitz. Archinto al Museo di Palazzo Grimani (dal 19 maggio al 27 novembre 2022, polomusealeveneto.beniculturali.it/musei/museo-di-palazzogrimani), a cura di Mario Codognato e prodotta da Gagosian in collaborazione con Venetian Heritage, comprende alcune opere realizzate appositamente per la dimora veneziana, dove rimarranno in comodato a lungo termine. Circondano la Sala Del Portego in un omaggio alla grande pittura veneziana: il titolo dell’esposizione deriva dal quadro L’arcivescovo Filippo Archinto (1588), conservato al Philadelphia Museum of Art, uno dei più enigmatici ritratti di Tiziano. La figura del prelato è parzialmente nascosta da una tenda leggera, in una composizione che lascia aperte diverse interpretazioni, nessuna delle quali definitiva (un’allusione alla sua morte?).
Baselitz risveglia e allena i meccanismi della percezione. Le tele sono un omaggio stilistico all’ultimo Tiziano, alle sue dense pennellate che dissolvono i confini della figura, anticipando molta pittura futura. Un’osservazione meno distratta fa poi emergere i teschi capovolti, tema ricorrente nel pittore sassone. Visioni spettrali, come quella dell’arcivescovo. «I teschi, come il volto di Archinto dietro la tenda — spiega Codognato —, rinunciano a ogni linearità formale o semantica e si rifugiano nella tenebra invisibile e informe della pittura, della sua reiterazione nel mito e nella storia».
Baselitz ha lavorato anche stavolta sul pavimento: ha dipinto sulla vernice fresca e sopra ci ha appoggiato un’altra tela, quella che poi ha conservato. In questo modo non governa l’intenzione, libera la forma per un risultato inaspettato. Ad Archinto si aggiungono dodici opere temporaneamente in esposizione e cinque sculture, tra cui la monumentale Zero Mobil (2014). La mostra si aprirà assieme al nuovo allestimento della sala dedicata al doge Antonio Grimani con il ricollocamento della statuaria greca e romana, parte della collezione. Un ritorno «agli antichi fasti dei Grimani» scrive Toto Bergamo Rossi, direttore di Venetian Heritage. E Baselitz è il nuovo ospite di questi saloni.