Corriere della Sera - La Lettura
Anche i videogiochi sono figli dei Greci
I valori e l’estetica dell’antichità godono ancora di tale prestigio che vi ricorriamo per convalidare opinioni e credenze. Addirittura, è una cultura che ha saputo diventare pop. E anche questo, in un mondo richiuso su di sé dalla tragedia del Covid, conta molto
Stiamo vivendo tempi strani, e non solo per le ragioni che sappiamo. Di recente ho visto una fotografia di antichi fanti spartani. Che però non erano fanti spartani. Erano manifestanti del gruppo nazionalista Reclaim Australia che protestavano a Sydney. Portavano elmi in stile greco antico e scudi spartani. Nel mondo di oggi, tra i gruppi di protesta di destra va di moda esprimere le idee politiche attraverso il militarismo dell’antica Sparta. «Vieni a prenderle», si dice abbiano risposto i guerrieri di Sparta, che nel 480 a.C. difendevano le Termopili, al re di Persia che chiedeva loro di deporre le armi. Quest’estrema brevità piace a quelli che amano i loro slogan piuttosto laconici.
Scrivere un libro come Breve storia della Grecia e di Roma mi ha costretto a pensare a quel che della Grecia e di Roma meriti di essere raccontato. Per un inglese come me, il filo che ci collega agli antichi Greci e Romani ha a che fare con la creazione di una civiltà che permea ancora oggi la nostra vita culturale, nel bene e nel male.
In gran parte grazie all’ammirazione, non senza riserve, dei Romani per i Greci, il pensiero, gli scritti e le arti della Grecia divennero «greco-romane», per poi penetrare nel mondo cristiano e musulmano del Medioevo
e arrivare a quel che chiamiamo Rinascimento.
Sapevo quanto fosse necessario procedere con cautela. La stessa idea di come definire una «civiltà» non è più scontata, se mai lo è stata. In Europa, ad esempio, persone provenienti da diversi background culturali convivono nella stessa città, nella stessa strada. Durante il mio unico viaggio in Cina, ci fece da assistente un giovane di animo patriottico inviato da un ministero cinese. Ricordo che si vantò del fatto che la loro filosofia fosse più antica della nostra. Confucio, in effetti, precede i presocratici.
D’altra parte, il presidente cinese Xi Jinping, discutendo delle relazioni con gli Usa, ha più di una volta fatto riferimento a quella che ha definito la «trappola di Tucidide». Si riferiva allo storico ateniese e alla sua affermazione che il timore del crescente potere di Atene da parte degli spartani aveva spinto i due blocchi di alleati a combattere la guerra del Peloponneso (431404 a.C.).
La Grecia e Roma sono ora patrimonio universale. A mio parere, questo è uno dei motivi per cui i manufatti greci nei musei del mondo dovrebbero rimanere dove sono, indipendentemente da come ci sono arrivati. Nessuno chiede la restituzione dei Bronzi di Riace, originali greci forse opera di Fidia, lo scultore del Partenone, e probabilmente bottino romano, che ora
sono a Reggio Calabria, ed è giusto che sia così.
Non credo che l’arte e la scienza siano le uniche misure del grado di sviluppo di una società. Detto questo, sembra che sia nella storia passata che ai nostri giorni ci siano delle «super-culture». Per «super-cultura» intendo una cultura con un potere d’attrazione che va ben al di là del popolo da cui ha avuto origine.
Il modo in cui i Greci costruirono la loro civiltà rimane una questione estremamente intrigante. Una volta si pensava che fosse una sorta di miracolo, che i greci fossero un popolo dotato di un talento unico, che fossero capaci di creare una civiltà grazie alla loro particolare natura, estremamente brillante. Questa idea, fortunatamente, è in gran parte passata di moda. I Greci crearono la loro civiltà grazie alla grande apertura che ebbero nei confronti dei vicini, in particolare delle civiltà più antiche del Vicino e Medio Oriente, e grazie a determinate condizioni locali. Queste sono: essere liberi da conquistatori stranieri predatori e dai vincoli intellettuali di una religione monoteista; avere una posizione geografica che favorisce i contatti marittimi con i vicini; avere organizzazioni politiche efficaci, come quella repubblicana incentrata sul cittadino e, allo stesso tempo, non doversi confrontare con potenti monarchi prima dell’ascesa della Macedonia (dal 359 a.C.).
Nel mio Paese gli accademici spesso condannano quello che, nell’insegnamento e nello studio del mondo antico, chiamano «ateno-centrismo». Ma non si può negare che l’antica Atene sia un caso speciale. In un solo mese, nel 2017, l’Acropoli ateniese ha attirato oltre due milioni e mezzo di visitatori. Fino a poco tempo fa, accodarsi per salire e scendere dall’Acropoli era come prendere la metropolitana di Londra nelle ore di punta. Atene è l’antica città-Stato greca che per noi moderni incarna la fioritura della civiltà greca.
Il Partenone è un simbolo della creatività greca nelle arti. Le sue linee hanno lievi curvature. Una volta si pensava che fossero accidentali, e che nel corso dei millenni il Partenone si fosse assestato. Oppure che fosse curvo solo lo stilobate, la piattaforma su cui poggiano le colonne, perché l’acqua piovana potesse defluire. Negli anni Venti i restauratori scoprirono che gli antichi costruttori avevano tagliato i blocchi in marmo sopra il colonnato in obliquo. Le curvature non solo sono intenzionali, quindi, ma investono l’intera struttura. Gli antichi scritti greci suggeriscono che gli architetti correggevano preventivamente gli inganni della visione umana, ad esempio la sensazione che la piattaforma del tempio sembrasse abbassarsi anche se in realtà non era così. C’è qualcosa di democratico in questa ossessiva preoccupazione per l’«esperienza dello spettatore».
