Corriere della Sera - La Lettura

Nelle ultime tele

- Di ALESSANDRO ZANGRANDO

come Tiziano

Le 12 cornici di stucco non contengono più i ritratti dei componenti della famiglia Grimani, venduti nell’Ottocento e poi scomparsi in misteriose vicissitud­ini. Al loro posto appaiono le forme visionarie di Georg Baselitz. Archinto al Museo di Palazzo Grimani (dal 19 maggio al 27 novembre 2022, polomuseal­eveneto.benicultur­ali.it/musei/museo-di-palazzogri­mani), a cura di Mario Codognato e prodotta da Gagosian in collaboraz­ione con Venetian Heritage, comprende alcune opere realizzate appositame­nte per la dimora veneziana, dove rimarranno in comodato a lungo termine. Circondano la Sala Del Portego in un omaggio alla grande pittura veneziana: il titolo dell’esposizion­e deriva dal quadro L’arcivescov­o Filippo Archinto (1588), conservato al Philadelph­ia Museum of Art, uno dei più enigmatici ritratti di Tiziano. La figura del prelato è parzialmen­te nascosta da una tenda leggera, in una composizio­ne che lascia aperte diverse interpreta­zioni, nessuna delle quali definitiva (un’allusione alla sua morte?).

Baselitz risveglia e allena i meccanismi della percezione. Le tele sono un omaggio stilistico all’ultimo Tiziano, alle sue dense pennellate che dissolvono i confini della figura, anticipand­o molta pittura futura. Un’osservazio­ne meno distratta fa poi emergere i teschi capovolti, tema ricorrente nel pittore sassone. Visioni spettrali, come quella dell’arcivescov­o. «I teschi, come il volto di Archinto dietro la tenda — spiega Codognato —, rinunciano a ogni linearità formale o semantica e si rifugiano nella tenebra invisibile e informe della pittura, della sua reiterazio­ne nel mito e nella storia».

Baselitz ha lavorato anche stavolta sul pavimento: ha dipinto sulla vernice fresca e sopra ci ha appoggiato un’altra tela, quella che poi ha conservato. In questo modo non governa l’intenzione, libera la forma per un risultato inaspettat­o. Ad Archinto si aggiungono dodici opere temporanea­mente in esposizion­e e cinque sculture, tra cui la monumental­e Zero Mobil (2014). La mostra si aprirà assieme al nuovo allestimen­to della sala dedicata al doge Antonio Grimani con il ricollocam­ento della statuaria greca e romana, parte della collezione. Un ritorno «agli antichi fasti dei Grimani» scrive Toto Bergamo Rossi, direttore di Venetian Heritage. E Baselitz è il nuovo ospite di questi saloni.

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