Corriere della Sera - La Lettura
HO CERCATO DI ESALTARE L’UMORISMO DELL’OPERA
Sei personaggi in cerca d’autore è un testo che continua a catturare l’attenzione e l’interesse degli artisti teatrali di tutto il mondo. La forza innovatrice del capolavoro pirandelliano, che rivoluzionò la scena italiana del Novecento, non è la stessa di cent’anni fa ma l’universalità del linguaggio e la struttura drammaturgica dell’opera offrono sempre tante chiavi di lettura.
L’adattamento, che ho realizzato insieme a Francesco Sframeli, dal titolo Sei, nasce dal bisogno e dalla necessità di mettere insieme il nostro linguaggio teatrale con la lingua del grande maestro. Lasciando lo stesso impianto drammaturgico del testo originale, durante il lavoro di riscrittura, abbiamo ridotto il numero dei personaggi, modificato alcune scene, eliminato qualche «filosofismo», per cercare di dare maggiore risalto all’aspetto umoristico dell’opera.
Per raccontare ciò che accade in teatro oggi, rispetto a quello che accadeva nei primi anni del Novecento, tutta la scena iniziale, prima dell’apparizione dei personaggi, è stata completamente riscritta. Gli attori, le attrici e il capocomico, non provano Il giuoco delle parti, provano un testo qualsiasi con la paura concreta di non poter mai andare in scena. Nel nostro adattamento, il bisogno di vivere in scena, da parte dei personaggi, diventa una necessità anche per gli attori. Tutti sanno che la loro vita prende corpo sulla scena solo attraverso un rapporto di perfetta simbiosi (personaggio/ attore) che nasce di volta in volta, di attimo in attimo, durante la rappresentazione. Nella rappresentazione è indispensabile la presenza dello spettatore. L’autenticità del rapporto personaggioattore-spettatore, è la vera magia del teatro, che ci permette di andare oltre la finzione e la realtà.
Pirandello, io, lo ritrovo nel teatro di Beckett, di Eduardo De Filippo, di Ionesco, di Pinter, autori fondamentali per la mia formazione drammaturgica. Il confronto con la sua drammaturgia, per me, è sempre stato necessario e le nostre lingue teatrali, differenti tra di loro, hanno diversi punti in comune soprattutto nella musicalità dei dialoghi, nel ritmo, nei silenzi e nell’umorismo, a volte acre, dei «personaggi» del suo capolavoro.