Oggi pensiamo che il fatto che gli ateniesi avessero
ideato per primi una forma di democrazia spieghi in parte la superiorità culturale che permise loro di costruire il Partenone e molto altro. È vero che Atene era probabilmente la società antica in cui i cittadini erano maggiormente tenuti in considerazione, ma va anche detto che lo standard del coinvolgimento sociale non era molto alto ai loro tempi. Ad Atene il diritto di partecipare alla politica era strettamente limitato agli uomini. Inoltre gli ateniesi usavano gli schiavi, e al culmine del loro potere erano un popolo imperialista. Usavano le loro galee da guerra per dominare altre comunità, greche e non greche. I popoli dominati dovevano pagare un tributo annuale, una sorta di tassa di protezione. Come mostrano le loro iscrizioni, gli ateniesi si sentirono liberi di usare questo tributo per finanziare il Partenone. In questo senso, i marmi di Elgin sono il frutto di un imperialismo e colonialismo antico, oltre che moderno.
La civiltà greca si espanse grazie a super-diffusori. Due in particolare: i Macedoni e i Romani. Alessandro, re di lingua greca della Macedonia, una regione che si colloca ora nella Grecia settentrionale, creò con le sue conquiste il più grande impero del mondo di allora. Imperialista e colonialista (come diciamo oggi), diffuse inconsapevolmente la civiltà greca verso est, proprio come le api impollinano inavvertitamente i fiori.
L’altro super-diffusore fu Roma. Per qualche tempo i Romani sembravano non essere mai sazi della civiltà greca. Erano avidi collezionisti di arte greca e di strumenti astronomici greci, come la famosa macchina di Anticitera; erano avidi allievi di filosofi e oratori greci, avidi mecenati di scultori, architetti e medici greci. Ammirazione, appropriazione, emulazione: tutte queste parole definiscono la passione romana per la civiltà greca. Come gli stessi romani dicevano, avevano conquistato i greci, ma ne erano anche stati conquistati.
Gli antichi Greci hanno fatto molto per i romani, ma cos’hanno fatto per noi oggi? Questo è l’argomento del libro a cui sto lavorando. I Greci hanno creato cose buone e importanti nel passato. Ma perché sono importanti ancora oggi, e per chi? Probabilmente l’antica Grecia non è stata mai tanto popolare come oggi. Questo è dovuto principalmente alla cultura popolare globale. Nel momento in cui scrivo, il Giappone deve ancora decidere se ospitare a Tokyo i Giochi Olimpici del 2021, già rinviati di un anno a causa del Covid. Nel marzo 2020 la cerimonia dell’accensione della fiaccola, eseguita da giovani donne greche a Olimpia, dovette svolgersi a «porte chiuse». Questo rituale è però falso, è una tradizione inventata. Nei tempi antichi alle donne era vietato assistere ai giochi di Olimpia, dove gli uomini gareggiavano nudi. La cerimonia moderna mantiene però viva per un pubblico globale l’idea di un legame importante con l’antica Grecia.
Nel mondo dei videogiochi troviamo spesso riferimenti all’antica Grecia. Cito un fantastico eufemismo che ho trovato sul web: «Il videogioco Assassin’s Creed: Odyssey è una bella ricreazione dell’antica Grecia, ma non è del tutto fedele all’epoca». Sono molti i modi in cui la cultura popolare promuove una conoscenza, magari approssimativa, del passato classico.
Prodotti intellettuali provenienti dalla civiltà greca antica continuano ad attirare persone e a coinvolgere un pubblico sempre nuovo. Prendiamo il teatro greco antico. Nella moderna Siracusa, l’antico teatro greco ogni estate si riempie di oltre cinquemila persone che vanno ad assistere a drammi e commedie in traduzione italiana.
Il potenziale allegorico è infinito. Il La MaMa, teatro d’avanguardia Off-Off Broadway, ha portato sulle scende di tutta Europa, Asia e Medio Oriente Le troiane. Per citare dal sito web di La MaMa, i «temi della guerra, delle migrazioni forzate, della violenza contro donne e bambini [...] continuano a essere sentiti in tutto il mondo».
Quando curavo una piccola collezione di arte antica greca ed etrusca nell’università dove insegnavo, nell’Inghilterra del nord, uno dei reperti di cui mi occupai era un’antica brocca greca a forma di testa di uomo africano, dalla pelle di un nero lucido. La forma era popolare e ne sopravvivono altri esempi.
Oggi la reazione di fronte a questo oggetto è condizionata da preoccupazioni attuali. Molti potrebbero pensare che reifichi, in senso letterale, gli africani. Mi viene in mente la risposta della top model nera britannica Naomi Campbell alla domanda sulla sua esperienza di razzismo nel suo ambiente: «Non sono un oggetto di curiosità».
I valori umani degli antichi Greci possono a volte sembrarci opachi. Ma i Greci sono ancora importanti per una gran varietà di persone: nel bene e nel male, ci giova pensare con loro. La loro civiltà gode ancora nel mondo di oggi di tale prestigio che la gente la usa per convalidare opinioni e credenze; e in un mondo richiuso su sé stesso dalla tragedia del Covid, non è di poca importanza che forniscano anche puro e semplice intrattenimento. Anche sugli schermi.